Dialoghi mondiali /12

La Polonia ha paura, l'Argentina guarda lontano

Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore

La Selección sembrava spacciata dopo la sconfitta con l'Arabia Saudita al debutto, ma strada facendo si è ritrovata. La Francia si è presa un pausa in un girone, il gruppo C, dove si è visto il peggior calcio di questi Mondiali

“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.

   


 

Fulvio - Abbiamo vissuto una serata incredibile: il girone iniziato con l'Araba Saudita che sembrava fortissima e l'Argentina che rischiava di salutare in anticipo la compagnia, finisce con l'Argentina prima e l'Arabia Saudita ultima, e con la Polonia che stava passando come seconda solo perché con meno ammonizioni e mentre facevo i conti il Messico ha subìto gol ed è stato pure tutto inutile. Non ero così stanco da quando mi spiegarono le equazioni di secondo grado a scuola.

Giuseppe - Stava succedendo quello che era già successo nel 2018, quando il Giappone la spuntò sul Senegal proprio per il minor numero di cartellini. Non saprei dire chi sia stato meno peggio in questo girone piuttosto bislacco: la Polonia ha giocato paralizzata dalla paura dal 2-0 in avanti, un terrore di prendere cartellini che le inibiva qualunque foga agonistica. Una brutta squadra che riduce all'osso i consigli dei vecchi direttori sportivi, che motteggiano che per fare una squadra bastano solo il portiere e il centravanti: li hanno presi in parola. Il Messico torna a casa dopo 7 qualificazioni consecutive, seguite da altrettante eliminazioni agli ottavi.

Fulvio - Partirei dall’Argentina, che sembrava spacciata il primo giorno e invece ha finito proprio dove pensava di finire, al primo posto del girone. Mi ha impressionato la crescita collettiva della squadra, la sicurezza guadagnata. E la possibilità di trovare alternative, così che se non segna Messi segna chi da ragazzo in stanza aveva il poster di Messi, come Alvarez. Invece sulla Polonia c’è in realtà da parlare male, perché hanno giocato come dei ragionieri, calcolando i tempi della partita, la velocità delle proprie azioni e, come accennavi, persino la foga, pur di passare il turno e basta. Ma si sono dimenticati il calcio e per fortuna hanno Szczęsny (per il quale ho nuovamente fatto copia-incolla) che ha parato due rigori. Ma non andranno lontano. L’Argentina invece sì.

Giuseppe - Agli ottavi Francia-Polonia ha tutta l'aria di un bagno di sangue, e penso anche Argentina-Australia. L'Argentina ha il piccolo vantaggio di aver già superato un piccolo tilt psicologico, e averlo superato brillantemente: ieri sera, approfittando della nequizia di un avversario imbarazzante, hanno giocato tutti molto bene, a eccezione di Lautaro Martinez che è in uno dei suoi classici tunnel psicologici e soffre anche la percezione di aver perso il posto da titolare. Messi è il Re Sole (anche suo malgrado) di questa squadra tremendamente umorale, ma che proprio per questo suo peculiare temperamento può essere capace di tutto.

Fulvio - Ora, però, ti devo fare una domanda: vorresti essere in Arabia Saudita a disperarti perché la tua squadra che sembrava la vera rivelazione del torneo si è poi schiantata senza nemmeno capire il perché o in Messico a disperarti perché sei arrivato a un centimetro dal traguardo e sei scivolato proprio all’ultimo? Perché io ieri, dopo un lungo zapping, mi sono precipitato sulla partita di queste due, il vero psicodramma, finora, del Mondiale.

Giuseppe - In generale vorrei essere in Messico perché è un posto un po' migliore in cui vivere. Tornando al calcio, l'Arabia ha tre punti in più di quanti tutti si aspettavano che ne facesse: Renard dev'essere contento e il rammarico deve concentrarsi più sulla partita contro la Polonia, davvero dominata, che su quella di stasera. Il Messico non ha fatto certo un torneo migliore della Polonia: il Gruppo C è sicuramente il girone dove si è visto il peggior calcio del Mondiale.

