Graham Potter, ex allenatore del Chelsea (Ansa)

Il Foglio sportivo - That win the best

In Premier hanno imparato a cacciare gli allenatori

Jack O'Malley

Solo 8 i sopravvissuti dall’inizio dell’anno. Il City alla prova Bayern, ma che noia la Bundesliga

Vedo che in Italia c’è questo problema decisamente ingigantito del razzismo negli stadi italiani, e assisto basito dal fischio finale di Juventus-Inter a uno dei dibattiti più ipocriti e cretini mai fatti sul tema, in cui è ovvio che in fondo a nessuno frega nulla del razzismo, ma solo di punire sportivamente l’avversario, sia esso la squadra bianconera, quella nerazzurra, la Lazio o chiunque abbia avuto un tifoso che nell’ultimo mese ha gridato anche solo “zingaro!” una volta allo stadio.

 

State riempiendo giornali e social di distinguo ridicoli, vi indignate – e ci tenete a farlo sapere con tweet pensosi e straziati, of course – fate a gara a chi chiede la punizione più esemplare, la buttate in caciara chiedendo che TUTTI i razzisti siano fermati, chiedete il repulisti delle curve e subito scivolate nell’eterno luogo comune dei tifosi brutti sporchi razzisti e cattivi. Vedo tifosi cascare con entrambi i piedi nel tranello della discussione da pub vegano, chiedere la chiusura della curva avversaria per razzismo e nello stesso tempo dire che non si può chiudere la loro curva per quattro deficienti che fanno “uh uh”. Dall’alto promettono interventi e sanzioni finalmente decisivi. Assisterò all’ennesimo tentativo di rieducazione punitiva di massa sorseggiando la mia bionda . 

 

Passo dunque alle frivolezze innocue, e guardo con il sopracciglio alzato alla zamparinizzazione della Premier League, dove solo otto manager su venti sono gli stessi che hanno iniziato la stagione. Abbiamo perso la proverbiale pazienza che ci faceva tenere in panca gente che non vinceva nulla per anni? Certo, c’è la paraculata del Grande Ritorno: Roy Hodgson sulla panchina del Crystal Palace, Frank Lampard di nuovo “a casa” su quella del Chelsea, il Leicester che pensa seriamente a Martin O’Neill. Noi tifosi siamo esseri irrazionali e in fondo conservatori (ecco perché stiamo così sulle palle ai giornalisti che la sanno lunga su Twitter), sapere che a dirigere gli allenamenti della nostra squadra c’è uno che quella gloriosa maglietta l’ha già indossata ci rende più sereni, ha scritto Max Rushden su quel giornale schiavista che è il Guardian. La verità è che le società di calcio si somigliano tutte, essere un ex che “conosce l’ambiente” è utile quanto una birra analcolica.

 

Vedremo mercoledì sera se Lampard riuscirà a fare il miracolo che a suo tempo fece Roberto Di Matteo, altro ex catapultato sulla panchina dei Blues in corsa e vincitore di una Champions che ancora fa godere. Difficile, contro il Real di Ancelotti, così come difficile appare la sfida tra City e Bayern Monaco di martedì sera, con i tedeschi lanciati  in patria verso la vittoria del centoquarantesimo campionato consecutivo nonostante l’eliminazione in coppa di Germania. Qualcuno prima o poi dovrà dirlo che la Bundesliga è uno dei più grandi fake calcistici creati negli ultimi decenni: l’azionariato popolare, il muro giallo dei tifosi del Borussia, gli stadi moderni, i tifosi che non si picchiano tra loro, i conti a posto. Grazie al cazzo, è un campionato dove non succede mai niente, ci mancherebbe pure che si picchiassero e facessero debiti, sti mangiacrauti.
 

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