Foto Epa, via Ansa

A Parigi oltre la terra rossa del Roland Garros, c'è un piccolo Wimbledon

Mauro Zanon

Dietro le mura discrete dell’Hôtel Chevalier si nasconde il campo da tennis più chic di Francia, un campo in erba che gli addetti ai lavori chiamano “Wimbledon-sur-Seine”

Parigi. Amélie Mauresmo, attuale direttrice del Roland Garros, venne ad allenarsi al 35 di rue du Faubourg Saint-Honoré, sede dell’ambasciata britannica a Parigi, per preparare l’edizione 2006 del torneo di Wimbledon. E come mai proprio lì dentro? Perché dietro le mura discrete dell’Hôtel Chevalier si nasconde il campo da tennis più chic di Francia, un campo in erba che gli addetti ai lavori chiamano l’altro Roland Garros o anche “Wimbledon-sur-Seine”.

“È uno scrigno verde tagliato fuori dal mondo”, ha raccontato l’ex tennista francese Nathalie Dechy, che nel 2006, fece da sparring-partner a Mauresmo. “Le persone venivano a vederci giocare mangiando i loro sandwich all’ora di pranzo. Era tutto un po’ irreale”. Mauresmo, quell’anno, uscì agli ottavi di finale del Roland Garros, ma poche settimane dopo, all’All England Lawn Tennis & Croquet Club, alzò il Venus Rosewater Dish, il vassoio d’argento che spetta alla vincitrice di Wimbledon dal 1886, ottantuno anni dopo la sua connazionale Suzanne Lenglen. “La prima ad aver utilizzato il campo è stata la giapponese Kimiko Date nel 1996”, ricorda Ben Newick, maggiordomo dell’ambasciata britannica dal 1984, prima di aggiungere: “Tutti i dipendenti erano alla finestra, è stata una scena assai impressionante. Eravamo un po’ dispiaciuti, perché il terreno non era iper piatto. Ma tutti i professionisti che sono venuti qui a giocare hanno detto di aver apprezzato i rimbalzi difficili, perché era un buon modo per allenarsi”.

L’utilizzo del campo in erba dell’ambasciata inglese è riservato all’ambasciatore e ai funzionari, ma in casi speciali è stato permesso l’accesso anche ad alcuni giocatori professionisti e personalità. Come l’attuale ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, un ex habitué di Wimbledon-sur-Seine, o Alain Minc, intellettuale e consigliere ombra di molti presidenti della Repubblica. “Per gli scambi prolungati, e per qualcuno che gioca molte palle liftate come me, non è il campo ideale, perché è molto rapido e diseguale”, ha dichiarato Le Maire al Monde in una vecchia intervista. “Non ho mai giocato delle partite da antologia in quel campo, ma ci si diverte molto, soprattutto in doppio, dove il gioco è molto rapido”.

Minc, anch’egli ospite sempre gradito dalle parti di rue du Faubourg Saint-Honoré (la stessa strada in cui si trova l’Eliseo), dice che “si illuminano gli occhi quando si gioca in quel campo, non tanto perché è una bella partita di tennis – la pallina non rimbalza molto bene – quanto per il carattere totalmente esotico della situazione”. Regolarmente vengono organizzati tornei di gala o di beneficienza, con protagoniste vecchie glorie del tennis. E fino alla metà degli anni Duemila, si svolgeva un torneo annuale interno tra i quaranta dipendenti dell’ambasciata, ambasciatore compreso. L’economista Eric Célérier, che lavorò come funzionario della sede diplomatica britannica, vinse quattro volte il torneo di Wimbledon-sur-Seine. “Mi ero ritrovato in finale contro l’ambasciatore, giocavamo davanti a tutti i consiglieri…Ma mi sono detto che non avrebbe apprezzato se avessi perso apposta, per diplomazia”.

Sulla qualità del campo, Henri Laconte, ex talento del tennis francese, si è espresso così: “È l’erba degli anni Ottanta, non è l’erba di oggi, è più rapida e piena di rimbalzi irregolari. La superficie non è il massimo, ma il solo fatto di avere un campo in erba in un’ambasciata situata in pieno centro a Parigi è qualcosa di incredibile”. Per diversi anni è stato l’unico terreno in erba della capitale francese, fino a quando l’esclusivissimo club di tennis Lagardère Racing non decise di costruirne tre. Ma non c’è paragone dal punto di vista estetico. Il quadro bucolico dell’ambasciata, tra roseti e agapanti, è indiscutibilmente il più affascinante. “L’erba è tagliata a un centimetro, rispetto agli 0,8 millimetri di Wimbledon. Le linee bianche sono larghe cinque centimetri”, ha dettagliato il giardiniere dell’ambasciata, Damien Haudecoeur, al settimanale Challenges.

La storia del campo inizia nel giugno del 1992, data dell’inaugurazione in presenza della regina Elisabetta II. Ma prima della costruzione del campo, i dipendenti amanti di tennis si divertivano ad improvvisare partite in giardino durante le loro pause pranzo, approfittando dell’erba tagliata alla perfezione da Damien Haudecoeur e dal suo staff. “Erano loro stessi a tracciare delle righe su un campo immaginario. Ma non era molto pratico, perché c’erano due grandi ippocastani in mezzo al prato”, ha raccontato il maggiordomo Ben Newick. Dopo una terribile tempesta del 1987, che mise a dura prova la stabilità dei due alberi, l’ambasciata ottenne l’autorizzazione per farli abbattere. Cinque anni dopo, sorse Wimbledon-sur-Seine, soft-power alternativo della vecchia Albione.

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