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L'Italia che non ha paura

Umberto Zapelloni

In dieci mesi Mancini ha fatto tornare l’interesse e la passione per la Nazionale. “È l’Italia dell’entusiasmo. Un calcio che guarda al futuro senza timore”. Parla il presidente della Figc Gabriele Gravina

Mancini ci ha restituito l’Italia. Oltretutto l’ha resa giovane e bella. Battere la Finlandia e il Liechtenstein non è esattamente come scalare il Mortirolo, ma per capire se hai la gamba in salute in fin dei conti basta fare uno scatto sulla Montagnetta di Milano. Otto gol in quattro giorni fanno da scacciapensieri e aiutano il morale oltre che la classifica. E quest’Italia ha dimostrato di avere lo spirito giusto oltre che le qualità per riaccendere i sogni che si erano spenti con l’eliminazione dai Mondiali. In dieci mesi, undici partite, abbiamo ritrovato l’orgoglio azzurro, la voglia d’Italia, la sensazione di poter tornare tra i protagonisti del calcio. Non abbiamo ancora vinto niente, ma solo avere la possibilità di sognarlo è un bel risultato. Mancini si è rivelato l’allenatore giusto. Ha scoperto filoni aurei sconosciuti ai più, ha portato alla luce gioielli (Zaniolo su tutti) che ha individuato prima degli altri, ha mixato giovani a nonni con un risultato che sembra migliore del lifting a cui si è sottoposto per ringiovanire gli occhi. In 11 partite da c.t., mestiere che ha cominciato il 14 maggio dello scorso anno, non una vita fa, ha fatto esordire 18 ragazzi. Sta costruendo il nostro futuro e lo sta facendo alla Sacchi, ossia cercando di imporre il gioco piuttosto che rispondendo a quello degli avversari. Ha riportato la gioia e i sorrisi al centro del villaggio azzurro.

 

È quello che il presidente della Figc Gabriele Gravina gli aveva chiesto quando gli spiegò il progetto azzurro. È nata l’Italia dei giovani? “È l’Italia dell’entusiasmo – racconta il presidente – quella che sta raccontando a tutti gli appassionati una nuova storia: quella di un calcio che guarda al futuro senza timore. Subito dopo le elezioni, ho condiviso con il c.t. Mancini l’idea di rafforzare il progetto di rinnovamento, perché abbiamo bisogno di una prospettiva di almeno quattro anni per costruire basi veramente solide. È bello poter constatare che adesso la Nazionale è di stimolo ai club nel far giocare i giovani talenti, e non viceversa”. Il gol giovane (dopo Nicolè) e il gol più anziano. Un mix che premia anche Quagliarella: “Ha lo stesso entusiasmo dei giovani e dei tifosi che gli tributano sempre un riconoscimento speciale. Gli riconoscono valori e capacità che vanno anche al di fuori del campo di gioco”.

 


Il presidente della Figc Gabriele Gravina (foto LaPresse)


  

In undici partite il commissario tecnico ha fatto esordire 18 ragazzi mixandoli con giocatori più vecchi

Il presidente della Figc: “Nel nostro paese non c’è penuria di talenti Forse bastava guardare un po’ più in là”

Il presidente è sincero. Non si prende meriti che non sono suoi. Mancini non era la prima scelta, ma si è rivelata quella giusta. “L’ho ripetuto più volte: non l’ho scelto io ma è il mio commissario tecnico. Oltre alla competenza, apprezzo la sua capacità di trasmettere serenità al gruppo e allo staff, è una persona determinata ma dialogante. Ha anche dimostrato coraggio quando in pochi credevano nelle scelte che ha fatto, poi rivelatesi vincenti”. I risultati, poi, anche se potevano sembrare scontati, aiutano: “Nel calcio, come insegna anche il nostro recente passato, non esistono partite dal risultato scontato. Questa Nazionale piace perché, oltre a giocare bene, trasmette passione e racconta storie bellissime, coinvolgenti. Quelle di Udine e Parma sono state due ottime prove corali, ma il pubblico friulano si è emozionato anche per i primi gol di Kean e Barella, oltre all’esordio di Zaniolo, mentre quello emiliano ha assistito alla serata trionfale di Quagliarella e alle giocate di Verratti e Spinazzola, solo per citarne alcuni”.

