(Foto Pixabay)

Sentirsi aggrediti

Ugo Cornia

Dissenso (finché non arriva la bolletta della luce) su una percezione comune tra gli italiani

Gli italiani si sentono aggrediti – sento dire da una discussione alla radio. A differenza degli americani, che hanno le villette col giardino aperto, senza staccionata, tengono le loro porte aperte, eccetera eccetera, e non si sentono aggrediti da niente, gli italiani invece si sentirebbero aggrediti da tutto. Ma aggrediti da cosa di preciso? Essendo gli italiani una comunità molto numerosa, intorno ai sessanta milioni di persone, e anche abbastanza vaga, nessuno sa quanto un italiano sia simile a un altro italiano se non per la condivisione di una stessa lingua. Cercherò ora di fare un’indagine sul sentirsi aggrediti degli italiani prendendo come campione non un’ipotetica comunità ideale di italiani, ma italiani di cui conosco abbastanza bene i comportamenti, perciò per esempio inizierò l’indagine da me.

 

Quand’è che mi sento aggredito? Così su due piedi faccio un po’ fatica a dirlo. Adesso sono in casa e sto scrivendo questa cosa qui, mi sento aggredito da qualcosa? Direi di no. Mi sembra di non sentirmi aggredito da niente. Ergo, bisogna cambiare esperimento. Uscirò di casa. Ci sarà qualcosa fuori di casa per cui mi sentirò aggredito? Adesso è difficile dirlo. Vedremo. Scendo, faccio le scale e esco. Vado al forno e compro il pane, ma va tutto abbastanza normale: peso e prezzo del pane equi, fornaia gentile e truccata con garbo. Continuo a sentirmi non aggredito. Ma sono in un ambiente molto conosciuto, intorno a casa mia, è tutto abbastanza sotto controllo. Quindi decido di attraversare la strada sulle strisce pedonali, evento che potrebbe addirittura risultare mortale se qualcosa va storto. Invece in realtà le due macchine in arrivo mi vedono, rallentano e si fermano. Riesco ad arrivare vivo dall’altra parte della strada e ancora una volta niente mi aggredisce fisicamente, l’emozione interiore che sto vivendo e che mi spinge verso il centro storico della mia città è tranquilla e routinaria, continuo a non avvertire nessun senso di aggressione.

 

Passo davanti a una cartoleria e saluto un attimo la cartolaia che è mia amica. Ancora una volta prevale una sensazione di tranquillità. Mi rendo un po’ conto che sembra che io viva, a differenza di questi italiani di cui si parlava alla radio, dentro una pubblicità del Mulino Bianco, invece vivo in una città di quasi duecentomila abitanti abbastanza normale. Decido quindi di recarmi venti metri più avanti al bancomat a prelevare ottanta euro. È vero che così facendo mi espongo al rischio di rapina ma ho bisogno di un po’ di contante per le mie spesucce (però devo dire che in quel posto ci ho fatto bancomat varie volte anche alle tre di notte e finora mi è andata bene). Pieno di soldi (si fa per dire perché ho prelevato 80 euro), nel mio abbigliamento garbato e modesto, quasi dimesso, che non farebbe supporre a nessuno il mio momentaneo stato di ricchezza, continuo a sentirmi al sicuro e proseguo la mia passeggiata verso una libreria abbastanza grande, a pochi metri dalla cattedrale, dove entro. Scurioso di qua e di là e quando arrivo al reparto filosofia vedo che è uscito un nuovo libro di Didier Fassin, Vite ineguali. Quanto vale un essere umano, lo compro subito. Interessantissimo questo Fassin, è un antropologo che è andato in giro per anni nelle banlieue di Parigi sulle macchine della polizia a fare ricerca sul campo lì, visto che i selvaggi della giungla ormai non c’erano più. Vado al mercato a comprare un po’ di frutta e torno a casa. Devo dire che mi scordo di ogni sentimento di aggressione perché mentre torno verso casa leggo il libro, visto che mi piace leggere passeggiando. E adesso entro in casa, è fatta. Sono di nuovo al sicuro.

 

E invece no. Avevo sbagliato. Vedo nella posta una busta e inizio a sentirmi un po’ in una situazione di pericolo. Sono almeno dieci anni che quando vedo nella posta qualcosa, so che è una rottura di coglioni. Cose belle, non so, una lettera d’amore o di una vecchia zia che sta a Genova, per posta non arrivano più da anni. Con un animo tra bestemmia e lamento apro la cassetta. Merda, bolletta elettrica. E’ arrivata l’aggressione. La leggo anche. Consumi euro 13,88, altri oneri 15,33, spese di trasporto (anche se ’sti camion pieni di energia elettrica non li ho mai visti) 27, altri servizi 18. Merda che aggressione. Hanno ragione gli italiani a sentirsi aggrediti.

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