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balzi a canestro

La gara delle schiacciate all'All-Star Game non piace più

Andrea Lamperti

Lo Slam Dunk Contest un tempo era uno degli appuntamenti più seguiti. Ora invece genera pochissimo interesse. Le ragioni di un disamoramento epocale

Se in passato il weekend dell’All-Star Game rappresentava un momento significativo e iconico della stagione Nba, oggi il fascino del tradizionale appuntamento di metà febbraio sembra essere svanito. Una decadenza, questa, riguardante tutti gli eventi che ne compongono il programma, ma uno in particolare: lo Slam Dunk Contest, storico fiore all’occhiello del sabato sera, che sta attraversando una fase di (irreversibile?) decadenza.

  

Con la 72esima edizione, prossima ad andare in scena a Salt Lake City, il weekend dell’intrattenimento cestistico per eccellenza è ormai percepito al pari di un halftime show. Uno spettacolo, cioè, che ha il solo fine di intrattenere il pubblico durante i giorni di pausa della stagione, e che sembra aver annoiato non solo i nostalgici dei tempi che furono, ma anche le nuove generazioni.

  

Nonostante gli sforzi della lega per salvare l’All-Star Game, la perdita di significato della partita domenicale - frutto dell’inevitabile indisponibilità dei giocatori ad approcciarla con agonismo - ha trasformato l’intero fine settimana in una ridondante kermesse, in cui tutto pare già visto. E soprattutto il Dunk Contest, che ha sistematicamente deluso il pubblico nelle ultime edizioni e vive ormai di ricordi, quantomeno nell’immaginario collettivo.

     

Sembra passata una vita da quando l’evento era in grado di attrarre alcuni dei migliori giocatori in circolazione, soprattutto i giovani più talentuosi e vogliosi di farsi un nome. A fine Anni Ottanta, erano Michael Jordan, Dominique Wilkins e Clyde Drexler; a cavallo del nuovo millennio, invece, Kobe Bryant, Ray Allen, Vince Carter e Tracy McGrady. E oggi? Kenyon Martin Jr, Mac McClung, Trey Murphy e Jericho Sims: una serie di nomi che potreste anche non aver mai sentito. Niente di nuovo, se pensiamo che nel 2022 i concorrenti erano Toppin, Toscano-Anderson, Green e Anthony, e in generale che di stelle non se ne vedono da tempo. La mancanza di giocatori mediaticamente d'impatto, però, non è il solo motivo della decadenza.

    

Dopo tutti questi anni, infatti, è difficile pensare a qualcosa di davvero sorprendente. L’effetto-wow di ogni evoluzione acrobatica si è drasticamente ridotto, gli standard atletici sono sempre più alti e la fantasia dei partecipanti è messa a dura prova. E così, il “contorno” della schiacciata – travestimenti, comparsate, elementi di vera e propria fiction – ha assunto un ruolo quasi predominante. Una direzione evidentemente poco apprezzata.

   

Alcuni accorgimenti, forse, sarebbero d’aiuto. I criteri delle votazioni e il formato potrebbero essere rivisti, e sicuramente si dovrebbe cercare di contenere il numero di tentativi falliti, che spezzano il ritmo dello show. Difficilmente, però, tutto questo basterà a riportare lo Slam Dunk Contest alla sua età dell’oro. Per quella, c’è YouTube: l’iconico volo di Michael Jordan nel 1987, l’exploit di Carter nel 2000, la sfida tra LaVine e Gordon nel 2016… si fa presto, di fronte alla gara delle schiacciate odierna, a diventare nostalgici.

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