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Professione indignati

Un'obiezione alla lettera aperta dei docenti degli alberghieri contro Concita de Gregorio

Chiara Lalli

Gli insegnanti degli istituti si eleggono a rappresentanti di altri professori, studenti e chi dir si voglia di passaggio, ma sciorinare numeri può portare a perdere i concetti concreti dei dibattiti  

Pensavo di aver letto tutto sullo scandalo Massa Lubrense e Harvard, invece mi mancava la lettera aperta dei docenti. Per chi era distratto oppure era in un ritiro del silenzio, Concita de Gregorio ha scatenato l’inferno qualche giorno fa dicendo che “a volte Draghi assume questo tono da titolare di cattedra a Harvard che è finito in un alberghiero di Massa Lubrense”.

 
Dicevo: la lettera aperta dei docenti. Si comincia con un “evidente intento denigratorio”, e penso che farebbe comodo avere uno strumento per rilevare gli intenti e in generale i nostri stati mentali – i più evanescenti dei fenomeni. Risparmieremmo un sacco di tempo e di fatica nel discutere delle intenzioni e sapremmo distinguere con certezza un furto da un regalo, uno stupro da un incontro amoroso. Perché a fare la differenza spesso è proprio solo l’intenzione (la presenza o no del consenso cos’altro è se non la presenza o no di una certa intenzione? E come facciamo a fotografare una intenzione? Magari a Massa lo sanno e non ce lo vogliono dire).

 

Quell’intento denigratorio, oltre a essere evidente, colpisce più o meno l’intero universo, come i cerchi in un lago quando ci butti dentro un sasso, ma potenziati. Un movimento perpetuo di ingiurie e di oltraggio.

 
C’è poi un conteggio preciso degli offesi che è un meraviglioso e involontario testo comico. “Considerando che in Italia vi sono oltre 200 istituti alberghieri con almeno 150 docenti, 35 unità di personale e almeno 1000 studenti in ognuno di essi, in un solo colpo le è riuscita ad offendere, nell’ordine: 200 * 150 = 30.000 docenti + supplenti; 200 * 1000 = 200.000 studenti degli istituti alberghieri attualmente iscritti; 200*35 = 7000 circa unità di personale tra Amministrativi, collaboratori scolastici e tecnici attualmente in servizio; 200 * 2 = 400 Dirigenti Scolastici e Direttori Amministrativi attualmente in servizio; Le strutture del Ministero dell’Istruzione e delle diramazioni periferiche quali gli Uffici Scolastici Regionali che operano anche in funzione degli Istituti Alberghieri; le famiglie, i genitori di coloro che inviano i loro figli alla formazione Alberghiera”.

 

A parte qualche maiuscola un po’ a caso, mi chiedo: avranno chiesto a tutti? Hanno telefonato? Hanno mandato una email con l’oggetto “anche tu ti sei sentito offeso dalle parole ingiuriose di Concita, vero?”. Oppure parlano a nome di tutti gli offesi perché hanno ricevuto una delega, come nelle riunioni di condominio?

 
Ma non basta. Mica sono solo loro. Perché “ai numeri di cui sopra occorre aggiungere tutti coloro che dagli istituti alberghieri sono passati e che ora lavorano in altre scuole e tutti gli studenti diplomati che ora lavorano in bar, pasticcerie, hotel, ristoranti, e sono moltissimi”. Forse faremmo prima a dire chi non si è offeso.

 

Mi fermerei alla comicità involontaria se non fosse che questo meccanismo è molto comune. Si parla a nome di tutti, ci si elegge portavoce di una categoria, poi a conferma della gravità della cosa si invocano dati e numeri a caso: i giovani depressi, le donne traumatizzate, i figli incompresi. La premessa fattuale insomma è ignorata, o meglio scimmiottata. Qual è il modo migliore per rafforzare quello che vuoi dire? Aggiungere che lo dice la scienza oppure invocare moltitudini. Che non basterebbero nemmeno se avessero davvero concordato, figuriamoci se nessuno le ha interpellate. Invece di offendersi e di immaginare che tutti gli altri siano offesi perché tu ti sei offeso, invece di usarti come unità della indignazione universale, non sarebbe meglio investire le energie nell’insegnamento dei buoni argomenti?

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