Foto LaPresse

Un piano Marshall europeo da 100 mld per aiutare le economie dei paesi infettati

Gianni Dal Moro

Questa volta l’Europa è a una svolta per dimostrare di avere una propria coscienza condivisa

Al direttore - Come scrive bene padre Spadaro stiamo sperimentando in diretta che “più siamo connessi, più il contatto si può trasformare in contagio, la comunicazione in contaminazione, le influenze in infezioni”. Nessun paese potrà sentirsi al riparo da queste connessioni. Mentre dal punto di vista sanitario c’è la consapevolezza della gravità della situazione, il rischio che ci sia una sottovalutazione della crisi dal punto di vista economico e occupazionale. Sottovalutare vuol dire non rendersi conto della gravità della crisi economica che corre il rischio di sfociare in una crisi sociale, se non democratica. Tutta l’Italia sta per essere interessata in modo importante dal coronavirus, ovviamente con gradi diversi dal punto di vista sanitario, ma molto simili sul piano economico e occupazionale. Situazioni che stanno creando un danno significativo dal punto di vista economico principalmente nel settore del turismo, che oggi registra i dati allarmanti, ma anche del commercio, dell’agroalimentare, della logistica, della manifattura, delle nostre esportazioni per non parlare dei beni di lusso.

 

La nostra prima e più importante preoccupazione è stato tutelare la salute dei cittadini italiani. Bene e sappiamo non solo che non è finita ma che siamo nell’epicentro della crisi sanitaria. Prima di tutto viene la salute degli italiani. Ora però dobbiamo mettere in campo subito una serie di interventi adeguati alla grave crisi economica che l’Italia sta attraversando e attraverserà. Questo virus oggi per l’economia italiana sarà peggio di una calamità naturale, peggio di un terremoto, che seppur devastante colpisce in modo gravissimo l’area interessata, mentre questo virus sta minando l’economia non solo dell’Italia e indipendentemente da dove è emerso il focolaio. Sono state colpite le tre regioni più importanti per l’economia del nostro Paese e piano piano la crisi sta scendendo per la nostra le penisola. Il rischio che l’Italia si fermi per alcuni mesi è molto alto. Se analizziamo il peso del pil su settori principalmente toccati, se analizziamo la frenata delle esportazioni, il danno di immagine dell’Italia e del suo Made in Italy, è facile rendersi conto della gravità della situazione.

 

Il governo ha messo in campo con urgenza azioni a sostegno delle imprese, delle famiglie. Tutto bene è molto importante, andava dato subito un segnale. Ma la mia impressione è che la sommatoria degli interventi programmati e annunciati per una somma pari a 7,5 mld (6,3 in deficit) sia insufficiente. E’ certamente un primo passo importante e bene ha fatto il Governo a farlo subito. Abbiamo bisogno di un piano Marshall, con risposte che devono arrivare principalmente dall’Europa. L’Italia da sola non potrà farcela. Certo tutti dovranno fare la propria parte, sia sul piano locale che nazionale, ma è indubbio che questo è il momento nel quale l’Europa deve dimostrare di essere generosa dando la piena disponibilità per aiutare in modo forte i Paesi coinvolti come L’Italia. Un Paese come l’Italia che si è fatto carico negli ultimi anni di un’altra emergenza che ora più di altri e sotto attacco di questo virus, non può essere lasciato solo dall’Europa, ne vale non solo della credibilità della Europa stessa, ma della tenuta democratica delle proprie istituzioni che verrebbero travolte da un sentimento di rivolta popolare che se non tracimerà nelle piazze (almeno si spera) intaccherà in modo forte il rapporto sociale europeo.

 

Sono certo che l’Europa saprà assicurare ai Paesi coinvolti tutti gli spazi di flessibilità previsti dalle Regole di bilancio dell'Unione europea in caso di eventi eccezionali, scorporando ad esempio dal calcolo del deficit le risorse per investimenti volti a gestire l'emergenza e poi a rilanciare l'economia, e accedere al Fondo di solidarietà dell'Ue, nato in origine per rispondere alle grandi calamità naturali fornendo sostegno europeo ai territori colpiti all'interno dell'Unione e allentando i vincoli del patto di stabilità. Ma credo purtroppo che non sarà sufficiente. L’Europa dovrà essere pronta a fare tutto quello che serve dall’emissione degli Eurobond all’allenamento dei vincoli di Basilea per consentire alle banche di aiutare le pmi che entreranno in una sofferenza di liquidate forte. Qui non si tratta solo di valutare l’impatto della crisi sul pil ma evitare la chiusura di tante aziende, destrutturando il sistema produttivo, del commercio e dell’artigianato italiano e da subito assicurare interventi di sostegno economico a tutti i lavoratori indipendentemente dalla loro occupazione.

 

Questa volta l’Europa è a una svolta: se capirà fino in fondo la gravità della situazione, mettendo in campo un piano Marshall europeo di almeno 100 miliardi per aiutare tutte le economie dei paesi interessati dal coronavirus avrà ottenuto la piena legittimazione pubblica da parte di tutti i cittadini europei anche quelli più avversari all’Europa stessa. Un impegno finanziario importante ma non impossibile, pari circa al 8 per cento del bilancio europeo, pari allo 0,6 per cento del pil dell’Europa. E l’Italia deve poter contare almeno su 20-25 miliardi perché il danno che subirà sarà superiore ad un punto di pil e questa somma non può essere caricata solo sulle spalle dell’Italia e delle sue future generazioni. Il tutto accompagnato da un piano di investimenti straordinario con una capacità di intervento diretto e immediato. Se invece le regole finanziare europee, la burocrazia europea, la miopia degli Stati nazionali prevarranno assicurando si aiuti ma non sufficienti, e i paesi più esposti usciranno fortemente ammaccati, in primis l’Italia, l’Europa perderà definitivamente la sua credibilità, e i nazionalismi, gli egoismi, in modo forte prenderanno il sopravvento. Attenzione che questa crisi economica-occupazionale potrebbe agganciarsi alla crisi immigratoria che oggi vediamo bussare ai confini della Grecia. Dopo il fallimento delle politiche fiscali europee e le politiche dell’immigrazione, l’Europa non può permettersi che questo intervento solidaristico nei confronti dei propri cittadini europei fallisca. E anche la velocità nelle risposte darà il segno della consapevolezza e della responsabilità della classe politica e dirigente europea. Ora è il tempo che l’Europa dimostri di avere una propria coscienza europea.

 

Gianni Dal Moro è deputato Pd - Base riformista

Di più su questi argomenti: