La disperazione di Bereszynski dopo la quarta sconfitta in cinque partite di campionato (foto LaPresse)

Sprofondo blucerchiato

Leo Lombardi

La trattativa infinita per la cessione della società, il cambio di guardia in panchina, gli acciacchi di Fabio Quagliarella. La Sampdoria è la, in fondo alla classifica. E sabato a Marassi arriva l'Inter

Ultima, a pari merito con la Spal, ma ultima. La Sampdoria è la sul fondo, grazie ai tre punti che le erano stati concessi con grazia dal Torino alla quarta giornata e che sono stati subito restituiti in un impeto di generosità alla Fiorentina: sconfitta per 2-1 nel turno infrasettimanale, viola che raccolgono la prima vittoria in campionato, Vincenzo Montella che passa il testimone della crisi a Eusebio Di Francesco. Sembrava il profilo giusto, l'ex allenatore della Roma, per raccogliere l'eredità di Marco Giampaolo, i fatti stanno dicendo il contrario. E non si tratta unicamente di impostazione tattica, con il passaggio - per esempio - da una linea difensiva a quattro a una disposta con tre centrali. Il motivo risiede più a monte perché, da questo punto di vista, il calcio non perdona: se non c'è chiarezza sul ponte di comando, i guai della squadra non sono altro che una conseguenza diretta.

 

E il problema, per la Sampdoria, è la trattativa infinita per la cessione della società. Una vicenda che si trascina da mesi, con gruppi che hanno (o avrebbero) bussato alla porta blucerchiata, pronti a rilevare il club. Di tutti il più concreto era parso quello rappresentato da Gianluca Vialli, nome capace di risvegliare la passione anche nel tifoso doriano più distaccato. Ogni settimana è stata definita come decisiva, da prima dell'estate a oggi. Oggi la deadline sarebbe fissata al 30 settembre, per un'operazione che balla tra i 100 milioni richiesti da Ferrero e gli 80 proposti dal gruppo dell'ex attaccante, poi diventato allenatore e quindi commentatore televisivo. Sullo sfondo, l'ombra dei Garrone, dai quali il produttore cinematografico aveva rilevato il club cinque anni fa e registi di molte delle cose che si muovono tra Genova e dintorni.

 

Un'estate di attese che ha fiaccato la pazienza degli appassionati di cose blucerchiate e che ha acceso gli animi dei più infiammabili, con pedinamenti di Ferrero negli spostamenti genovesi, fino a un tentativo di aggressione al di fuori di un ristorante da parte di un nutrito gruppo di ultrà. Ora il presidente blucerchiato è costretto a girare con la scorta della Digos, ma non rinuncia alle partite. E lo spettacolo cui assiste non è dei più avvincenti: quattro sconfitte in cinque giornate, la sola vittoria sui granata ricordata prima, una difesa che ha già incassato undici reti e il capocannoniere della scorsa stagione, Fabio Quagliarella, fermo a un solo inutile gol (su rigore) e a Firenze malinconicamente in panchina per acciacchi legati all'età che incede. L'attaccante era stato la foglia di fico della Sampdoria delle ultime tre stagioni: 12 reti, quindi 19 e infine 26 nell'ultima, in un crescendo inaspettato per uno nato a gennaio 1983. Allo stesso modo lo era stato Giampaolo, arrivato nel 2016 e pronto a far crescere la squadra anno dopo anno, confermandola sempre a ridosso delle grandi. Stagioni in cui produceva con il suo lavoro almeno un pezzo da novanta (quando non due) da immettere sul mercato e in cui lui, instancabilmente, si metteva al lavoro per cercare nuove alternative: estate 2017, ceduti Skriniar e Torreira per 53 milioni; estate 2018, Zapata va all'Atalanta per 24; estate 2019, altri 45 milioni in cassa per Praet e Andersen. Un'estate 2019 in cui Giampaolo decide di affrontare una nuova avventura professionale al Milan, affascinante ma piena di rischi come sta raccontando il campionato, e in cui si affaccia Di Francesco. A centrocampo un leader come Praet non è stato sostituito mentre in difesa, al posto di un elemento solido come Andersen, è stato riproposto Jeison Murillo. Uno che, nell'Inter di oggi, si domandano come abbiano fatto a ingaggiare appena quattro anni fa. Uno che, nella stagione scorsa, ha collezionato appena nove partite tra due club (Siviglia e Barcellona: in Catalogna vale la stessa domanda che si fanno dalle parti nerazzurre) e Colombia, godendo del suo quarto d'ora di celebrità unicamente per la clamorosa simulazione con cui aveva causato la prima espulsione di Cristiano Ronaldo in Champions League. E sabato a Marassi si palesa l'Inter. Non sarà un altro pomeriggio facile per la Sampdoria.

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