Fulvio - Oggi ho occhi solo per la Germania. Credo che siamo già nei dintorni della grande storia se pensiamo che la squadra che comunque è tra le possibili vincitrici per diritto acquisito (in realtà quest’anno non con molte speranze) sia ancora tenuta in vita da un personaggio casuale, come Fullkrug, nel pieno di mille tensioni per la sconfitta iniziale e per la sfida con la Fifa, che ha pure multato la federazione per aver presentato in conferenza stampa solo l’allenatore e non anche un giocatore come previsto dal regolamento. Ora il punto è: quando è vendicativa la Fifa? Eviterei ipotesi di complotto e direi, piuttosto, che il calendario che sembrava cattivo per la Spagna alla seconda giornata diventa agevole ora che contro mette il Costa Rica, sempre perché all’improvviso è spuntato un centravanti prototipo del tedesco.

Giuseppe - E poi ci sarà la prima donna ad arbitrare una partita del Mondiale: la francese Stéphanie Frappart, già vista agli Europei e in Champions League. La Fifa ha convocato tre donne arbitro (oltre a lei, la giapponese Yoshimi Yamashita e la ruandese Salima Mukansanga), pensando di lanciarle per le partite meno significative della terza giornata di gironi: sfortunatamente tutte le partite contano ancora qualcosa, quindi via libera solo a Frappart. Quanto al gigantesco Fullkrug, Flick farebbe bene a schierarlo dal primo minuto perché i costaricani promettono di impalcare un catenaccione leggendario, l'unica cosa che sanno fare: un 5-4-1 a tripla mandata che, in mancanza di una manovra ipnotica come quella della Spagna, va scardinato anche fisicamente, come non sono riusciti a fare i giapponesi.

Fulvio - Ora dovrei dirti che c’è la Spagna o che c’è il Giappone? Cioè, chi cattura la nostra attenzione? Il Giappone poteva arrivare meglio a questa partita, ma è caduto contro il Costa Rica. Però è interessante la terza prova, perché prima ha dimostrato di poter competere, poi di non avere i numeri e oggi, quindi, scioglie la riserva. Hanno un progetto che porta al 2030, ma dovessero far prima non credo possano rimanere delusi. Però, appunto, c’è la Spagna. Che finora mi ha impressionato, per la sua capacità di non avere punti di riferimento. Ma per questo ti aggiorno dopo la prossima diretta Twitch di Luis Enrique.

Giuseppe - Questi progetti a lunghissima scadenza mi fanno sempre sorridere, nel calcio poi, il regno dell'imponderabile... più banalmente, penso che il Giappone si esalti da underdog contro squadre più blasonate, più fisiche ma più leggere mentalmente come la Germania, ma non sappia ancora imporsi, di gioco e di personalità, contro le barricate vecchio stile. Certo, la Spagna è una parete verticale da scalare. Non mi aspetto grosse sorprese da questo gruppo: il treno è già passato, velocissimo come da tradizione giapponese, e i Blue Samurai non hanno avuto la prontezza di salirci in corsa.

Fulvio - Tornando a ieri: la Francia ha pensato a sé stessa e, francamente, quando c'è un Mondiale e hai già un elenco di infortunati che messi insieme sarebbero da soli una buona squadra, puoi risparmiarti. Pensa che in porta c'era Steve Mandanda, che nemmeno doveva andare al Mondiale se non si fosse infortunato Maignan e invece a 37 anni e 247 giorni è diventato il giocatore più anziano ad avere giocato nella Francia. Però va dato atto che, quando la Tunisia è passata in vantaggio, Deschamps ha messo in campo i migliori per provare a non perdere, quasi riuscendoci. Ovviamente la Tunisia pensava di scamparla e approfittare di un avversario con nove cambi su undici, ma non è bastato vincere. Abbiamo anche vissuto un momento di straordinaria inutilità: l'annullamento di un gol inutile, al Var, a partita in realtà finita. Chissà se ce ne potrà mai essere un altro simile.

