Wikimedia Commons 

Bandiera Bianca

L'inclusività partiarcale della Johns Hopkins: una lesbica è "un non maschio attratto da altri non maschi"

Antonio Gurrado

Le linee guida sulle politiche Lgbtq+ pubblicate sul sito dell'università americana hanno destato così tanto scandalo che alla fine sono state rimosse. Un caso che spiega bene l'attrito tra biologia e identificazione

E così la Johns Hopkins University ha eliminato dal proprio sito le linee guida sulle politiche Lgbtq+ che tanto scandalo avevano destato per questa definizione di lesbica: un non maschio attratto da altri non maschi. Definizione che cammina sulle uova fra la Scilla della biologia e la Cariddi dell’identificazione; e che potrebbe anche essere vera se vivessimo nel piatto universo della logica formale. Esistiamo invece nel mondo tridimensionale dell’umano, coi suoi grappoli di emozioni sottintese, dove la realtà non può venire desunta a colpi di più e di meno. La famigerata definizione della Johns Hopkins dimostra in realtà proprio quest’attrito: se, in nome dell’inclusione, si cerca rifugio nella definizione il più possibile asettica, elevatissimo è il rischio di incorrere nell’effetto contrario. Il piano meramente logico tralascia gli individui nella loro complessità e vulnerabilità, così che una donna (biologia o meno, identificazione o meno) non possa che sentirsi offesa da una definizione ricavata per sottrazione rispetto alla mascolinità; l’inclusività patriarcale, ecco il risultato di tante buone intenzioni.

Di più su questi argomenti: