a canestro

La missione cestistica di Mitchell e Edwards: rendere incerta una Nba già scritta

Francesco Gottardi

Sulla carta Cleveland e Minnesota hanno poche speranze contro Boston (miglior squadra della stagione regolare) e Denver (campioni in carica). Ma in questi playoff quasi un giocatore per squadra sta sfoggiando il miglior basket della propria carriera: a partire dai leader tecnici delle due underdog

Li chiamano il ragno e la formica, ‘Spida and the Ant’ nel gergo Nba. Ma forse sarebbe meglio il treno e la molla: l’uno inarrestabile in transizione a canestro, l’altro capace di staccarsi dal suolo e fluttuare a mezz’aria, rilasciando il pallone con rara maestria. L’uno col meno noto numero di Michael Jordan (il 45, quello del ritorno sul parquet dopo la parentesi nel baseball), l’altro che di Michael Jordan viene creduto il figlio (bufale, naturalmente) tanto gli assomiglia nel modo di giocare – e questo glielo riconosce pure His Airness. Sono Donovan Mitchell e Anthony Edwards. Gli unici in grado di scardinare le gerarchie a Est e a Ovest, contro Boston e Denver conclamate favorite. Hanno trascinato le loro squadre, Cleveland e Minnesota, a una storica semifinale di Conference. Stanno giocando da uomini in missione. E comunque vada a finire, renderanno incerto quel che i più ritenevano senza storia. Non è basket da tutti.

Per dare la dimensione delle rispettive imprese. I Cavaliers non arrivavano così in fondo dai tempi di LeBron e delle quattro Finals consecutive. Oggi ci sono riusciti al termine di una spettacolare serie playoff contro gli Orlando Magic, dominata dal fattore campo e dagli assoli di Mitchell: 28, 50 e 39 punti nelle ultime tre partite, coi Cavs che la spuntano 4-3. “Sono qui per questo, è il mio lavoro e continuerò a farlo per portare avanti la mia squadra”, commenta glaciale il protagonista. All’altro capo degli Stati Uniti i Timberwolves hanno dominato in quattro gare i Phoenix Suns, tutt’altro che una compagine materasso. “Ha solo 22 anni, si trova nel pieno di una crescita impressionante: è il mio giocatore preferito da guardare”, dice un certo Kevin Durant appena eliminato per mano di Edwards. Che ha chiuso con 38 punti di media – e oltre il 50 per cento al tiro – negli ultimi due incontri. Inoltre i T’Wolves non si aggiudicavano una serie playoff dal lontano 2004: Kevin Garnett in campo, Bush junior alla Casa Bianca, Il Signore degli Anelli a fare incetta di Oscar. Un altro mondo.

Cosa succede adesso. Cleveland affronterà la corazzata Boston, che ha vinto 74 partite su 82 in stagione regolare e 4 su 5 nel primo turno dei playoff. Giusto qualche brivido nella serie contro Miami, pur priva della leadership di Jimmy Butler per infortunio. Boston comunque l’ha fatta sua, vendicando la finale di Conference della scorsa stagione, senza nemmeno dover mettere in ritmo la propria stella (l’unica gara in cui Jayson Tatum ha segnato più di 25 punti è stata l’unica persa dai Celtics). La squadra di Mazzulla sprigiona qualità, gioca duro e in marcatura su Mitchell piazzerà Jrue Holiday: “Uno dei migliori difensori dell’Nba”, per stessa ammissione del top-scorer dei Cavs. Donovan farà gli straordinari, ma difficilmente basterà per contendere la finale ai biancoverdi. Altro scenario invece a Ovest. La serie fra i Timberwolves e i Nuggets di Nikola Jokic è già iniziata. E ha già sorpreso: sulle ali di Edwards, 43 punti in appena 29 tiri, Minnesota ha strappato gara-1 sbancando la Ball Arena di Denver. Ora la pressione è all’improvviso sui campioni in carica, spogliati del fattore campo nonostante le prodezze (32+8+9) del solito Joker. E a differenza di Boston, ai Nuggets manca il difensore ideale per arginare i mortiferi jumper di Edwards dalla media distanza. La contesa, insomma, si fa più incerta del previsto.

E se i due squadroni non dovessero tradire le aspettative? La corsa all’anello sarebbe tutt’altro che in discesa. Sempre nel segno di alcuni straordinari one-man-show – ma con dei compagni a supporto ancora più incisivi. Dall’altra semifinale di Conference sul lato di Denver uscirà uno fra Doncic e Gilgeous-Alexander. Luka (ben coadiuvato da un super Kyrie Irving) ha trainato Dallas nel complicato incrocio coi Clippers nonostante un ginocchio malandato. Shai invece (mai sotto i 24 punti a referto) è il simbolo dei rampanti giovani Thunder, secco 4-0 su New Orleans. A Est invece, fari puntati sull’indemoniato Jalen Brunson: oltre 40 punti di media nelle ultime quattro sfide del barrage contro Philadelphia (4-2 Knicks). Tra grinta e talento, ora New York sogna in grande. E affronterà gli Indiana Pacers: l’unica delle fantastiche otto che finora ha registrato un miglior marcatore diverso in quasi ogni partita, mentre Milwaukee senza Antetokounmpo è crollata. Che spesso la squadra fa più del singolo. Ma delle volte anche no. Edwards e Mitchell sono qui per ribadirlo.

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