Foto Alfredo Falcone - LaPresse

Il Foglio sportivo – il ritratto di bonanza

Il grande naso di Maurizio Sarri

Alessandro Bonan

La sincerità spicciola dell'allenatore della Lazio sbatte in faccia la realtà dei fatti: il calcio italiano non è che un satellite di quello inglese. Spunti per provare a inseguire il modello Premier

Sarri guarda il suo naso, che onestamente si allunga al contrario di quello di Pinocchio, la cui protuberanza di legno cresceva a ogni bugia. Sarri parla, e puntando gli occhi solo sul suo naso non sembra sincero. Ma è solo un’apparenza, un riflesso di timidezza. Se non si è ben concentrati, si rischia di non capire quello che dice, il fine, il perché. Invece è tutto chiaro. L’allenatore toscano è sincero per vocazione, cultura ed estrazione sociale. Sarri è un uomo della gente a cui non manca un sano realismo (sarà mica questo il cosiddetto sarrismo?), tipico delle persone piantate in terra con le radici forti. È vero, quando parla abbassa lo sguardo ma non per questo le sue considerazioni vanno trascurate. Si lamenta del fatto di non poter allenare la squadra perché son tutti in Nazionale, cosa che capita a ogni allenatore alle prese con grandi squadre. E dunque il problema è diffuso ben oltre il suo naso.

 

Eppure c’è chi parla di un Mondiale ogni due anni, che sommato all’Europeo – tra un campionato e l’altro, le coppe nazionali e quelle internazionali – trasformerebbe il calcio in un suk senza via uscita. Poi dice che l’Inghilterra vale l’Nba, di cui l’Italia sarebbe un sottoinsieme. E qui solleva la questione decisiva che cammina sul grande naso e si tuffa tra le braccia degli addetti ai lavori.

Sono anni ormai che lo diciamo senza che nessuno faccia qualcosa. In Premier si gioca meglio perché è più alta la qualità dei giocatori, in conseguenza del fatto che maggiore è la ricchezza. Quelli più forti vanno a giocare lì, mentre Madrid, Barcellona, Parigi e Monaco di Baviera rappresentando le eccezioni oltre la Manica. Vogliamo provare a fare come loro? Cominciamo dagli stadi, proseguiamo con una riforma dei campionati con meno squadre in Serie A, ridistribuiamo in maniera seria i diritti televisivi, liquidiamo gli agenti per quello che è necessario e contemporaneamente, più ricchi e consapevoli, affrontiamo anche la questione tecnica. Partire da Gasperini, con i suoi spicchi di luce argentea, come si vede non basta. Occorre prima creare un mondo nuovo, sottrarre la scena agli inglesi, attirando i capitali.

Non è così difficile, basta cambiare la politica, i suoi uomini meno credibili e riflettere su quello che ha detto Sarri. Allontanando il facile sospetto che abbia parlato solo per il proprio interesse e non per il suo grande naso.

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