(foto Ansa)

Dopo la pandemia, boom di nascite in Italia

Roberto Volpi

L’allentamento dei lockdown favorisce i concepimenti. Dati positivi, finalmente

Si prega di fare attenzione alla successione dei dati Istat dei nati in Italia nei mesi di gennaio, febbraio e marzo del 2021. Non è importante, di più. Quei nati corrispondono ai concepimenti rispettivamente dei mesi di aprile, maggio e giugno del 2020, ovvero al secondo dei due mesi di lockdown stretto (aprile 2020), al primo mese (maggio 2020) e al secondo di uscita dal lockdown (giugno 2020). Ed ecco la successione dei dati: a gennaio 2021 si sono registrati 5.015 nati in meno rispetto al gennaio 2020; a febbraio si sono registrati 2.556 nati in meno rispetto al febbraio 2020; e marzo si sono registrati 1.184 nati in più rispetto al marzo 2020. In termini percentuali: meno 14 per cento a gennaio 2021, meno 8 per cento a febbraio 2021, più 3,7 per cento a marzo 2021 rispetto ai corrispondenti mesi del 2020. Un caso? Certo, non impossibile. Ma piuttosto improbabile. La successione è chiara: i concepimenti nel profondo lockdown sono molti di meno, la perdita si dimezza nel primo mese dopo il lockdown e diventa un aumento dei concepimenti a giugno 2020, quando appare chiaro che il peggio è passato e che si può tornare a vivere.

Si tratta di dati che lasciano filtrare, nel plumbeo calo della natalità che continua non si sa più neppure da quando, un fiotto di luce. Per un paio di buoni motivi. Intanto perché finalmente i concepimenti, e le nascite che ne conseguono, mostrano una elasticità rispetto al fluire degli eventi che, nel loro ininterrotto discendere, sembrava perduta. Pochissimi nel lockdown, circospetti a mettere il naso fuori della porta, reattivi, felicemente reattivi, nel primo vero mese di libertà. E poi perché perfino nel martoriato nord, uscito dalla prima fase pandemica con un bilancio di morti pesantissimo, e tale da tagliare le gambe a ogni proposito di rivalsa, i nati di marzo 2021, figli dei concepimenti di giugno 2020, tornano a sopravanzare, sia pure di poco, i nati del mese di marzo 2020, figli di concepimenti di un giugno 2019 del tutto ignaro di quel che si preparava.

Insomma, in attesa di conferme, gli indizi sono positivi. E, prima ancora, inattesi. Dopo che tra dicembre 2020 e gennaio 2021 (concepimenti marzo e aprile 2020, nel pieno della pandemia) si era registrata una perdita delle nascite di oltre il 12 per cento rispetto ai mesi di dicembre 2019 e gennaio 2020 eravamo preparati al peggio. E invece le nascite hanno virato e a marzo 2021 hanno sopravanzato quelle di marzo 2020. Oggi che i segnali di ripresa sono molto più fondati di un anno fa, che il grado di fiducia nel futuro è più alto, che il prestigio e la saldezza del governo Draghi non temono confronti, che il Pnrr, Piano di ripresa e resilienza, italiano è già stato promosso in sede europea e sono in arrivo le prime tranche di finanziamenti, non è infondato sperare che ci sia un sussulto anche sul piano delle nascite. Quel sussulto che accompagnò l’Italia del Dopoguerra e del boom economico e ne rappresentò al tempo stesso il supporto e la conseguenza. E’ certamente presto per cantare vittoria, non per sperare.

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