 

Il dato più clamoroso, soprattutto dopo il periodo di “(s)Ventura” è quello dei 18 esordienti in 11 partite. La dimostrazione che forse bastava guardare un po’ più in là. “Ho sempre sostenuto che in Italia non c’è penuria di talenti, manca piuttosto un sistema organizzato che favorisca e accompagni la trasformazione del talento in campione ed è proprio per sopperire a questa carenza che abbiamo iniziato a operare in controtendenza rispetto al passato. Lavorando bene, in occasione dei Mondiali in Qatar, avremo una Nazionale davvero forte”.

 

Tanti giovani in azzurro, valutazioni di mercato che schizzano richiamano i procuratori come il miele per le api. Raiola ha già cominciato a far sentire la sua voce e lui di azzurri comincia ad averne… “I procuratori sono una componente del sistema, nel quale comunque nessuno può permettersi di alzare la voce. Il loro agire va sicuramente regolato e regimentato meglio”, aggiunge Gravina facendo capire che in un momento così nessuno deve rischiare di rompere il giocattolo in costruzione. Stesso monito ai club che pensano a una Champions extralarge: “Il calcio è patrimonio di tutti, a cominciare dai tifosi per arrivare alle squadre nazionali, passando per i club. Insieme formano un sistema da concepire nel suo complesso. Se non si ha questa cultura si rischia di perseguire obiettivi di breve termine non pensando alle spiacevoli conseguenze che si possono generare nel lungo periodo”.

 

La Nazionale ha riconquistato la fiducia, il settore femminile sta riscuotendo un gran successo, l’Under 21 ha le qualità per disputare un buon europeo. L’Italia del calcio sembra davvero ripartita. “Più che ripartenza, è in piena fase evolutiva, perché il progetto che abbiamo avviato è molto più ampio e non coinvolge solo l’aspetto agonistico. Per compiere l’importante scatto in avanti di cui il calcio italiano ha bisogno, ritengo si debba lavorare prima di tutto sull’approccio culturale per far capire che il grande valore dello sport è la sua multidimensionalità. Solo valorizzando tutte le sue dimensioni, non solo quella legata al risultato, il sistema calcio compirà un proficuo e decisivo salto di qualità”. Ci aspetta un’estate con l’Europeo Under 21 e il Mondiale femminile: “Sarà bellissimo esserci, sono due manifestazioni cui teniamo moltissimo. Vogliamo recitare un ruolo da protagonisti perché i giovani e il calcio femminile sono due delle priorità della Federazione. In entrambi i casi coltivo un sogno: centrare la qualificazione alle Olimpiadi!”.

 

Alla fine dei suoi primi 100 giorni presidenziali, Gravina aveva annunciato la riforma dei campionati. Il primo passo per assicurare un futuro solido a tutto il movimento: “Sono soddisfatto soprattutto di aver avviato concretamente il lavoro sulle riforme necessarie al calcio italiano per riacquistare la credibilità perduta. Abbiamo agito subito sul sistema dei controlli e sulle licenze nazionali, poi abbiamo proseguito affrontando la riforma del codice di Giustizia Sportiva per rendere certa e veloce sia l’attività inquirente sia quella giudicante. In questa ottica, la modifica del format della serie B, portato a 20 squadre in luogo delle 22 previste, è un esempio virtuoso, che ha visto prevalere il senso di responsabilità”. Sappiamo bene che se la Nazionale avesse fallito, tutto questo sarebbe passato in secondo piano. Un po’ come l’accordo con la Cina che non servirà solo a esportare qualche partita (non la serie A). Ora si può continuare anche su questa linea: “È mia intenzione proseguire in questa opera riformatrice creando i presupposti, con regole sempre più stringenti, per impedire che entrino nel nostro mondo avventurieri e faccendieri. Ho parlato di black list a proposito, non è più tollerabile che i soggetti responsabili direttamente o indirettamente di alcuni fallimenti si riciclino successivamente in altre società creando sempre maggiori danni”. Come dargli torto.