Gasperini, allenatore Atalanta

Mind the Gasp

Emanuele Corazzi

Cinque cose che ci insegna il percorso (magico e creativo) dell’Atalanta e del suo allenatore Gasperini

Se aveste detto a un tifoso dell’Atalanta, nove anni fa, quando erano in Serie B: “In una notte di luglio, rosicherai perché la Juve a Torino ti segnerà contro all’ultimo minuto, pareggerà e non andrai a -6 dal primo posto”, vi avrebbe trattato come folli.
E invece quel gap che sembrava incolmabile con la Juve lo sta per accorciare più di tutti il Gasp. La vicenda ha qualcosa di gigante, stupendo, aspirazionale. Che segreti possiamo trarre da questo percorso magico e creativo dell’Atalanta?


Scegli forte

Prima di diventare allenatore, Gasp lavorava nella finanza. I suoi viaggi aziendali lo avevano portato in Olanda, dove si innamorò del calcio dell’Ajax. Da lì lo ha sviluppato e personalizzato, affinandolo al punto da diventare l’incantevole sinfonia espressa oggi. La sua opera è figlia di scelte forti, chiare, intense: come difendere, come attaccare, quanto rischiare. Gasp è talmente consapevole delle sue idee che quando ne prese 5 a Manchester era sereno: sapeva che era parte di un chiaro percorso di apprendimento. Del resto dice di aver rinnegato il suo calcio solo una volta in carriera: in casa del Trabzonspor, in Champions, con l’Inter. Finì esonerato e inespresso.


Agio è filo

L’Atalanta è la miglior versione di se stessi di una serie di uomini. Prendete il Papu Gomez, Ilicic, Muriel, Zapata. Uno può essere un caso, la somma negli anni di calciatori che vanno ad esprimersi come mai in carriera è la prova di una comfort zone che va a crearsi e porta benefici al calciatore e risultati per il sistema. Attenzione: non è una zona di comodo pigra. È un luogo dove il calciatore sente agio. E l’agio porta istintivamente l’uomo a offrire il meglio.

 

Il divertimento alla lunga è ingrediente fondamentale

 Il Papu sorride, è un capitano sereno. All’incostante allegria giovanile ha aggiunto equilibrio. A Bergamo sta bene e si diverte. Ma con lui è fin troppo facile. Il sistema Atalanta fa divertire Toloi, Djimsiti, Palomino. Persino i difensori, attaccando così tanto, partecipando così tanto, si sentono coinvolti. E per qualsiasi gruppo il divertimento è balsamo e motore. È la differenza tra un movimento meccanico e un atto spontaneo che crea bellezza. Alla lunga il primo non basta.

 


Agire è meglio che procastinare

L’azione è la risposta più viva al valutare, al preoccuparsi, al muoversi solo in testa ma non sul campo. L’Atalanta avanza, attacca, ci prova. Ha 3 giocatori nei primi 10 della classifica marcatori, segna come le grandi d’Europa. L’azione costante genera progresso. E quella consapevolezza che si tramuta nella maturità che vediamo crescere di giornata in giornata.


Conosci il contesto

Può piacerti l’idea di andare a vivere a Londra. Ma non la capirai mai a fondo se non leggi i giornali locali, se non parli con la gente del posto, se non conosci le sue abitudini e sei in grado di comprenderle anziché giudicarle. Anche questo crea armonia. A Bergamo è stato più facile: il Presidente è bergamasco e ex giocatore dell’Atalanta. Lui ha aiutato allenatore e squadra ad accorciare la catena di adattamento. Bergamo e l’Atalanta son due mondi che si parlano, mai come in questo momento particolare. Ogni gap è colmato.

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