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Lo sport italiano produce 102 miliardi di ricavi. L'Osservatorio di Banca Ifis

Bernardo Cianfrocca

Il lockdown ha fatto esplodere la voglia di muoversi anche per brevi periodi e nonostante le conseguenze sull'inflazione della guerra in Ucraina la capacità di spesa dei turisti sportivi sembra non essere stata intaccata

Durante la pandemia si è spesso discusso dell’incidenza economica dello sport italiano. I lunghi periodi di restrizioni e di limitazioni, dalla sospensione delle attività e delle competizioni sia a livello professionistico che amatoriale, fino al divieto della presenza dei tifosi agli eventi dal vivo, hanno dovuto bilanciare l’esigenza primaria della tutela della salute con la necessità di ripartenza. Un discorso valido per ogni ramo della società produttiva, ma in parte inserito nello sport, a livello sia istituzionale che di opinione pubblica, in una cornice pregiudizievole da panem et circenses: sport più come passatempo ludico che mezzo di sostentamento per molti.

Quanto vale lo sport italiano? Quanto produce? La seconda edizione dell’Osservatorio sullo Sport System italiano di Banca Ifis risponde: nel 2022 oltre 102 miliardi di ricavi, per un’incidenza sul pil del paese del 3,4 per cento, e circa 405mila addetti in termini di occupazione. Numeri importanti, simili a quelli precedenti la pandemia. Il lavoro di analisi condotto da Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca Ifis, e dalla sua squadra scompone il dato generale in una serie di informazioni utili a capire quanto e come lo sport italiano sia ripartito in un anno quasi “normale”, in cui gli effetti del Covid si sono limitati ai primi mesi.

La pandemia però ha ceduto il passo ad altre crisi strutturali come la guerra in Ucraina e l’inflazione. L’aumento dei prezzi è stato ben assorbito dalle aziende produttrici e dalle società sportive e di gestione degli impianti. Le prime hanno saputo rivolgersi al mercato internazionale: la spinta dell’export ha fruttato un aumento dei ricavi del 16 per cento rispetto ai valori pre-crisi, fino a un totale di 20,1 miliardi generati. Anche le seconde si sono riallineate alle cifre del 2019, anno preso in considerazione dal report per operare un confronto plausibile con la contingenza economica prima della pandemia. Nonostante negli scorsi mesi in tutta Italia si siano succedute notizie di impianti costretti a chiudere, o a posticipare la ripresa della stagione per il caro-energie e le bollette troppo esose, le società di gestione degli impianti hanno totalizzato un ricavo attorno ai 6,1 miliardi (vicino ai 6,2 del 2019), mentre le società sportive hanno intercettato la voglia di praticare sport dei cittadini, dimostrata dall’aumento del numero delle stesse (3,1 per cento) e dall’incremento in termini di occupati (+3,2 per cento). Dati di cui sarà interessante seguire l’evoluzione con la riforma del lavoro sportivo, sulla cui imminenza ha rassicurato il ministro dello Sport Andrea Abodi.

Altri attori coinvolti, le aziende a valle, ossia le società impegnate nell’editoria sportiva, nell’organizzazione di eventi e nel betting hanno aumentato i ricavi del 16 per cento, un’impennata dovuta soprattutto alle scommesse sportive, che rappresentano il 13 per cento del gioco legale in Italia e permettono di arrivare a una cifra di 16,5 miliardi di ricavi. Non va nemmeno sottovalutato il boom del turismo sportivo (7,2 miliardi di ricavi). Se il lockdown ha fatto esplodere, ancor più di prima, la voglia di muoversi anche per brevi periodi, partite, eventi e rassegne rappresentano propulsori in grado di sorvolare difficoltà oggettive. La guerra in Ucraina ha drasticamente ridotto alcuni flussi turistici e l’inflazione ha determinato un aumento dei costi di biglietteria e servizi (musei, visite), ma ciò non sembra aver intaccato la capacità di spesa dei turisti sportivi, aumentata pro-capite del 9 per cento.

A delineare il quadro c’è anche il contributo delle esternalità positive, vale a dire l’insieme degli effetti esterni causati da un’attività produttiva e dal consumo del suo oggetto. Nel caso dello sport, una cura maggiore per la propria salute e il coinvolgimento dei giovani in attività che favoriscono uno stile di vita migliore, una conseguenza dei risultati degli atleti italiani a livello internazionale e della diffusione dell’attività sportiva amatoriale, da cui è toccato il 66 per cento circa della popolazione italiana.

Nel futuro un ulteriore incremento potrà essere dato dall’organizzazione di grandi eventi sportivi. L’Osservatorio ha evidenziato come le ultime due edizioni di Giochi Olimpici estivi e Mondiali di calcio abbiano garantito enormi vantaggi, dai ricavi agli investimenti sulle infrastrutture. Un’ottima notizia per un Paese che si appresta a ospitare l’Olimpiade invernale di Milano-Cortina nel 2026 e che vuole organizzare gli Europei di calcio del 2032.

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