(Foto Ansa)

oggi la riunione a Bruxelles

Più green pass, meno quarantene per tornare a viaggiare. Le proposte dell'Ue

Ruggiero Montenegro

Spostarsi tra i confini senza isolamento e tamponi: le raccomandazioni europee ricordano agli stati membri che il certificato verde serve a semplificare e non a burocratizzare la pandemia

Regole più chiare e uniformi, a partire dal green pass. L'obiettivo, ormai anche a livello europeo, è lo stesso: semplificare il groviglio di norme intorno al Covid che finiscono per sovrapporsi, per confondere anziché regolare, fino a mettere in discussione, di fatto, uno dei pilastri dell'Unione europea: la mobilità.

Partirà da qui il Consigio affari generali, riunito questa mattina a Bruxelles per discutere delle raccomandazioni in materia di viaggi: troppi e diversi, a seconda dei paesi, i requisiti d'ingresso tra tamponi e quarantene all'arrivo, con il risultato di rendere gli spostamenti imprese impossibili. Da qui l'esignza di un nuovo approccio, che superi la valutazione dei rischi per aree geografiche e metta al centro il cittadino, la sua singola condizione. In qualche modo un ritorno all'idea originale di green pass, poi superata dalle restrizioni adottate dai singoli paesi, in particolare con l'arrivo della variante Omicron. Il nuovo protocollo, che dovrebbe entrare in vigore da febbraio, permetterà insomma a chiunque sia vaccinato, guarito o abbia fatto un tampone dall'esito negativo di muoversi liberamente.

Non si tratta, va specificato, di misure vincolanti ma resta comunque un primo tentativo di riaffermare un principio originale e affrontare questa nuova fase in maniera più “normale”. I paesi potranno ancora, e sulla base delle valutazioni epidemiologiche, adottare provvedimenti più stringenti ma sulla proposta che sarà discussa oggi sono arrivate parole convergenti, da più parti in Europa. Ed è anche un modo per rilanciare ulteriormente le vaccinazioni il cui tasso può variare parecchio, con Spagna, Portogallo e Italia che si muovono tra l'80 e il 90 per cento, mentre i paesi dell'est faticano a superare la quota del 60 per cento di popolazione immunizzata.

 

Fino ad oggi, a determinare le restrizioni erano le indicazioni dell'Ecdc. La mappa prodotta dal Centro europeo per la prevencione e il controllo delle malattie che colora in varie tonalità dal rosso scuro al verde, in base ai dati del contagio e all'incidenza, ciascun paese europeo e ha rappresentato uno dei principali criteri per la gestione delle frontiere. La cartina continuerà a esistere, ma verrà depotenziata, assumento un carattere puramente informativo

 

Sarnno confermate in toto invece le normative e la durata green pass, di 180 giorni per i soggetti guariti e di 9 mesi per chi è vaccinato: una discussione che presto riguarderà anche l'Italia, dove la certificazione dal primo febbraio varrà 6 mesi e a breve dovrà fare i conti le prime scadenze. L'indirizzo del governo pare quello di concedere una proroga, in attesa di capire se sarà necessario un nuovo richiamo, la quarta dose, su cui per il momento le agenzie del farmaco italiana ed europea vanno caute. Sarà comunque decisivo il parere del Comitato tecnico scientifico.

Ma tornando ai tavoli di Bruxelles c'è poi, come riportato in anteprima dal quotidiano spagnolo El Pais, una questione legata ai tamponi. Le valutazioni sul molecolare non dovrebbero cambiare (il risultato negativo vale 72 ore) ma su quello antigenico potrebbe essere raccomandata la stretta e si valuta di accorciarne la validità a sole 24 ore, sulla base delle valutazioni legate a Omicron e all'alto numero di fasi negativi.

La raccomandazione proposta oggi, frutto di una elaborazione da parte degli ambasciatori degli stati Ue, dovrebbe essere approvata senza grossi problemi. Le poltiche sanitarie tuttavia restano in capo ai singoli governi, che decideranno se e in che misura far proprio il provvedimento. E con il picco di Omicron che sembra essere sempre più vicino

Anche da questo passerà questo piccolo passo verso la normalità.

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