
foto LaPresse
Aiutare le scuole. Tutte
Nel decreto “Rilancio” soldi solo alle statali. Una scelta che può costare cara
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Superare le divisioni tra paritarie e statali, altrimenti la scuola non reggerà
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La scuola che sarà
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Abbiamo l'occasione di ripensare finalmente il sistema scolastico italiano
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No ai riformisti Coca zero
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Dal 15 giugno riaprono i centri estivi, prova generale per la scuola che sarà
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Il governo fa un primo passo per aiutare le scuole paritarie
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La sciabola dell'Augias
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All'Alitalia il doppio di risorse rispetto alla scuola. Qualcosa non va
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Quando valutare significa attribuire un valore. Un libro
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Così chi attacca le scuole paritarie dileggia la Costituzione
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Caspita, è tornata la Cei battagliera
Non sarà forse lo strumento migliore quello scelto dalla Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) e dall’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi), ma con lo sciopero della didattica online indetto per martedì e mercoledì le scuole paritarie vogliono che tutti si rendano conto del rischio che corre il sistema educativo italiano se molti istituti scolastici non statali fossero costretti a chiudere. Del miliardo e mezzo destinato alla scuola dal decreto “Rilancio”, infatti, soltanto una parte irrisoria andrà alle paritarie, quasi tutta per coprire alcune rette degli asili nido. Il resto è per gli istituti statali. Scelta miope, oltre che ideologica e dimentica dei dettami di Costituzione: per legge in Italia la scuola pubblica si regge su due gambe, statale e paritaria. Le famiglie che mandano i figli nelle scuole non gestite dallo stato pagano una retta permettendo così allo stato di risparmiare parecchi miliardi. Nei mesi del lockdown molte persone hanno smesso di pagare a causa delle ristrettezze economiche e l’anno prossimo non potranno più permettersi una spesa del genere (è un falso mito che soltanto i ricchi mandino i figli nelle scuole gestite da privati). La conseguenza sarà il rischio di chiusura per molti istituti.
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- Piero Vietti
Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.