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Così l'ondata antiscientifica ha fatto tornare il morbillo negli Stati Uniti

Massimo Piattelli Palmarini

Il ritorno dell'epidemia ci dice molto del pericolo antivaccinista. La politica deve combattere questa disaffezione per la scienza

Nell’anno 2000, grazie alla diffusione a tappeto della vaccinazione, il morbillo era praticamente scomparso dagli Stati Uniti. In questi giorni, però, sussiste lo stato di emergenza per un’epidemia di morbillo: i più colpiti sono lo Stato di Washington, la città di New York, il New Jersey, l’Oregon e le Hawaii. Infatti, a tutt’oggi, già si contano trecentocinquanta casi, ma il numero sta crescendo quasi quotidianamente. Il virus del morbillo è uno dei più facilmente trasmissibili, a contatto con un soggetto colpito, nell’aria, con colpi di tosse, starnuti o respirazione ravvicinata.

 

Per i primi giorni non vi sono sintomi, quindi i portatori conducono vita normale, vanno in giro, a scuola, nei ristoranti, in chiesa, negli centri commerciali, inconsapevolmente contaminando circa altre dieci persone, le quali a loro volta ne possono contaminare altre dieci o più. Il rischio di contagio dura poi per oltre venti giorni. In media, uno o due bambini su mille ne muoiono. Risulta che l’inizio della presente epidemia sia attribuibile a un viaggiatore internazionale approdato nella Contea di Clark, che include la città di Seattle. Inutile dire che, purtroppo, il fattore cruciale dell’epidemia è la mancanza di vaccinazione in un numero crescente di bambini.

 

Anche negli Stati Uniti, infatti, si è diffusa la dissennata tendenza a rifiutare le vaccinazioni. Medici imbroglioni, su internet, offrono alle famiglie interessate certificati di esenzione, dietro il pagamento di una cifra che oscilla dagli ottanta ai trecento dollari. Seimila bambini non vaccinati sono già stati forzatamente allontanati da varie scuole. Lo scorso mercoledì alti commissari della Salute pubblica della California, di New York e di Washington hanno diffuso un appello alla vaccinazione, che risulta aver avuto il benefico effetto di 14 mila nuove vaccinazioni. Il vaccino chiamato MMR (measles, mumps and rubella, cioè morbillo, orecchioni e rosolia) è efficace al 93 per cento. Una seconda dose assicura il 97 per cento. La media nazionale di vaccinazioni è alta, circa il 96 per cento, ma vi sono isole di rifiuto, nelle quali si arriva appena al 60 per cento.

 

L’unica esenzione clinicamente giustificata è quando il bimbo è sotto chemioterapia. Nessun’altra condizione la giustifica. Il dottor Howard Zucker, Alto commissario per la Salute pubblica dello stato di New York, ha definito le famiglie che rifiutano di vaccinare i figli come colpevolmente manchevoli (lackadaisical). Si può solo dire loro “vi avevamo avvertito”. Purtroppo, la vaccinazione è obbligatoria solo in California, Mississippi e West Virginia.

 

Negli altri 47 stati i genitori possono rifiutarsi, dietro presentazione di un certificato medico, ma in 18 di questi (Arizona, Arkansas, Colorado, Idaho, Louisiana, Maine, Michigan, Minnesota, North Dakota, Ohio, Oklahoma, Pennsylvania, Texas, Utah, Wisconsin e Vermont) possono rifiutare anche per motivi personali, morali o religiosi. Yvonne Maldonado, presidente dell’American Academy of Pediatrics e docente di Pediatria alla Stanford University, ha da tempo suggerito che questo tipo di esenzioni vengano abolite. Le patetiche e insensate giustificazioni ben le conosciamo, sbandierate anche in Italia: lo stato non deve impossessarsi dei nostri corpi, i genitori devono decidere, non lo stato o la classe medica. Si presta fede a notizie inattendibili sulle deleterie conseguenze dei vaccini, si vuole risparmiare al bimbo il minimo dolore dell’ago.

 

Purtroppo questo è un sintomo di una tendenza preoccupante: la disaffezione per la scienza. Mentre negli Stati Uniti, ricercatori ed enti che elargiscono fondi di ricerca stanno cercando di recuperare i molti danni di una chiusura del governo durata oltre un mese, per la bizza di Trump sull’inutile muro con il Messico, e i ricercatori della Gran Bretagna si raggricciano vedendo sfumare contributi europei e aspettandosi una fuga di cervelli per l’insulso Brexit, molti di noi si inorridiscono per questa ondata antiscientifica. A sua volta parte della disaffezione per la professionalità, le temute multinazionali e una demonizzazione dell’industria farmaceutica, che, certo, ha le sue colpe, ma che ha creato medicine sempre più efficaci e mirate. Non ce ne rendiamo conto, ma tutti noi siamo circondati da parenti, amici, colleghi che cinquanta o sessant’anni fa sarebbero morti, ma oggi non lo sono, grazie ai nuovi farmaci adesso disponibili. Cerchiamo di non dimenticarlo.

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