Dialoghi mondiali /26

La Francia raggiunge l'Argentina nella miglior finale possibile

Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore

I maligni diranno che la Coppa del mondo se la giocheranno due proprietà private del Qatar, Messi e Mbappé. Ma i Bleus e l'Albiceleste sono state indubbiamente le migliori Nazionali fino a oggi

“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.

 


 

Giuseppe - In fondo era quello che volevamo, era quello che sognavamo. Messi contro Mbappé: due proprietà private del Qatar, diranno i maligni. Può darsi, è possibile. Ma è il meglio che potevamo augurarci da una settimana, e forse una delle finali più belle e attese di sempre: nel recente passato solo Francia-Brasile 1998 aveva tutto questo hype, anche se fu irrimediabilmente rovinata dal malore di Ronaldo. E allora sai che ti dico? Che Italia a parte, per una finale così affascinante bisogna tornare addirittura alla mitica Germania-Olanda 1974.

Fulvio - Una finale così non riesco a confrontarla. Argentina e Francia sono state indubbiamente le migliori fino a oggi, sono state “squadre”, hanno i campioni, hanno una storia enorme da raccontare. Bello che sia Mbappé contro Messi (ma ci sono anche tanti altri), ma bello anche che sia la partita più alta di tutte, proprio la finale. Finora c’era quasi sempre una favorita. Ora no.

Giuseppe - Forse la Francia, ma di poco, perché le semifinali hanno mostrato un'Argentina in crescita e una Francia che mi ha ricordato, per cinismo e capacità di cogliere i momenti, il miglior Real Madrid. Però non è stata una Francia stellare, anzi ha sofferto per 60 minuti buoni un Marocco tutto cuore, che forse ha peccato di generosità nello schierare dall'inizio due giocatori con palesi problemi fisici come Saiss e Mazraoui, ma ha saputo cambiare, riadattarsi, e a metà ripresa meritava sinceramente il pareggio.

Fulvio - Stellare no, ma contro il Marocco ha dimostrato ancora una volta di poter cambiare la sua partita. Giocare soffrendo e contro quell’impeto non è facile, eppure l’hanno fatto tenendo duro fino in fondo. Mostrando un Griezmann come non si è forse mai visto, ma anche lo stesso Mbappé ha fatto ancora una volta la differenza. Facile dire per quello che ha fatto in occasione del secondo gol, ma se si rivede bene la prima rete, il suo tiro, da cui nasce tutto, riesce a farlo con sette avversari intorno. Ieri la Francia non ha strameritato, forse nemmeno meritato, ma mi ha fatto capire di essere pronta a vincere il Mondiale.

Giuseppe - Calma e fiducia, le virtù dei forti e dei vincenti: il Mondiale del 2018 rappresenta un tesoro da sfruttare domenica, se non altro per aver già provato quelle sensazioni che nell'Argentina saranno conosciute solo a Messi e pochi altri. Mbappé può diventare il secondo under 24 a vincere due Mondiali dopo Pelé, per spiegare bene di che paragoni stiamo parlando... E dunque mi auguro che le trombe del Confronto Impossibile suonino da ambo i lati: ti affascina di più il paragone Messi-Maradona o quello Mbappé-Pelé?

Fulvio - Ne parliamo dopo di Messi-Maradona, se vuoi. Però il passaggio della Francia in finale è già una grande impresa. Forse, se ci fosse qualcuno distratto (ma non ce ne sono tra chi legge questa rubrica), conviene sottolineare che ieri mancava anche Rabiot, che ha giocato fin qui un ottimo Mondiale e che si è aggiunto a un elenco lunghissimo di assenti, di cui citerò per comodità solo Pogba e Benzema. Merito di Deschamps, secondo me, che è rimasto fermo al suo posto indicando la via per andare avanti: giocare di squadra. Se vince il Mondiale, sarà con Pozzo l’unico ad averlo vinto due volte consecutive.

Giuseppe - Tanto di cappello al Marocco, che farà di tutto per arrivare terzo contro una Croazia che immagino molto più scarica. Se la Francia sembrava il Real Madrid, gli uomini di Regragui hanno giocato a immagine e somiglianza dell'Atletico: intensi, duri, "in missione", giocando oltre il dolore e la stanchezza (anche esagerando, come abbiamo detto). Hanno compreso fin dall'inizio che la loro stava diventando una storia irripetibile e se la sono goduta, provando a segnare fino al 95'. Regragui ha fatto intuire qua e là di poter essere all'altezza di una medio-buona panchina europea, per la chiarezza dei principi di gioco, tutt'altro che catenacciari. Certo, poi ieri El-Nesyri ha toccato appena tre palloni in tutto, record negativo dal 1966 a oggi in una partita Mondiale... a tutto c'è un limite.

