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il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

Il paradosso Cristiano Ronaldo

Alessandro Bonan

Una parte del futuro di Andrea Pirlo come allenatore passerà dalla scelta che la Juventus farà in attacco

È decisamente un paradosso. La Juventus acquista Cristiano Ronaldo, pagandogli lo stipendio più alto nella storia del club, e poi, per un paio d’anni, è costretta a rincorrere la logica di un tale investimento. Perché la Juventus ha vinto con CR7 due campionati, ma era successo anche senza di lui. Perché l'arrivo di uno dei più grandi giocatori al mondo avrebbe dovuto portare la squadra a un salto di qualità in campo europeo, ma questo salto non si è verificato. Nel paradosso economico e sportivo si è inserito quello tecnico. Con Ronaldo, prima Allegri e poi Sarri, hanno faticato non poco a far girare la squadra dalla parte del portoghese. Più bravo Allegri, che lo ha usato come un faro nella notte, il depositario della verità, la certezza nel buio. Nella Juventus di Allegri il giocatore in possesso del pallone aveva tre compiti principali: alzare la testa, guardare la posizione del faro, traghettare il pallone dalle sue parti. Nei panni di assoluto protagonista, Cristiano Ronaldo ha giocato bene e segnato tanto. Con Sarri, il portoghese ha continuato a fare gol pur dando un’impressione meno magica di sé. Si è discusso parecchio sulla questione tecnica che ha condotto una squadra che doveva cercare un gioco più armonioso a disputare partite dove la musica s’interrompeva spesso sul più bello. Nella Juve di Sarri, il discorso si è fatto troppo chiacchierato. Molte parole prima dell’aggettivo giusto, quello che chiarisce l’idea e traduce l’intenzione. Se la trama è fitta per liberare un tiro, ha senso pure l’eccesso, altrimenti viene in mente la scena di Indiana Jones di fronte al dimenarsi del nemico con la spada: è bastato uno sparo per fargli fare una brutta fine. Ronaldo e Dybala rimbalzavano da destra a sinistra cercando spazi difficili ma nel frattempo, a centrocampo, la linea dei tre mediani non si spezzava mai. Insomma pochi inserimenti, molta prevedibilità. Mancando un vertice offensivo Sarri ha fatto due tentativi entrambi poco efficaci. Prima ha chiesto a Ronaldo di fare il centravanti. Si è mosso lui, con tanto di viaggio sulla barca del portoghese per domandarglielo. Errore psicologico tremendo, immagine al rovescio, con il capo che chiede al sottoposto di valutare la bontà di un ordine. E quando la risposta è stata un due di picche è cominciata la rincorsa a una soluzione di ripiego: si gioca senza il nove, o meglio con Higuain che a volte c’e’ ma spesso si dimentica di esserci. E allora per l’appunto Dybala a destra, perché in mezzo nemmeno lui ci vuole stare. A forza di piccoli spostamenti e compromessi è maturata la Juventus di Sarri, vincitrice di un campionato condizionato dal lockdown e dalla ripresa della Champions interrotta a Lione, con i bianconeri pericolosamente sotto. Una squadra a cui nessuno si è affezionato, nemmeno la proprietà, tanto che Sarri è stato licenziato un secondo dopo il fischio finale della partita con i francesi.

 

Tutta questa ricostruzione è necessaria per inquadrare una parte del futuro di Pirlo, che passa esattamente dalla scelta che la Juventus farà in attacco. Ronaldo resta un fuoriclasse, quindi perderlo non sembra essere la migliore delle soluzioni. Per Dybala, vale più o meno lo stesso discorso. Che cosa consiglia Andrea Pirlo, che farà la società? Cederà uno dei due fenomeni? Giocherà a tre punte la Juventus di domani? Il centravanti sarà di forza o di fioretto? E Higuain, che pare sempre un pò indeciso tra il ruolo di eccellenza e quello di eccezione, farà il partente o l’ospite indesiderato? Queste domande avranno presto una risposta, una chiarificazione. Ricordando un numero, il 64, le reti segnate da Ronaldo in due stagioni. Che questa cifra, di paradossale, ha solo la sua messa in discussione.

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