Giuseppe - Beh, è a quello che serve il Var: freddo e spietato, senza sentimenti. Non vogliamo certo che si trasformi in un Hal 9000 che tolga l'aria condizionata al pubblico qatariota. Francia poco decorosa per 70 minuti, in una partita semi-amichevole in cui i due capitani Varane e Khazri erano stati compagni di squadra nella Francia Under 21 di una decina d'anni fa. Generalmente non sono segnali straordinari. Ma il vero flop del girone è la deludentissima Danimarca, incapace di segnare e portare pericoli a Tunisia e Australia: bruttissima copia della versione spettacolare di Euro 2021, il che fa riflettere su quanto velocemente ormai cambino i rapporti di forza e gli equilibri di spogliatoio tra un torneo e l'altro. E suggerisce un'altra riflessione un po' cinica, ma non campata in aria: la Francia senza Benzema (2018) fece meglio della Francia con Benzema (2021), la Danimarca senza Eriksen (2021) ha fatto meglio della Danimarca con Eriksen (2022). Il leader tecnico di una squadra può anche diventare, talvolta, un comodo ombrello agli altri calciatori con meno personalità?

Fulvio - Eppure avevamo riposto tantissime speranze sulla Danimarca e ha finito davvero in modo inglorioso. Ultima in un girone non irresistibile. Stavo anche io per citare l'Europeo scorso, per scrivere che non si spiega come una squadra che era stata così brava all'Europeo possa essere arrivata in queste condizioni al Mondiale, ma poi mi sono ricordato che in Qatar la squadra campione d'Europa nemmeno c'è arrivata. Quindi una delle due manifestazioni mente. Non dice bugie invece l'Australia, che non avrei mai pensato fosse in grado di vincere due partite su tre non avrei mai pensato. A questo punto, mollata la Danimarca, che ne dici di tifare per loro? Belli, fanno tenere la palla agli altri e segnano in contropiede. E pare sia sufficiente.

Giuseppe - No, sull'Australia non posso seguirti: giocano un calcio autenticamente straziante, anche se il loro bello è che non cercano di venderti qualcosa che palesemente non sanno fare. In effetti, a pensarci bene, questo è un ottimo motivo per tifarli. Notavo che per la prima volta sono agli ottavi i tre maggiori paesi anglofoni del pianeta: Inghilterra, Usa, Australia. Significherà qualcosa? Non credo: nessuno dei 26 convocati australiani gioca in Premier League (tre giocano in Championship) e anche il loro modo di stare in campo e guerreggiare rimanda più alle migliori versioni della Scozia. Il filo rosso con la versione 2006 è rappresentato dal ct Graham Arnold, che era il vice di Guus Hiddink quando arrivarono agli ottavi in Germania e si schiantarono sul rigore di Totti.

Fulvio - Nell’altro girone del giorno direi che il Marocco è già qualificato, perché contro il Canada può anche pareggiare. Quindi non abbiamo l’imbarazzo della scelta: Croazia-Belgio, che è la sfida per capire chi ha retto meglio l’invecchiamento. Finora mi è sembrato Modric quello ancora giovane, mentre il Belgio viene pure da giorni di liti nello spogliatoio che, nel momento in cui Hazard ha smentito dicendo che in realtà tutto va bene, sono passati da voce a certezza.

Giuseppe - Il declino del Belgio sta seguendo il classico itinerario della squadra a fine ciclo: ci siamo passati noi, i francesi, gli spagnoli, i tedeschi... Ma ai belgi deve dare ancora più fastidio, perché in questi giorni si stanno guardando in faccia di continuo riconoscendosi l'un l'altro come "quelli che non hanno mai vinto niente", pompati da un ranking Fifa da barzelletta che in quattro tra Mondiali ed Europei non ha fruttato nemmeno una finale. De Bruyne sta giocando un Mondiale pessimo in cui sembra quasi che la sua presenza sia un favore agli altri. Ha tradito anche Courtois, come Casillas a Brasile 2014. Ne abbiamo viste tante e in questi casi l'ultima fermata è anche la più rovinosa: immagino un 2-0 o 3-0 Croazia dopo una partita a senso unico.

Fulvio - Avevi ragione ieri, sui calcoli da fare. Forse oggi ci riposiamo di più. Avessi voluto contare avrei fatto un altro mestiere, no?

Giuseppe - Oggi conteremo col pallottoliere i gol della Germania, credo e temo.