(foto EPA)

Il Foglio sportivo - That win the best

Anche i bimbi di Manchester preferiscono Messi a Cr7

Jack O'Malley

Gareth Bale a 33 anni lascia il calcio, ma siamo sicuri che avrebbe potuto fare davvero molto di più?

Anche questa settimana inizio la rubrica con un brindisi: cheers al sadismo di Dazn, che non contenta di trasmettere quello scempio di campionato che è la Serie A (bisognerebbe ringraziarli quando la diretta non funziona, certe partite sono più brutte del dibattito sul futuro del Pd di Repubblica) adesso regala ai propri abbonati un abbonamento digitale alla Gazzetta dello Sport. Poveri voi, che però potete almeno consolarvi guardando – sempre a proposito di Dazn – FA Cup e League Cup inglesi, reduci da una settimana goduriosissima in cui il City ha perso contro il Southampton. City che oggi ha il derby contro un Manchester United raramente così in palla negli ultimi anni come dopo essersi liberato di Cristiano Ronaldo. Il portoghese ha lasciato un così bel ricordo che in un video che circola in rete si vedono alcuni ragazzi delle giovanili dei Red Devils, dove fino a un paio di stagioni fa si cresceva nel mito di CR7, dire che il più forte di tutti è Messi. 

 

Non sta meglio il suo ex compagno di squadra al Real Madrid Gareth Bale, che ha annunciato l’addio al calcio questa settimana a soli trentatré anni e si è beccato giorni di originalissime battute su “ma non aveva già lasciato tre anni fa?”. Ha detto di averci pensato molto, il gallese con le orecchie piccole, e in effetti ha avuto molto tempo libero nelle ultime stagioni. Chi invece ha pensato poco sono i giornalisti sportivi che dal momento del suo annuncio ufficiale si sono prodigati a spiegarci che sì, avrà anche vinto molto e persino deciso una finale di Champions, ma comunque poteva fare di più. Scusate ma io quando leggo certe cazzate metto mano alla bottiglia, e non per berla ma per spaccarla sulle tastiere dei computer su cui vengono scritte certe bestialità: ma cosa cazzo di altro doveva fare, questo benedetto ragazzo, per sentirsi dire dai panzoni in redazione che la sua carriera era soddisfacente? Uno che ha avuto la velocità come caratteristica principale è ovvio che alla soglia dei trent’anni cali. Brindo a lui, che lascia al momento giusto: l’alternativa era di fare la fine di Podolski, il quale è riuscito a organizzare un’amichevole per raccogliere soldi da dare in beneficenza durante la quale è stato espulso per avere insultato l’arbitro. Cheers, Lukas, ho sorriso leggendo la notizia. 

 

Mi è invece venuta voglia di rinchiudermi in una stanza vista rotaie del treno con una scorta di bionda dopo aver letto i commenti post scontri tra ultras della Roma e del Napoli in autostrada. La furia moralizzatrice che si impossessa di ogni giornalista in questi casi ha prodotto come sempre analisi sbronze, proclami social di tolleranza zero, richieste di Daspo (a gente che si è menata fuori dallo stadio), paragoni demenziali sul fatto che i tifosi dovrebbero essere all’altezza di Luca Vialli ed editoriali da preti sul governo italiano che non dovrebbe spalmare i debiti delle società di calcio perché alcuni tifosi sono violenti. È il solito vizio del volere raddrizzare il legno storto dell’umanità senza sapere di cosa e di chi si sta parlando, generalizzando e fingendo che il fenomeno sia nuovo, cercando sempre i soliti colpevoli su cui riversare l’indignazione da “signora mia basta con la violenza negli stadi!”. Io bevo, che è meglio.

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