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Viva il numero chiuso

Redazione

Il governo annuncia: abolita la prova di ingresso a Medicina. Falso e sbagliato

Premessa doverosa. La Manovra approvata lunedì 15 ottobre è un disegno di legge. E come tale verrà vagliato, limato, in parte stravolto (se la maggioranza lo vorrà), durante il dibattito parlamentare. Quello che oggi è scritto potrebbe non vedere mai la luce. Nel comunicato ufficiale il governo ha comunque elencato le “principali innovazioni introdotte dal provvedimento”. Sono 24, in gran parte dichiarazioni di principio prive di dettagli. Così non stupisce che, al punto 22, si legga questa frase: “Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nella facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. La notizia ha destato clamore. Hanno protestato i professori, i rettori, persino gli studenti che hanno sottolineato come il vero problema da affrontare sarebbe quello delle scuole di specializzazione. Consola il fatto che il progetto, così come presentato, è impraticabile. Lo scorso anno si sono iscritti alla prova in 67 mila per 9.779 posti disponibili. Uno scarto di quasi 58 mila posti che rappresentano una massa critica difficile da assorbire da un giorno all’altro. Non solo, anche se il tema era stato in parte già anticipato dal ministro della Salute (che aveva parlato della possibilità di mutuare il modello francese spostando la selezione dopo il primo anno di corso) sia lei sia il ministro dell’Università ieri hanno ammesso di non sapere nulla del punto 22. Così Palazzo Chigi è stato costretto a spiegare che si tratta di “un obiettivo politico di medio periodo”, mentre Bussetti e Grillo hanno aggiunto che quello del governo è “un auspicio”. Di concreto niente. E quando si parla di medicina, giocare con il numero chiuso non significa dare più opportunità ma significa generare più illusioni e forse anche più disoccupati.

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