Izagirre conquista Peschici, mentre l'Italia perde la disfida della fuga

Giovanni Battistuzzi

Lo spagnolo della Movistar è il più lesto a sfruttare la caduta di Valerio Conti all'ultimo chilometro. Sulla salita che porta all'arrivo stacca Visconti e Sanchez. Jungels cade, ma è ancora in Rosa

Sul cavallo aveva passato la maggior parte dei suoi giorni, con la spada in mano pure e di combattere non era mai stufo. Francesco Salamone dalla Sicilia se ne era dovuto andare perché con la spada aveva trafitto chi non avrebbe dovuto, un ragazzo di famiglia nobile e di molte armi in cascina. Divenne cavaliere di ventura per necessità e per volontà di soldi, combattimenti e donne. A Barletta nel 1503, dopo la cosiddetta Disfida, aveva vinto e con la vittoria aveva ottenuto ingaggi importanti, notorietà e Grisilde, nobildonna pugliese che decise di amare. Si trasferì con lei per qualche tempo a Vieste, poi si appartò con una serva, venne scoperto e dovette fuggire. Si nascose a Peschici per fuggire alla furia dei fratelli della nobildonna, proprio lì dove oggi il Giro d'Italia è arrivato al termine di una tappa che è un su e giù continuo, un susseguirsi di curve tra mare e macchie verdi di lecci perastri e biancospini.

 

Fuga solitaria quella di Salamone cinquecento anni fa, fuga collettiva oggi. Una dozzina al mattino a risalire il Tavoliere da Molfetta verso Manfredonia, una quindicina nel primo pomeriggio quando le ruote degli avanguardisti hanno iniziato a percorrere le strade garganiche, dopo che Luis Leon Sanchez si era fatto apripista di tutto il geuppo sulle pendici della salita che porta a Monte Sant'Angelo. Infine in cinque: Giovanni Visconti, Valerio Conti, Luis Leon Sanchez, Gorka Izagirre, Gregor Mülhberger.

 

Il finale è un toboga di curve e scogliere e case bianche e discese prima degli ultimi millecinquecento metri di salita. Uno strappo che taglia il paesino di Peschici come una lama che incide i polpacci dei corridori. Uno strappo che Visconti e Conti speravano potesse dare loro la vittoria e all'Italia il primo successo in questa edizione. Ma Peschici è "paese di bellezza e ingratitudine, che i suoi figli perde per il mondo e si fa sedurre da ammalianti invasori", scrisse il linguista Giacomo Micaglia, e al tricolore ha preferito il rosso e il giallo della bandiera spagnola, quella di Gorka Izagirre. Il corridore della Movistar è il più lesto a scattare dopo la caduta all'ultimo chilometro di Valerio Conti, che si è disteso sull'asfalto in un tornante in salita. Un tombolone che che rallentato tutti ad eccezione del basco che si è involato, dimostrando di avere comunque più gambe di tutti, più velocità di tutti, più fortuna, forse, degli altri.

 

Visconti, che è siciliano come Salamone, prova a rientrare, accelera ma non rchiude il buco, non riesce a emulare il conterraneo: la sua disfida l'ha perduta per pochi secondi, lasciando vittoria allo spagnolo e con essa il bacio delle Grisilde sul podio.

 


Giro d’Italia fisso – La rubrica di Maurizio Milani


 

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