AP Photo/Mark Schiefelbein

Cinesi su Marte

Umberto Minopoli

Altro che arretratezza tecnologica. Pechino ha fatto passi da gigante nello Spazio

La Cina, al primo colpo, si afferma potenza spaziale. Anzi. Quindici giorni fa la Cina era stata criticata per il modo “primitivo” in cui il residuo di un suo razzo era stato lasciato precipitare, incontrollato, nell’atmosfera. Era un po’ un’autoconsolazione americana imputare a Pechino una presunta arretratezza cinese. Era una critica infondata: il pericolo della caduta incontrollata riguarda, purtroppo, la quasi totalità degli oggetti non riutilizzabili (parti e stadi di razzi) che vengono lanciati in atmosfera. E’ il problema di tutti ingegnarsi nella tecnica del rientro controllato. In pochissimi anni, con il programma Chang’e fatto di missioni lunari e stazioni orbitali, e completato oggi dalla missione su Marte, la Cina si afferma come superpotenza spaziale. Che, in alcuni ambiti, mostra avanzamenti tecnologici che spiazzano i competitor occidentali.

 

La Russia, ad esempio, dopo 70 anni, deve abdicare al suo ruolo di sfidante degli Stati Uniti e si avvia a diventare un partner della Cina. Come altri importanti player (tra cui gli europei). Lo spazio, oggi, è un terreno di gioco con molti protagonisti. Ma la Cina sta acquisendo un profilo da primato. E sfida, molto da vicino, quello della Nasa. La missione su Marte ha alcuni aspetti fantastici. Già il fatto che la Cina abbia centrato, al primo tentativo, l’Edl (entry, descent, landing) su Marte è un traguardo storico ed eccezionale: il 50 per cento dei tentativi effettuati da americani e russi era fallito. Per i russi, anzi, Marte è sempre stato avvolto da uno strano mistero: ha respinto, in un modo o nell’altro, la maggior parte dei tentativi di approccio. Il secondo record o originalità cinese è rappresentato dall’eccezionalità e dalla complessità della missione. Al primo tentativo, la Cina ha portato su Marte non una singola sonda, ma ben tre oggetti – un orbiter, un lander e un rover – sganciati dalla navicella cinese. E i tre oggetti sono dotati di 30 strumenti di fine tecnologia per indagini sull’atmosfera e il sottosuolo di Marte.

 

Il centro delle indagini riguarderà l’acqua su Marte, che sta diventando importante non solo per risolvere definitivamente l’eterno dilemma sulla vita, passata o presente, sul Pianeta rosso, ma per la prospettiva della terraformazione di Marte (produzione di ossigeno per i futuri colonizzatori di Marte e creazione di idrogeno come carburante per i viaggi interplanetari). La sonda cinese è atterrata con naturalezza. In realtà atterrare su Marte, per oggetti pesanti, resta un’impresa ai limiti dell’umano: per la rarefazione dell’atmosfera e la natura rocciosa e sconnessa della superficie. Tante missioni sul Pianeta rosso sono abortite per questo. Rendendo i 7 minuti dell’Edl – che avvengono al buio per i centri di controllo sulla Terra, dati i tempi della velocità della luce a percorrere i 320 milioni di chilometri (medi) di distanza – una fase di autentico terrore per le agenzie spaziali: nessun controllo è possibile dalla Terra. La sonda cinese, coniugando un sistema di minirazzi frenanti e telecamere di guida sul luogo migliore per l’atterraggio (in questo replicando l’americana Perseverance) ha reso naturale, soft e spettacolare la fase più drammatica e incerta dell’ammartaggio.

 

Infine, la missione cinese su Marte – che segue quelle sulla dark side del nostro satellite  e gli annunci di una futura base lunare – detta il futuro prossimo dei progetti spaziali: ritorno rapido del volo abitato, ritorno sulla Luna, nuove stazioni orbitali plurifunzione e discesa su Marte. C’è da sperare che il sogno spaziale bilanci, in ottimismo, la visione, un po’ deprimente e debilitante del terzo millennio, che invece ci sta dando l’allarme sul clima.

 

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