Fulvio - Il Marocco mi ha impressionato forse più delle altre volte, se possibile. Perché la partita si è complicata subito e ha cambiato il suo modo di giocare, attaccando e pressando, in molti momenti, un avversario molto più forte. Ci ha messo una foga al limite di tutto, e se fosse entrata la rovesciata di El Yamiq chissà come sarebbe andata. Certo, ci sono troppi se. Se fosse entrato quel pallone, se non ci fossero stati gli infortuni e chissà quanti altri. Ma una squadra senza grandi aspettative arrivata fin qua può festeggiare lo stesso. E ha festeggiato, mi pare, visto lo spettacolo dei suoi tifosi, visto che possono dire “abbiamo messo in difficoltà i campioni del Mondo uscenti e, forse, i campioni del Mondo nuovi”. Sono stati, come squadra, la cosa più bella del Mondiale. Dai, parliamo di Messi-Maradona...

Giuseppe - Intanto ti confesso una cosa: non ne posso più dei paragoni ad minchiam tra Messi e Maradona, anzi ancora di più dei paragoni tra Messi 2022 e Maradona 1986: come se ogni volta fosse necessario il termine di paragone, "è meglio Elvis Presley o Mozart?", "è meglio Picasso o Caravaggio?". E' un'ossessione che abbiamo soprattutto noi italiani, e temo di sapere il motivo: i media sono vecchi, i giornalisti che ci lavorano sono altrettanto vecchi e si rivolgono pure loro a un pubblico vecchio in cui è vivo, nel bene e nel male, il ricordo di Maradona, come se fosse un eterno reality. Che senso ha sminuire la partita sontuosa di Messi osservando col ditino alzato "eh però Maradona era meglio"?. Che fastidio.

Fulvio - Sì, il motivo è quello. Ma è anche una tendenza alla contrapposizione che si nota da sempre per creare una storia come avesse bisogno di essere creata. C'è anche un motivo peggiore: è un modo per cercare di spiegare a un pubblico che viene considerato ignorante. È la stessa logica per cui una volta, con il Mondiale di volley in corso, si sentirono in dovere di specificare che Michieletto era il Lukaku della Nazionale. Cioè, non capisci Messi e te lo spieghiamo con Maradona così è più semplice. Detto ciò, non disdegno chi invece invoca lo spirito di Diego. È uno dei giocatori che mi manca di più e un Mondiale senza pensare a lui mi sembrerebbe un Mondiale monco. E ovviamente nell'anno 1 d.D. (dopo Diego) molte cose rimandano a lui, anche alcuni passaggi di Messi stesso, anche a possibilità che l'Argentina vinca. Godiamocela come se ci fosse ancora, e godiamoci Messi. Due cose bellissime, ma separate.

Giuseppe - Certo, ma non è che Messi ci tenga così tanto a essere paragonato a Maradona da 15 anni: in Nazionale la cosa gli ha provocato solo disagi, e non ritengo che sia una coincidenza il fatto che l'Argentina sia tornata a vincere qualcosa solo dopo la scomparsa del caro Diego. Oltretutto parliamo di un giocatore da 700 gol in carriera, tre Champions League e non so più quanti Palloni d'Oro, che si è espresso a livelli oggettivamente superiori a quelli di Maradona, per non parlare della longevità della sua carriera... però certo, il calcio è storia e romanticismo, e dunque il Mondiale 1986 rimane un monolite inscalfibile.

Fulvio - Purché il calcio non sia un’eterna nostalgia, perché il marketing dell’"era meglio prima" non mi avrà mai. Tutto ha il suo tempo, forse Maradona oggi avrebbe preso meno botte ma non avrebbe segnato il gol di mano, ma chi se ne frega, visto che ha vissuto in un’altra epoca? In ogni caso l’Argentina può vincere il Mondiale, tornando al campo. Anche se è una frase che andava bene anche il 19 novembre. Poi, certo, il Mondiale è iniziato e non sempre è andato liscio, ma se ora la squadra sembra avere mille risorse e non solo, appunto, Messi, è per lo spirito di sacrificio di Leo, ma anche per il gran lavoro che ha fatto Scaloni. Che dei Mondiali è un esordiente, ma mi pare abbia già capito come adeguare la formazione nei giorni più complicati, a costo di rischiare. E al Mondiale, se rischi e ti va male, te la vedi con la rabbia di una nazione. In Argentina, poi.

