Foto LaPresse (2013)

il colloquio

“Inclusività e asterischi non possono eliminare la donna”, ci dice Paola Concia

"La barricata destra-sinistra su questi temi è inutile: anziché i diritti, avanza la guerra civile”

Nicola Mirenzi

Per l'ex parlamentare del Pd e militante per i diritti omo e transessuali "questa storia del linguaggio è sfuggita di mano". Il dibattito intorno al manifesto dei Radicali italiani che invita a firmare una legge per tutt* a favore dell’aborto libero

"Io sono una donna, ancor prima di essere lesbica, e non ho alcuna intenzione di farmi cancellare da un asterisco. E’ chiaro?”. Anna Paola Concia – ex parlamentare del Pd, oggi coordinatrice di Didacta Italia, da sempre militante per i diritti omo e transessuali – è ferita e arrabbiata. “Ora basta”, dice. “Sono stata zitta abbastanza. Questa storia del linguaggio è sfuggita di mano. E’ inaccettabile che in nome dell’inclusione si cancellino le donne. Perché di questo si tratta: della rimozione della donna, dell’annientamento della differenza femminile, trasformata in un problema, in un ostacolo da spazzare via”. In un impeto, martedì, Concia ha commentato su Twitter il manifesto dei Radicali italiani che invita a firmare a favore di una legge per l’aborto libero, definita “una “legge per tutt*”, scrivendo: “Tutte chi? Asterisco? Ma quale asterisco? Ma smettetela, per favore, state facendo un danno incalcolabile al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza delle #donne”. Ne è nata una polemica furibonda. Tutta interna al movimento Lgbtq+. Che non nasce però dal fastidio di un giorno. Ma è l’esito di una lunga meditazione. 

 


“Sono anni”, dice Concia, “che osservo in silenzio quello che sta succedendo. Studio, mi informo, cerco di capire. Ma non mi riconosco nella piega che hanno preso le cose. La lingua si può cambiare. Ma è un percorso lungo e graduale. Che non può essere imposto. Il culmine l’ho raggiunto il 15 giugno. Quando ho letto che la John Hopkins University ha redatto un glossario per l’inclusività nel quale definisce persona lesbica un ‘non-uomo attratto da un non-uomo’”. La rabbia nasce qui. “Ho lottato una vita per essere una donna e una lesbica libera e vorrebbero farmi credere che ciò che fa di me quel che sono è un la particella ‘non’ davanti alla parola ‘uomo’?”.

Dopo le polemiche, la John Hopkins University ha rettificato il glossario. Ma nella proposta di legge “trans inclusiva” dei radicali italiani si trova qualcosa di analogo. L’articolo 17 comma 2 stabilisce, infatti, che nella legge 194 si sostituisca la parola “donna” con il termine “persona gestante”. “Lo schema mentale è sempre quello”, dice Concia, “eliminare la donna”. Altro esempio: “La rivista Lancet, quasi due anni fa, definì le donne ‘corpi con vagina’. Ma non ricordo che qualcuno abbia mai descritto l’uomo come un “corpo con scroto’”. 

Ma, nel caso specifico, quanti sono i trans nati donna discriminati al momento dell’aborto? “Io non conosco nemmeno un caso concreto. Ho chiesto altre informazioni ai miei interlocutori. Nessuno ne ha aggiunte”. Eppure, si fa di tutto con le parole per evitare si dica che il diritto all’aborto non è di tutti perché non tutti possono avere una gravidanza. “Si vuole tutelare il trans in linea di principio? Benissimo. Lo si tuteli. Ma non abolendo il riconoscimento delle donne, perché sono le donne quelle che poi in grandissima parte abortiscono”.

L’accusa, automatica in questi casi, è la transfobia. Da qui il dolore di Concia. “E’ solo una strategia per tapparti la bocca. Un ricatto. Ti danno della transfobica per farti stare zitta. Io sono stata la prima a proporre una legge per l’autocertificazione del proprio genere, già prima del cambiamento di sesso chirurgico. E’ folle essere tacciata di transfobia. Ecco perché in questi anni non ho mai parlato. Per la paura di essere ricoperta di insulti e di odio. E, come me, tante altre hanno paura di parlare”. La accusano anche di fare il gioco della destra. “Ma è un altro ricatto per ridurti al silenzio. Le sembra un modo di confrontare opinioni diverse, questo? Se non se ne abusasse a ogni ora del giorno, direi che è un atteggiamento fascista. Con la precisazione che non è per paura della destra che sono stata in silenzio. Ma per paura degli inclusivi, dei tolleranti, insomma dei miei compagni”.

Prima parlamentare italiana a sposarsi con una donna, nella Germania di Angela Merkel, Anna Paola Concia è stata sposata anche con un uomo, “negli anni in cui facevo di tutto per negare chi ero”. Ha abortito a 23 anni. Nel 2000 ha fatto outing. Nella legislatura 2008-2013, era l’unica parlamentare omosessuale dichiarata. “Quello che non mi hanno mai perdonato, anche i dirigenti del mio partito che oggi stanno con Schlein, è aver cercato di togliere la questione dal terreno dello scontro politico, per farla diventare una pura materia di diritti civili”. Cioè? “Mi sono posta l’obiettivo di sensibilizzare la destra. Fargli capire che era antimoderno negare i diritti trans-omosessuali. In Parlamento, ho dialogato con Gianfranco Fini, Mara Carfagna. Era pronta una legge contro l’omofobia. Furono il mio partito e Forza Italia a bloccarla”. Perché? “Perché dovevano dimostrare che anche sui diritti c’era la barricata destra-sinistra. Così eccoci qui. Di nuovo alla politica dell’amico/ nemico. La Roccella da una parte, il movimento Lgbtq+  dall’altra. E anziché i diritti, avanza la guerra civile”. 

 

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