Vediamo come ballano i bianchi

Fateveli da soli, i balletti. Lo sciopero degli artisti afroamericani su Tik Tok

Greta Privitera

La rapper Megan Thee Stallion non poteva pensare che la sua canzone fin troppo carnale potesse diventare un manifesto antirazzista

Nella scena iniziale di “Thot shit”, il nuovo singolo della rapper americana Megan Thee Stallion, un anziano signore bianco, un senatore, prima la offende con un commento sotto il suo video: “Le stupide puttane dovrebbero pulirsi la bocca con l’acqua santa”; poi si tira giù la cerniera dei pantaloni ed eccitato da quelle immagini inizia a toccarsi. Mentre è raccolto in quel momento intimo, arriva una chiamata. Ė Lei, la Stallion in persona, che va dritta: “Ascolta brutto stronzo, le donne che stai cercando di umiliare sono quelle da cui dipendi. Sono quelle che ti curano, che ti cucinano, che fanno le pulizie, che guidano la tua ambulanza, che ti guardano mentre dormi. Queste donne controllano molta parte della tua vita, non scherzare con loro”.

 

Da qui si scatena un inferno di glutei che si muovono su e giù, intorno e contro la faccia dell’anziano bianco che cerca disperatamente di scappare da un twerking-tortura. La Stallion non poteva pensare che la sua canzone dal ritornello “mani sulle ginocchia, culo tremante sulla mia merda” (scusate l’alto tasso di turpiloquio, inevitabile) diventasse un manifesto antirazzista. Ma così è successo. Centinaia di tiktoker afroamericani, giovani content creator, hanno deciso di “scioperare” e di non ballare sulle note della hit dell’estate in segno di protesta perché ispirati dall’incipit del video della rapper. Vedere una donna afroamericana rimettere al suo posto un senatore – simbolo impeccabile del potere bianco – ricordandogli che se l’America funziona è anche grazie alle afroamericane ha infiammato la gen Z che, come sappiamo, prende fuoco via app. I tiktoker si stanno rifiutando di fare coreografie per denunciare l’appropriazione culturale dei contenuti da parte dei bianchi.

 

Tik tok è famosa per i balletti virali, spesso inventati da artisti afroamericani che si lamentano di non essere riconosciuti per il loro lavoro. I content creator denunciano la prassi ingiusta per cui a prendere i crediti delle loro invenzioni siano le star dei social media di pelle bianca. Come ė successo per Jalaiah Harmon e Keara Wilson, due tiktoker che nel 2020 hanno creato dei balletti sulle note di “Lottery” di K Camp e “Savage remix” sempre della Stallion. Qualche tempo dopo, hanno visto le loro coreografie copiate in tv dalla influencer bianca Addison Rae, nel salotto di Jimmy Fallon. Una brutta sorpresa. E allora: “Vediamo che cosa sapete fare senza di noi”, dicono oggi dai loro profili. “Tik Tok non esisterebbe senza i neri”, commentano gli utenti che si riprendono a braccia conserte mentre ascoltano “Thot shit”. Dal 2013, dalla nascita del movimento Black Lives Matter, il discorso sul razzismo ha toccato tutti gli ambiti della vita sociale e politica americana, per cui non stupisce se la lotta si è estesa anche ad ambiti che da fuori possono sembrare assurdi, tipo le coreografie virali.

 

Amanda Bennett, cofondatrice di define&empower, in un video molto condiviso, ha spiegato che lo “sciopero” dei tiktoker afroamericani è stato fatto perché i content creator bianchi ripensassero ai compensi, alle citazioni e ai comportamenti etici da tenere con i colleghi neri. “Noi afroamericani siamo stanchi che i bianchi si approfittino del nostro lavoro e si approprino della nostra cultura”, ha continuato la Bennett.

 

Gli utenti accusano Tik tok di arricchirsi sfruttando i content creator: “Il modello di business di queste app miliardarie non funziona, lavori moltissimo ma guadagni poco, sopratutto se hai la pelle nera”, ha scritto Kaelyn Kastle, una giovane afroamericana che fa parte di Collab Crib, un collettivo di influencer con sede ad Atlanta. La speranza di tutti è che questo “sciopero” sia l’inizio di una conversazione più profonda sul lavoro dei creatori dei contenuti social, un mestiere nuovo senza protezione, e sull’equità di trattamento dei suoi utenti. Dalla sua, Tik tok, già accusato in passato di trattare ingiustamente i creator neri, ha risposto dicendo di essere un social inclusivo, e molto attento alle discriminazioni razziali.

 

Di più su questi argomenti: