I giocatori del Sassuolo festeggiano la vittoria contro il Bologna (foto LaPresse)

Se le vere big della Serie A sono Atalanta e Sassuolo

Leo Lombardi

I nerazzurri di Gasperini sembrano inarrestabili. Ma c'è anche la squadra allenata da Roberto De Zerbi tra quelle più in forma nel campionato post-lockdown. E oggi sfida la Lazio

L'Atalanta, certo. Cinque vittorie, in altrettante partite da quando è ripreso il cammino regolare del campionato, la rendono protagonista indiscussa. Ma su un'altra squadra occorre focalizzare l'attenzione, ed è quella presa a sculacciate proprio dai nerazzurri di Gian Piero Gasperini il 21 giugno, giorno della ripartenza del pallone con i recuperi (quelli che per alcuni portano a sei gli impegni complessivi in Serie A). Parliamo del Sassuolo, che in quella domenica a Bergamo ne incassa quattro (a uno), prima e unica caduta di questa pazza estate. Cinque giornate dopo gli emiliani hanno raccolto 11 punti, dietro alla sola Atalanta (15) e a big come Milan (13), Juventus e Napoli (12). Risultati ottenuti con un solo obiettivo, quello di fare almeno un gol in più degli avversari: non ci sono riusciti con Inter e Verona (due volte 3-3), ce l'hanno fatta con Fiorentina (3-1), Lecce (4-2) e Bologna (2-1). Per un totale di 15 reti segnate e 10 subite, che vanno a comporre il folle equilibrio totale di 57 e 53, rispettivamente date e prese.

 

Non potrebbe essere diversamente quando si ha Roberto De Zerbi in panchina. Nelle giovanili del Milan gli pronosticavano una carriera importante, viste qualità tecniche che lo rendevano centrocampista prezioso nella trequarti altrui. La storia è stata scritta però in maniera diversa, per incostanza sul campo e un carattere tutt'altro che malleabile, pronto alla replica piuttosto che al silenzio. Tantissime le squadre frequentate, con le soddisfazioni arrivate una volta deciso di emigrare trentenne in Romania al Cluj: due titoli, una coppa nazionale e il debutto (con gol) in Champions League. Al Sassuolo è giunto dopo aver conosciuto la Serie A in una piazza complicata come Palermo (ovviamente esonerato) e tentato un'impresa disperata come salvare il neopromosso Benevento. Si è presentato nel 2018, in una società ancora “orfana” di Eusebio Di Francesco, allenatore della promozione in A nel 2013, secondo tassello di una storia di successi avviata con il passaggio in B con Massimiliano Allegri nel 2008. La prima stagione ha visto una salvezza tranquilla, l'attuale è quella del cambio di passo inatteso, fino alle soglie di un'Europa già frequentata tre anni fa.

  

De Zerbi ha saputo plasmare una squadra in cui ha consacrato elementi che altrove erano comparse (Vlad Chiriches al Napoli) e ha dato fiducia a cavalli di ritorno (Pedro Obiang dal West Ham). Ha vinto scommesse come Mert Muldur, il difensore turco di 21 anni scovato al Rapid Vienna e subito sulle tracce del connazionale Merit Demiral, venduto alla Juventus una stagione fa. Oppure come Lukas Haraslin, sloveno pescato in Polonia (Lechia Danzica), a segno alla seconda da titolare mercoledì contro il Bologna. Ha nuovamente dato fiducia a due “anziani” come Federico Peluso e Francesco Magnanelli, coppia del 1984. Il primo ha ritrovato la continuità di rendimento che non aveva ai tempi della Juventus, il secondo è la storia del Sassuolo, una presenza consueta dal 2006 quando le avversarie si chiamavano Ivrea, Pizzighettone, Massese o Sangiovannese. Su tutti, ovviamente il trio d'attacco. A cominciare dall'eterna promessa Domenico Berardi (12 gol, non segnava così da cinque anni), passando per Jérémie Boga (11 gol), cui il Chelsea non ha dato fiducia fino in fondo e prossimo crac del mercato, e finendo per Francesco Caputo, salito in Serie A la passata stagione a 31 anni con l'Empoli: subito 16 reti, cui aggiungere le 15 di quest'anno, insieme con le domande su quali siamo le dinamiche abitualmente seguite nella valutazione di un giocatore italiano.

  

Una squadra costruita con attenzione e passione, che sarebbe piaciuta da matti al suo patron Giorgio Squinzi, motore del modello Sassuolo, trasformato da divertimento personale in solida realtà (anche impiantistica: vedi lo stadio di proprietà a Reggio Emilia) del calcio italiano. Il “signor Mapei” non può vederlo, è morto il 2 ottobre dell'anno scorso, ma ha lasciato una organizzazione tale da mantenere il club ad altissimo livello tra le provinciali. E i prossimi impegni contro Lazio (oggi) e Juventus (martedì 15) in rapida successione, non fanno che aumentare le attese.

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