Così chi attacca le scuole paritarie dileggia la Costituzione

Nicola Imberti

MicroMega rilancia la polemica sui finanziamenti e rispolvera l'antico adagio del “senza oneri per lo stato”. Peccato che i costituenti intendessero una cosa ben diversa 

Prima di difenderla, la Costituzione, forse bisognerebbe averla letta. O meglio basterebbe aver la voglia di farsi una semplice domanda: con che spirito i padri costituenti decisero di scrivere il testo di un articolo? Perché scelsero di utilizzare una parola, una frase, di sottolineare un aspetto, ignorarne un altro? Sarebbe esercizio utile, soprattutto per evitare di lanciarsi in crociate ideologiche che rischiano di sfiorare il ridicolo.

 

È il caso di quella lanciata su MicroMega contro le scuole paritarie. A condurla, con spregio del pericolo (di figuraccia), il grillino Gian Luca Vacca, capogruppo M5s in Commissione cultura e istruzione della Camera, e Paolo Flores d'Arcais. Il primo, intervistato, ci fa sapere che il Movimento “si opporrà a ogni proposta che vada nella direzione di un incremento del fondo (a favore della scuole paritarie ndr). La scuola in Italia è pubblica e laica. Abbiamo già fatto un’eccezione per salvare soprattutto i posti di lavoro. Fine dei giochi”. Il secondo, soddisfatto per l'annuncio, rilancia spiegando che i grillini avrebbero già dovuto opporsi allo stanziamento di “150 milioni dello Stato italiano alle scuole private (in maggioranza confessionali cattoliche, come noto anche ai sassi)”.

 

Il tutto ruota attorno al “dileggio omnipartisan alla Costituzione” che l'erogazione di queste risorse rappresenta. Perché è noto a tutti, ma D'Arcais ce lo ricorda, che l’articolo 33 della Carta, terzo capoverso, “statuisce: 'Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. E “per lo Stato è un onere un euro (ieri una lira) tanto se viene speso quanto se non viene percepito (per sgravio fiscale, ad esempio), o in qualsiasi altra modalità diretta o indiretta, e per qualsiasi motivazione anche nobilissima, diminuisca il tot positivo del bilancio dello Stato”. Tradotto: quei soldi non andavano stanziati. Né ora né mai.

  

La polemica è antica. Ma gli eventi di questi giorni, unito all'appello bipartisan a sostegno della libertà di educazione firmato da parlamentari aderenti all'Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà (tra i firmatari, oltre a Maurizio Lupi, Flavia Piccoli Nardelli (Pd), Paolo Lattanzio (M5s), Gabriele Toccafondi (Italia viva), Valentina Aprea (Forza Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega) e Fabrizio Rampelli (Fratelli d’Italia), ha contribuito a riaccenderla. 

  

Peccato che non ci sia alcun “dileggio della Costituzione”. Anzi, come ha spiegato il costituzionalista Stefano Ceccanti sull'HuffPost, è “impossibile usare la Costituzione contro le scuole paritarie”. Per capire il perché basta tornare al 29 aprile del 1947. Quel giorno, il liberale Epicarmo Corbino interviene durante il dibattito dell'Assemblea Costituente e spiega il valore della frase “senza oneri per lo stato”: “Noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire a favore degli istituti privati; diciamo solo che nessun istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. È una cosa diversa: si tratta della facoltà di dare o di non dare”.

 

“Si può quindi discutere dei modi migliori del COME finanziarie le paritarie - sottolinea Ceccanti -, ma la questione del SE sia legittimo farlo non è in discussione sulla base della Costituzione”.

 

“La Costituzione va letta tutta e così bisogna fare con l’articolo 33 - dice al Foglio, Gabriele Toccafondi (Iv) - C’è il terzo comma che dice: 'Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato'. Dopo c’è il quarto comma: 'La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali'. Si tratta di una 'facoltà' non di un 'diritto'. Non per il semplice fatto che ti alzi una mattina e dici 'faccio una scuola' lo stato deve garantirti, riconoscimento del titolo di studio finale e risorse. Se stai in un percorso di 'parità scolastica' ovvero accetti regole, controlli, leggi, percorsi allora ti riconosco un valore e un contributo. È una facoltà non un diritto. Questo significa 'senza oneri per lo stato”. E il vero dileggio della Costituzione è proprio condurre crociate contro le scuole paritarie.

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