Leo Messi (foto LaPresse)

“Il governo non c'entra con la sospensione della partita Israele-Argentina”. Intervista a Alberto Indij

Maurizio Stefanini

Il rappresentante della comunità ebraica argentina spiega che Messi era stato minacciato da gruppi terroristi, ma “la paura non dovrebbe far prendere decisioni sbagliate”

“Il governo argentino non c’entra niente con la sospensione della partita Israele-Argentina. Sono stati i calciatori a dire che avevano paura di giocare perché Messi era stato minacciato da gruppi terroristi. Però Hamas ha ringraziato il governo della Repubblica Argentina per questa sospensione. Io non rappresento l’Argentina: rappresento la comunità ebraica argentina. Ma suppongo che il governo dovrà dire qualcosa”. Così commenta al Foglio Alberto Indij: presidente di quella Delegación de Asociaciones Israelitas Argentinas che, come spiega, “è l’organizzazione politica delle comunità. La parte mutualistica e relativa a cimiteri e templi è invece gestita dall’Amia: la Asociación Mutual Israelita Argentina”. Nota in tutto il mondo per l’attentato che il 18 luglio 1994 colpì la sua sede, provocando 86 vittime e oltre 300 feriti. A due anni dall’altro attentato che il 17 marzo del 1992 aveva colpito l’ambasciata israeliana a Buenos Aires, col saldo di 29 morti e 242 feriti.

  

“Proprio per questi precedenti, la sospensione di Israele-Argentina ci ha dato una enorme tristezza. Comprendiamo la paura che può provare qualunque essere umano: chi non ha paura in un mondo tanto insicuro come quello di oggi è solo un irresponsabile. Ma la paura non può arrivare al punto di paralizzare e far prendere decisioni che noi consideriamo sbagliate. In tutti i paesi sviluppati il principio è sempre: ‘mai negoziare con il terrorismo’. Come ho scritto nella mia lettera al presidente della Asociación del Fútbol Argentino (Afa), la loro decisione ha rappresentato  un capitolare di fronte al terrorismo. Messi è stato minacciato da gruppi terroristi anche se fosse andato in Russia. Che fa? Non partecipa al Mondiale per paura? In realtà poi l’Afa non ha fatto che omologare la sospensione decisa dagli stessi calciatori. Ma il presidente del’Afa ha poi detto che la sospensione della partita era il miglior contributo che la stessa Afa poteva dare alla pace mondiale. Non mi sembra un’espressione particolarmente felice”.

  

Detto ciò, Indij vuole comunque ricordare che “era soltanto una partita”. “Nello sport la politica non dovrebbe mai intervenire”. Proprio ieri è arrivata la notizia che la Fábrica de Aviones Brigadier San Martín (Fadea) di Córdoba, impresa di stato, ha firmato un contratto con l’israeliana Iai per la fabbricazione assieme di aerei militari. È una risposta implicita? “Ripeto che non è il caso di mescolare politica e sport. Argentina e Israele sono comunque due paesi che hanno eccellenti relazioni, e le hanno sempre avute”.  Anche con Cristina Kirchner? “In realtà sì, con alcuni piccoli corto circuiti. Dopo aver mantenuto una certa fermezza verso il governo di Teheran, a un certo punto il governo anteriore iniziò ad avvicinarvisi, per ragioni geopolitiche dovute alla sua alleanza con il Venezuela chavista. Ma si è trattato di un dato congiunturale, indipendente dai vincoli tra i due popoli, che sono invece solidi”.

   

Durante il governo Kirchner è morto in modo misterioso il procuratore Alberto Nisman. “La Camera Penale argentina con una sentenza ha appena stabilito che Nisman è stato assassinato. Non è stato un suicidio. La stessa sentenza collega questa morte con la sua denuncia  di un patto sotto banco con Teheran, per occultare le responsabilità iraniane negli attentati del 1992 e 1994”. E chi è il colpevole? “ciò la Giustizia argentina non lo ha ancora determinato. Essendo un avvocato, mi attengo ai dati accertati e non alle speculazioni”. Ma perché quegli attentati proprio in Argentina? “Eccellente domanda! Quel che viene da pensare è che l’Argentina sia stata il banco di prova per tutti gli attentati che negli anni a seguire sono stati replicati in tutto il mondo. Comprese le Torri Gemelle”.

   

L’Argentina ha non solo la più importante comunità ebraica dell’America Latina, ma anche una importante comunità di origine araba. “E le relazioni sono eccellenti. Assieme alla soia e al vino, uno dei nostri migliori prodotti di esportazione è proprio questo. La convivenza pacifica tra cristiani, musulmani e ebrei”.

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