Giuseppe - La cosa notevolissima di Scaloni è che non aveva mai allenato una prima squadra: assistente di Sampaoli prima a Siviglia e poi nello sciagurato Mondiale russo, quando l'Argentina, con la Croazia, ci aveva perso 3-0. E invece, con l'aiuto di amici fidati come Samuel, Ayala e Aimar, ha capito tutto: ha ricostruito lo spirito, ha individuato i giocatori migliori e non per forza i più reclamizzati (come il portiere Martinez, una sua scelta precisa), ha capito dove cambiare e quando cambiare, assecondando le condizioni di forma, cavalcando l'onda come in ogni Mondiale di successo: era il momento di Enzo Fernandez e Julian Alvarez e lui li ha lanciati titolari. Mi fa pensare il fatto che l'Argentina abbia ruotato per vent'anni i ct in modo vorticoso, dal sergente di ferro Passarella al Loco Bielsa passando anche per la scelta mediatica Maradona, e abbia tirato fuori il Mondiale migliore dell'era post-Maradona con uno che non aveva nemmeno mai fatto l'allenatore...

Fulvio - Io credo che le Nazionali debbano avere degli allenatori da Nazionali, perché certo è fico dire “gestisce la squadra come un club”, ma tanto non è vero, perché un ct ha i giocatori pochi giorni e deve saperlo scegliere. Non è, come una volta, un selezionatore, che deve chiamare solo i migliori e poi se la vedono loro, ma è un allenatore che deve avere un passo diverso e un approccio più pragmatico. Ricordo l’epoca degli allenatori federali, da cui sono nate per dirne due l’Italia di Bearzot e quella di Vicini. E, aspetta, non è nostalgia altrimenti rinnego quello che ho scritto prima, ma è proprio un concetto che secondo me è esatto, quello di avere un allenatore che ha studiato molto e che però sa di dover gestire tutto con i tempi del ct. Tipo Scaloni.

Giuseppe - Intanto molte Nazionali stanno cambiando ct. Il Belgio ha addirittura alla possibilità di casting online, il Brasile pensa ad Ancelotti, gli inglesi s'interrogano di nuovo sull'idea di un ct straniero vent'anni dopo Eriksson e dieci dopo Capello, la Spagna ha sostituito Luis Enrique con De La Fuente. Sottotesto ironico: l'Italia è rimasta a posto così, soprattutto per mancanza d'alternative. Perché rimango sempre convintissimo che l'unico motivo per cui Roberto Mancini sia rimasto in sella dopo il disastro della Macedonia è: e adesso chi ci mettiamo al suo posto?

Fulvio - Però Mancini io temo possa fare poco e, peraltro, ha vinto un Europeo incredibile. Penso ci sia un po’ di gratitudine nella conferma, ma anche una presa d’atto della debolezza del movimento. Cucina con gli ingredienti che ha, lui. Il problema, ne stiamo parlando in questi giorni, è che il calcio italiano è schiacciato da incapacità, provincialismo e debiti, quindi figurati se ha tempo e possibilità per investire sul talento, se lancia i giovani, se scopre i campioni. A proposito di scoperte: chissà che risveglio ha avuto Gvardiol, miglior difensore del torneo secondo me, capace di farsi dribblare una volta sola in tutte le partite fino alla semifinale, e poi trovarsi travolto da Messi.

Giuseppe - Qualcuno sui social ha avuto anche il coraggio di scrivere: però, che pollo questo Gvardiol, 40 metri accanto a Messi e non è riuscito a stenderlo neanche una volta... immagino sia un problema condiviso da tutti i difensori del mondo negli ultimi 15 anni. Per il bene del calcio, per fortuna Gvardiol non è riuscito a prendere a Messi neanche da targa: vuol dire che capitano ancora quelle circostanze, sempre più rare e oserei dire zidanesche, in cui un fuoriclasse è in serata di grazia, è semplicemente inarrestabile e l'avversario non può fare altro che applaudire.

Fulvio - A proposito di fuoriclasse: Infantino. Sta avendo vita facile adesso, ma l’altro giorno ho visto le sedi del prossimo Mondiale e spero che resti in carica (è sarcasmo!) solo per vedere come farà a essere ad Atlanta per la prima partita del giorno, a Vancouver per la seconda e a Guadalajara per quella serale. Se l’era apparecchiato bene questo Mondiale, con gli stadi tutti a venti minuti di distanza, a favore di inquadratura, ma è nel prossimo che si vedono gli eroi.

Giuseppe - E c'è da risolvere il pasticciaccio della formula, perché ora come ora è anche possibile che molte partite si giochino contemporaneamente anche nelle prime due giornate. La storia del cinema ci insegna come vanno a finire di solito le Grandi Abbuffate.

Fulvio - Hanno quattro anni per peggiorare la situazione. Un tempo sufficiente.

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