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Quale futuro per i diritti tv del calcio?

Andrea Trapani

Non sono settimane facili per Dazn, ma lo streaming non sembra in discussione. I trend del mercato e le (possibili) future mosse della Lega di Serie A

Partire dal finale può aiutare a capire il valore degli interessi nel campo dei diritti Tv della Serie A. Ieri, negli ultimi minuti di assemblea, riferiscono le agenzie, Samp e Genoa hanno riaperto il tema degli highlight a pagamento (dopo la richiesta di Sky di rimetterli all'asta, ndr), chiedendo che venga trattato in un’apposita assemblea nelle prossime settimane. E dire che, nei commenti a caldo, era uscita una (più o meno) velata reciproca soddisfazione tra Dazn e i club della massima serie.

 

Le settimane difficili del calcio in streaming

Un passo indietro. Non sono settimane facili per Dazn. Anche durante la pausa del campionato, un errore di EI Tower, che si occupa della distribuzione del segnale per Juventus TV, ha mandato in onda la puntata di Forum al posto dell'amichevole dei bianconeri. Immagini diventate virali sui social network ma Dazn, per una volta, non ha avuto davvero niente a che fare con l'accaduto. Eppure ciò non basta. L’onda dei disservizi travolge tutto e tutti tanto che i problemi che riguardano la piattaforma hanno visto protagoniste le prese di posizioni di AgCom e del presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, che su Radio Rai aveva fatto scoppiare ufficialmente la polemica, pur lasciando un barlume di apertura alla controparte: “Le nostre strutture avevano fatto ogni verifica sulla possibilità di avere il nostro campionato solo sulla rete, sulla banda larga. Le condizioni c’erano e ci sono. Dazn è responsabile di tutto questo”. Insomma, secondo Dal Pino, quanto è accaduto nella visione in streaming delle prime giornate di Serie A è stato sia “inaccettabile”, ma anche recuperabile visto che con il tempo “qualcosa di meglio si è visto”.

 

La “cordialità” dell’assemblea

Questo l’antipasto che ha portato all’assemblea della Lega Serie A di ieri in cui si è tenuto l’attesa confronto con Dazn sulla situazione relativa all’audience e sull’andamento della piattaforma. Le dichiarazioni dopo la riunione sono state più concilianti rispetto ai toni della vigilia – su cui pesa anche l’ordine di AgCom di intervenire entro l’8 novembre – visto che la stessa Dazn ha dichiarato di essere “soddisfatta del clima di collaborazione riscontrato con la maggioranza dei club presenti all’assemblea di Lega Serie A”. Lo scontro, se c’è stato, ha visto esporsi solo pochi club e non una (temuta) nuova maggioranza contro il calcio in streaming. Anzi, “anche alla luce della stabilità della performance riscontrata negli ultimi weekend, abbiamo avuto modo di chiarire ulteriormente i temi legati alla misurazione dell’audience e i risultati ottenuti in queste prime giornate di campionato. Il mercato sta dando fiducia all’offerta di DAZN registrando un incremento dell’audience di oltre il 10 per cento, rispetto alla stagione 2019/2020 (ultima stagione pre-pandemia, ndr); trend che si dimostra ulteriormente in crescita e che fa prevedere un ulteriore rialzo del 20 per cento nel proseguo del campionato. Questo dato positivo è confermato anche dall’aumento, oltre il 10 per cento, del numero totale di aziende che stanno investendo sul prodotto Serie A, in linea con un incremento già registrato di oltre il 10 per cento di introiti pubblicitari sul girone d’andata”, continua Dazn.

Trend che conferma la coerenza della performance tra dati, audience e revenue secondo la società. Uno dei motivi di frizione per una Lega, quella di Serie A, che è sempre più costretta a cercare ricavi per mantenere in piedi il sistema (e una massima serie mastodontica con 20 squadre). Nonché a far di conto sui numeri (da verificare) visto che ieri, tra i (nuovi) protagonisti, è stata chiamata, non a caso, anche Publitalia, la società di Mediaset che gestisce la raccolta pubblicitaria della piattaforma in streaming. Una convocazione fatta proprio per cercare di attenuare le polemiche legate ai dati di ascolto troppo diversi tra quelli rilevati da Auditel e quelli comunicati dalla stessa Dazn.

 

Il dialogo costruttivo vs. il futuro dei diritti

“Da ultimo, ci teniamo a sottolineare che, oltre a lavorare con i nostri partner e con i principali operatori del mercato, siamo assolutamente disponibili, in questo momento di transizione tecnologica e relativa alla misurazione dell’audience, a un dialogo costruttivo e costante con tutti gli stakeholders del mercato”, conclude la nota di Dazn.

Un messaggio in codice per chi sta cercando di portare le partite anche sul digitale terrestre? Non lo sappiamo. Una spinta in tal senso esiste senza scomodare il “sogno proibito” di Sky, che punterebbe alla sublicenza dei diritti per tornare a offrire nuovamente ai suoi clienti satellitari (nonché a quelli in fibra, che paradosso) le partite della Serie A.

Insomma, al momento non sappiamo fino a dove potrà questo dialogo costruttivo, certo è che gli interessi da mediare sono molti. Probabilmente troppi.

 

Il calcio globalizzato è un tema caldo con una coperta troppo corta. Basti pensare che, mentre si parla dei problemi dello streaming, proprio la Lega di Serie A, solo per i clienti mediorientali, sta trasmettendo 5 partite ogni giornata su YouTube. Meglio così che niente, ma è una scelta che nasconde un’altra grana da superare. Tanto che, come ha anticipato “il Sole 24 Ore”, Infront avrebbe offerto più di 300 milioni per i prossimi due cicli di vendita dei diritti tv, fino al 2030, perché sa che quanto stia mancando alle società il mancato incasso dei 110 milioni preventivati per i diritti nel Medio Oriente.

Come finirà? Difficile dirlo: il mondo del calcio è tanto grande quanto piccolo visto che l’AD della Lega, Luigi De Siervo, viene proprio da Infront. Un merito che potrebbe essere un peso per una trattativa che, se andasse in porto, sarebbe un vero e proprio salvagente per i bilanci di alcuni club.

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