Bob Jungels

Nibali dà una botta al Giro, ma è Jungels il meno lento allo sprint

Giovanni Battistuzzi

Lo Squalo tenta l'azzardo verso Bergamo alta e spezza il gruppo: Dumoulin non si stacca, ma con lui rimangono solo una decina di corridori. Allo sprint vince il lussemburghese. Macron e Pinot intercettati

Discendendo da Selvino verso Bergamo, lungo la strada che oggi hanno percorso i corridori del Giro d'Italia, Giuseppe Unicorno pensò che ogni musica poteva essere riassunta in una formula matematica e che grazie a una formula matematica si sarebbe potuto creare la musica perfetta per ogni occasione della vita. Per addormentarsi, per iniziare la giornata, per rendere gradevole il riposo post prandiale, per innamorarsi e per fare l'amore. Se ne convinse vedendo il volo di uno stormo di usignoli e il loro canto ad ali spiegate. Aveva da poco compiuto i settant'anni e decise di impiegare quanto gli rimaneva per riuscire a formulare un teorema matematico-musicale. Passò anni a studiare e a scervellarsi sul problema senza riuscire a venirne a capo. Quando gli fu chiaro che nessuna formula sarebbe riuscita a riassumere tutta la musica, si arrabbiò a tal punto da bruciare gran parte del suo lavoro e abbandonare la matematica per darsi all'alchimia.

 

Giù Selvino il Giro d'Italia si è gettato verso Bergamo senza pensare a teoremi matematici e a componimenti musicali. Gli usignoli di Unicorno si sono trasformati in fruscio di ruote lanciate a settanta chilometri all'ora e in applausi, trombette e vai-vai-vai di tifosi e appassionati. La solitudine del matematico è diventata la compagnia armata di cinque avanguardisti in cerca di successi personali: Luis Leon Sanchez, Pierre Rolland, Jacques Janse Van Rensburg e Philipe Deignan. Gente forte e determinata, ma con il destino segnato, perché i migliori della classifica hanno deciso che nessuno poteva andarsene e che la salita di Bergamo alta, a tre chilometri dall'arrivo, poteva essere occasione buona per guadagnare qualche secondo, togliersi qualche sassolino, regolare qualche conto, almeno morale. Perché manca una settimana al termine del Giro, perché le occasioni per ribaltare chi sino a questo momento ha dominato la corsa, Tom Dumoulin, ci sono e tante e alpine, ma a volte, come insegnava Charly Gaul, "i secondi guadagnati in una tappa di media difficoltà creano crepe nei muri dei dominatori e possono generare possibili crolli futuri".

 

E così mentre Tom Dumoulin troneggia in Rosa per il sesto giorno consecutivo, dopo aver dominato a cronometro e guadagnato in salita a Oropa, Vincenzo Nibali, che sino a oggi si era sempre staccato, ha provato l'attacco, l'azzardo, il colpo a effetto. Un allungo sulla Boccola per riprendere Jungels, un altro per lasciare tutti gli altri, un ultimo a naso all'ingiù per levarsi dalle ruote chi gli era rimasto attaccato. Poi uno sguardo indietro, la certezza di aver fatto abbastanza, il gruppo spezzato e solo una decina di uomini con lui. Quelli buoni per la classifica ad eccezione di Tanel Kangert finito addosso a uno spartitraffico che di chilometri all'arrivo ne mancavano cinque.

 

Alla fine dei 199 chilometri che uniscono Valdengo a Bergamo il più veloce è stato Bob Jungels, giovane lussemburghese dal gran futuro e dall'ottimo presente, che in uno sprint a ranghi ridotti e a velocità incerta è riuscito ad avere la meglio su Nairo Quintana e Adam Yates, mentre Tom Dumoulin da dietro osservava tranquillo aspettando il giorno di riposo di domani e la resa dei conti sulle Alpi.

 


Giro d'Italia fisso - la rubrica di Maurizio Milani


Clamoroso al Giro. Il francese Thibaut Pinot ha ricevuto una telefonata da Emmanuel Macron. Ecco il testo intercettato da una procura, ma non diremo quale.

Macron: "Allora come va?".

Pinot: "Bene".

Macron: "Ti va di fare il presidente del Coni qui a Parigi?".

Pinot: "Sì, parto adesso".

Macron: "A quelli del Giro devi dire che ti ha telefonato Hollande".