Ewan se ne frega dell'inutile velocità di Mallarmé (e della bellezza)

Giovanni Battistuzzi

Il velocista australiano vince ad Alberobello la sua prima tappa al Giro d'Italia. Alle sue spalle Gaviria, che con un numero si piazza secondo, e Bennet. Jungels ancora in Maglia Rosa

“La velocità è una sensazione sublime, ma inutile. L’uomo è un essere pensante e nel correre il ragionamento si perde. Per questo preferisco passeggiare, godere dei tempi della vita e della giornata”. Stéphane Mallarmé lo scrisse all’amico e collega Paul Valéry nel 1897, poche righe che influenzarono profondamente il lavoro del filosofo francese.

 

Della stessa opinione del poeta oggi era il gruppo al Giro d’Italia. Da Castrovillari ad Alberobello c’è un pezzo di Calabria, tutta la Basilicata, una fetta di Puglia. Ci sono soprattutto 224 chilometri di pianure che pianeggianti non lo sono poi molto, un susseguirsi di strade lievemente inclinate, rognose perché difficili da decifrare, percorso da Tour de France, se non fosse per il rosa dei palloncini, delle bandierine affianco al percorso. Duecentoventiquattro chilometri che sono filati dormienti, due uomini in testa, un plotone alle loro spalle quasi completamente disinteressato alle sorti odierne, ma con l’occhio attento al cronometro, giusto per non passare per fesso. C’è da pensare a un futuro ormai prossimo, Peschici e Blockhaus, domani e dopodomani, ossia un sabato di possibili imboscate e una domenica di sicuri duelli, all’insù, verso la prima grande cima del Giro d’Italia.

 

Duecentoventiquattro chilometri che passano sonnacchiosi dietro a Kozontchuk e Fonzi, avanguardisti e incoscienti di giornata, perché verso Alberobello pensare di trovare gloria è mera utopia.

 

Duecentoventiquattro chilometri che sono attesa e poi dinamite negli ultimi cinque chilometri, quando i velocisti accendono le micce ai loro scudieri, che da gregari si fanno apripista, derny. Velocità.

 

La lentezza diventa scatto, l’insegnamento di Mallarmé inutilità, la gara un vortice, equilibrismo. Quello grazie al quale Fernando Gaviria supera quasi con le ruote sulle transenne i rivali, si avvicina ai rivali, ma non abbastanza. Caleb Ewan è già partito, si è già piegato in quel suo modo brutto e scomposto, che non rende onore a una storia centenarie di volate e velocità a pedali. Caleb Ewan è davanti, ma vicino, a portata di mano, ma irraggiungibile. Primo e prima vittoria al Giro. Primo per qualche decina di centimetri davanti a Gaviria, abbastanza per un inno alla bruttezza più che alla lentezza.

 


Giro d’Italia fisso – la rubrica di Maurizio Milani


  

Sto leggendo il libro 100 volte Giro (250 pagine, grande formato). La parte dal 1909 al 1921 l’ho redatta io tramite documenti dell’epoca che dopo averli consultati sono andati persi. Per questo sono inquisito dall’Archivio di Stato.

 

Dispiace dirlo, ma ce li ho ancora io. Domani decido se riportarglieli indietro.