(foto Ansa)

in giappone

Sono i tuffi lo sport italiano che esce meglio dai Mondiali di Fukuoka

Francesco Caligaris

Mentre tutte le altre discipline si sono peggiorate rispetto all’edizione dell’anno scorso, trampolini e piattaforme hanno portato in dote due medaglie e molti pass olimpici inaspettati. "Risultati straordinari. Adesso prepariamoci per Doha", dice il ct Bertone

Con un bottino di 14 medaglie (due ori, sette argenti e cinque bronzi, conquistate tra tutti e cinque gli sport in programma: unico paese a riuscirci), il Mondiale delle discipline acquatiche che è terminato ieri a Fukuoka, in Giappone, è stato il quarto migliore di sempre per l’Italia. Eppure non si può nascondere una punta di amarezza, perché in quasi tutti gli sport c’è stato un lieve peggioramento non solo rispetto all’eccezionale edizione dell’anno scorso, a Budapest, ma anche rispetto all’edizione del 2019, disputata a Gwangju, in Corea del Sud, in una stagione che avrebbe dovuto essere preolimpica prima che la pandemia modificasse il calendario del Cio.

Prendendo in considerazione il nuoto tra le corsie, la disciplina “regina” della manifestazione, la nazionale italiana è passata per esempio dalle otto medaglie di Gwangju (3-2-3) e dalle nove di Budapest (5-2-2) alle sei di Fukuoka (1-4-1), di cui solo gli argenti vinti in specialità olimpiche. Sono numerosi i motivi di questa flessione (li ha riassunti bene una lucidissima Benedetta Pilato dopo il bronzo di ieri nei 50 rana: “Tutti hanno parlato di Mondiale sottotono, ma era diverso: lo scorso anno era un Mondiale post Olimpiadi e il livello era più basso. Quest’anno gli avversari erano più forti, ma siamo stati comunque protagonisti”), ma anche volendo considerare positivo il numero di podi – e indubbiamente lo è – restano il calo di finali raggiunte (23 a Gwangju, 24 a Budapest, 16 a Fukuoka) e l’impressione che il valore medio del movimento si trovi ora a dover rincorrere, oltre alle solite potenze mondiali come Stati Uniti, Australia e Cina, pure nazioni europee come la Gran Bretagna e la Francia, che si sta preparando a ospitare le Olimpiadi. Il tutto sempre in contumacia della Russia, esclusa insieme alla Bielorussia dopo l’invasione dell’Ucraina (e non ci sono ancora novità riguardo a Parigi 2024).

 

Se anche la pallanuoto (passata dall’oro del 2019 e dall’argento del 2019 al bronzo del Setterosa di quest’anno), il nuoto artistico (0-3-0 nel 2019, 2-1-2 nel 2022, 0-2-0 nel 2023, ma con l’alibi del nuovo regolamento e dell’assenza per infortunio di Giorgio Minisini) e il nuoto in acque libere (2-2- 2 nel 2022, 1-1-1 nel 2023, ma con la cancellazione delle 25 chilometri, ormai anacronistiche) hanno contribuito un po’ meno al medagliere azzurro rispetto alle ultime stagioni, quel “quasi” delle prime righe di questo articolo riguarda i tuffi. Numeri alla mano, i tuffi sono l’unico sport in cui l’Italia è migliorata nel confronto con Gwangju 2019 (zero medaglie) e Budapest 2022 (una medaglia). A Fukuoka ne sono arrivate due, entrambe di bronzo, nel sincro femminile da 3 metri (Elena Bertocchi e Chiara Pellacani) e nel sincro misto da 3 metri (Chiara Pellacani e Matteo Santoro). Due bronzi, tra l’altro, impreziositi dal fatto che Pellacani vive, studia e si allena negli Stati Uniti, non proprio la distanza ideale per preparare una specialità che richiede vicinanza e costanza come il sincro, e dai problemi di salute di Bertocchi, operata alla schiena in primavera per rimuovere un tumore osseo benigno che le causava dolori da anni. Non solo: oltre a competere per le medaglie, uno degli obiettivi della nazionale italiana di tuffi al Mondiale di Fukuoka era provare a conquistare più pass olimpici possibili per Parigi 2024, in palio alle prime tre coppie delle gare sincro e ai dodici finalisti delle gare individuali da 3 e 10 metri. Inaspettatamente sono stati quattro (più quello già ottenuto da Chiara Pellacani con l’oro europeo a giugno, in Polonia), e l’avverbio non è usato a caso se anche il direttore tecnico Oscar Bertone dice: “Chiudiamo qui un Mondiale straordinario, dove, oltre alle due medaglie, abbiamo conquistato anche quattro carte olimpiche, e ciò mi costringerà a rivedere un po’ i piani, perché non pensavo che i ragazzi ne ottenessero così tanti”. Uno Bertocchi-Pellacani nel sincro 3 metri, due Bertocchi nella gara individuale da 3 metri, tre e quattro Giovanni Tocci e Lorenzo Marsaglia anche loro nei 3 metri individuali maschili. Un italiano nella finale mondiale del trampolino olimpico mancava da Roma 2009, due addirittura dal 1994. “A gennaio ci saranno i Mondiali di Doha”, aggiunge Bertone, “e lavoreremo da settembre per arrivare al meglio soprattutto con i piattaformisti che ancora devono ottenere il pass per i Giochi. Come detto più volte sono orgoglioso di essere il direttore tecnico di una nazionale composta da atleti e uomini eccezionali: un gruppo fantastico”.

 

Parentesi finale. Tra sabato e oggi si sono disputati a Roma i Campionati italiani assoluti estivi, una buona sgambata nella piscina scoperta del Foro italico dopo le fatiche giapponesi. La prima notizia, per gli affezionati, è che al commento di Rai Sport è tornato Stefano Bizzotto; la seconda è che Matteo Santoro, classe 2006, 16 anni, ha vinto la medaglia d’argento nei 3 metri individuali e il bronzo da 1 metro. Finora nei grandi eventi internazionali Santoro ha gareggiato solo nel sincro misto con Chiara Pellacani (peraltro finendo sempre sul podio, fin da quando di anni ne aveva 14), ma la sua eleganza e la sua classe ci meraviglieranno nel prossimo ciclo olimpico, quello che porterà a Los Angeles 2028.

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