La Svezia festeggia la vittoria contro la Svizzera (foto LaPresse)

Il coro “Sv, sv, sv!” e i commenti erotici sugli svedesi delle amiche di mamma

Marco Archetti

Svezia-Svizzera finisce 1-0. Ma non importa

Ora che c’è il governo della Mannoia, la Mannoia è scontenta. Quello che le donne non dicono, lo dicono lo stesso postandolo su Facebook, ma del resto ci aveva avvertito, ha sempre capitanato la nazionale delle “dolcemente complicate”, così in questi giorni mi è nato un interrogativo parafrasando un titolo, non di Enrico Ruggeri bensì di Truman Capote: il grande castigo si nasconde nelle preghiere esaudite? Domanda senza risposta. Tuttavia, grazie a Fiorella, ecco che mi è sembrato di vedere la fine del tunnel, perché – mi son detto – partendo da questo presupposto e seguendone il filo logico, dato che la tua estate è flagellata dalle preghiere che nessuno si sogna di esaudire, tu, per questa ragione, dovresti essere felicissimo. Felicissimo perché vuoi andare in ferie, ma niente. Felicissimo perché anziché leggere Montaigne sotto ventilatore ti tocca vedere partite su partite e inventarti sempre un racconto di quel Variopinto Nulla. Dunque – concludevo – tu sei una Mannoia inesaudita: una Mannoia felix. Ohibò, che bel modo di metterla!

 

Così, brillo di questa nuova consapevolezza, quando mi è stata commissionata Svezia-Svizzera ho fatto salti di gioia, ero contento e non afflitto, entusiasta e non depresso, esilarato e non frignante sulla maniera in cui avrei potuto occupare meglio quei novanta minuti; dirò di più: nell’assonanza “sv” di Svezia-Svizzera, indovinavo perfino un indizio di giocosa letizia. “Sv, sv sv!” cantavo mentre salivo in auto. E mi chiedevo: “Dolcemente complicata per dolcemente complicata, una Fiorella Mannoia non vale forse una Daniela Archetti?”. E al canto di “Sv, sv, sv!” prendevo l’incredibile decisione di andare a vederla da mia madre, questa prima partita della mia nuova vita, intriso della mia nuova felicità calcistica. “Sv, sv, sv!” cantavo a squarcia-labiodentale fermo al semaforo, sempre più ebbro.

 

Ma è inutile spiegare. Certe giornate amare, lascia stare, sono amare proprio perché si piegano anche se sono cominciate dritte. Ubi mater, vita cessat – ma cessa anche Russia 2018. Infatti si dà il caso che mia madre stesse dando una piccola festicciola per il suo compleanno (che era la settimana scorsa) e che fosse riunita con le sue amiche: c’era Mirella, l’unica che conosco e che ha un marito (lettore di tutti i miei libri e tedioso compilatore, per la mia gioia, di liste di sinonimi per ogni parolaccia che scrivo); c’era Flora la sanguigna, secondo mio padre una sosia di Francesco Guccini; c’era Rossella la fattucchiera, zigomi turgidi di resinosi ritrovati anti-age; infine Liliana la dolorosa, che cullava la sua cavia peruviana manco fosse moribonda. “Che bello! Stai con noi?”, ha squittito mia madre. “No, devo guardare la partita.” E Rossella: “Magnifico, la guardiamo con te!”.

 

Non è stato magnifico e non ho visto granché: mi è stato inflitto un inconcepibile commentodromo erotico. I complimenti dei playboy non li sentiamo più perché esageriamo noi, così quando lo svedese Ekdal ha tirato sui tetti da pochi metri – ripetendo la prodezza autolesionista al 40esimo, solo davanti alla porta – Flora ha aperto le danze, apprezzandone il primo piano e abbandonandosi a valutazioni un po’ lascive. E dopo che lo svedese Berg, incapace di addomesticare una palla contenente un coniglio, mancava il gol, e lo svizzero Dzemaili lo imitava, sparando un siluro trans-mesosferico, anche Mirella si metteva a squittire vieppiù lussuriosa. Al che, alé, mani libere: tutte rilanciavano, berciavano e doppiosenseggiavano in una girandola mattoide che escludeva solo Liliana e la cavia. Ma non sono andato via: ho nascosto del dolore e ho resistito. E pur nel frastuono pecoreccio ormai incontrollato – mia madre aveva servito la sua satanica Liquoryzia – non ho abbandonato il campo. (Flora, accaldatissima, stava sbraitando che mollava all’istante Lustig per Akanji, quando proprio Akanji si segnava un autogol pregiatissimo e lo vedeva attribuito come gol a Forsberg.) “L’allenatore svedese mette ancora centimetri”, diceva, negli ultimi minuti, il telecronista, parlando di sostituzioni – e qui le donne sono esplose.

In fretta vanno via, quelle partite senza fine. E Liliana e la sua cavia facevano snif snif per la Svizzera.

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