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i mondiali a Glasgow

Martina Berta può rendere reale il sogno della mountain bike italiana

Giorgio Burreddu

"Non sono scaramantica. So che sta andando tutto bene. Ho preso un podio in Val di Sole in Coppa del mondo. Mi sono presa il primo posto agli Italiani. Non so se sono da classifica per questo Mondiale, sicuramente ci proverò". Parla l'atleta azzurra che punta al podio in Scozia

Ogni tanto si riguarda i numeri di gara, lì sopra c’è incisa tutta la sua storia. Martina Berta li conserva in una scatola e quando sente il bisogno di un ricordo, di una vecchia emozione, va a sfogliarseli. “Li conservo perché una volta che finirò la carriera mi renderò conto davvero di quello che ho fatto. Adesso ci riesco a metà. Ti concentri su quello che devi fare e ti perdi il resto”. C’è anche lei a questi super Mondiali di ciclismo in corso a Glasgow, Scozia. E senza dubbio è la stella della spedizione femminile in mtb. Qualificazioni a parte, il 12 agosto Martina sarà impegnata nella finale del cross country, la gara che chiude la rassegna iridata in chiave ruote grasse e che garantisce un pass per Parigi 2024. Punta al podio. Ma lo dice a metà, senza strillare. “No, non sono scaramantica. So che sta andando tutto bene. Ho preso un podio in Val di Sole in Coppa del mondo. Mi sono presa il primo posto agli Italiani. Non so se sono da classifica per questo Mondiale, sicuramente ci proverò”.

Il mondo della mtb azzurra sta diventando grande. Paesi come gli Stati Uniti, la Francia e ovviamente la Svizzera con il fenomeno Schurter hanno già raccolto quanto seminato negli anni. Per non parlare della Danimarca, che ha talenti dappertutto. L’Ital-Mtb guidata dal ct Mirko Celestino sta però accelerando il percorso di crescita, e atlete come Martina stanno contribuendo a raggiungere i traguardi più importanti. “Siamo molto in forma, questo è un grande gruppo”. Il ritiro fatto in altura, tra i boschi e i sentieri della Val di Sole ha convinto tutti, anche Martina. “Luca Braidot sta bene, anche lui può fare un grande Mondiale. E così gli Junior. La convinzione non ci manca”. Poi da qui a vincere una maglia iridata ce ne corre, ma l’Italia c’è. E’ il ciclo della mtb che si è messo in moto. E anche se le ruote grasse continuano a essere le cugine indisposte di quelle da strada, qualcosa si è messo in moto. “Siamo messi un po’ meglio rispetto a qualche anno fa - aggiunge Berta -, ma la mtb da noi può crescere ancora tanto rispetto ad altri posti. Abbiamo un paio di squadre che funzionano bene, le altre fanno fatica. Manca chi fa il vivaio, però gli atleti ci sono. Se in Francia ne vengono fuori di più non è perché hanno l’aria buona. Il punto è che sono seguiti. Se non lo fai, rischi di perderti il talento”.

Di talento e fatica Martina ha sempre fatto il suo credo. A fari spenti, perché le luci della ribalta nella mtb sono sempre un po’ sbiadite. Atleta della Santa Cruz, ex sciatrice. I genitori andavano in bici, lei un giorno ha provato e non è più scesa. “La mia non è una storia incredibile. Ho seguito le orme di mio fratello e dei miei genitori, tutto qui”. La madre insegna Ingegneria al Politecnico di Torino, il padre lavora in banca. Valdostana: una che bada al sodo. Martina studia Scienze motorie on line “perché in presenza è infattibile”. Il tempo per altro è troppo poco, la bici è al primo posto. “Però ho scelto questa facoltà perché saperne un minimo del tuo corpo, come funziona, ti aiuta molto”. Il 2 luglio scorso, a forza di insistere insistere e insistere, è arrivato il primo podio in Coppa del mondo. Una gara incredibile in Val di Sole. E Martina a battagliare contro la regina delle regine: Pauline Ferrand-Prévot, che a un certo punto si è dovuta arrendere (Martina è poi arrivata seconda, 50” dietro Puck Pieterse). “Quel podio per me significa tanta consapevolezza. Nelle altre gare ero sempre lì, sempre vicino alle prime, con distacchi non altissimi. Mi dicevo: posso farcela. Questo fa la differenza”.

Emozioni: molte. “Però dipende. Mi emoziono per le cose importanti. Non è che piango sempre, non per un tramonto”. Curiosa, allegra, persino spiccia. Poco social. Il telefonino non è un’appendice. A 18 anni è entrata a far parte dell’Esercito. Un punto di svolta fondamentale per la sua carriera, perché le ha permesso di dedicare più attenzione al suo sport. “Con le sue strutture, i tecnici e il suo team mi consente di allenarmi al meglio e di raggiungere obiettivi sportivi sempre più prestigiosi. Sono orgogliosa di farne parte”, dice ancora. Per molti l’evento che ha cambiato tutto è stato l’infortunio del 2021. Una frattura a una vertebra dorsale dopo una caduta a Capoliveri. “In realtà nel 2022 mi sono fatta di nuovo male, ho passato dei mesi in palestra e ho lavorato sodo. Tralasciavo qualcosa, l’alimentazione, i dettagli. Dopo ho badato di più a certi aspetti, quello ha cambiato tutto”. Con le gambe giuste in Scozia può regalarsi un sogno. “E’ una gara così: può succedere di tutto. Io sono pronta”.

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