"Il malato immaginario", di Honoré-Victorin Daumier (1860-1862)

Ottimisti e razionali

Vita da web. Le diagnosi online sono sempre il male

Valeria Montebello

Tutti vanno a cercare su internet le risposte ai propri malanni. E' il risultato del distacco fra medico e paziente che si è fatto sempre più netto

Se mentre mangi le polpette schiacci qualcosa di troppo acuminato per essere carne, cosa fai? Cercherai innanzitutto di recuperare il pezzettino incriminato, di tirarlo fuori dalla bocca per non ingerirlo. Avvio della fase di studio del reperto: sarà osso? vetro? ceramica? come ci sarà finito? qualcuno vuole uccidermi? Fase successiva: paranoia piena. E se ne ho buttati giù altri senza accorgermene, di pezzettini? Magari si nascondevano nella polpetta precedente. La prima cosa che si fa in questi casi non è mettersi due dita in gola o andare al pronto soccorso correndo. No. È sdraiarsi sul divano e digitare su Google: “ingestione pezzetti ceramica che fare?”. A quel punto inizia uno scroll infinito di domande, fatte da gente come te, incapace di accettare la sofferenza, che vede in ogni malessere il segno del proprio bisogno di protezione. Sono milioni le persone che appena hanno qualche sintomo o pensano di averlo cercano su internet le risposte – o le chiedono. E a volte, su certi siti, sono proprio i medici a svelare l’arcano. Da “ingestione pezzetti ceramica” si arriva ad “ingestione pellicine delle dita” (sa, ne mangio tante, non faranno mica male?). Fino alla “terra della pianta ingerita per sbaglio” (potrei morire? la prego dottore mi aiuti!). E un dottore, effettivamente, risponde alla malcapitata con sottile ironia: “Sarebbe un problema se avesse ingerito la pianta!”.

 

Ci sono anche tanti “si faccia vedere dal suo dottore/ da uno specialista/da uno bravo”. Peccato che un medico dovrebbe sapere che l’unica cosa da scrivere in questi casi sarebbe una parola di conforto, umana: quando qualcuno fa una richiesta disperata come “ho ingerito terra potrei morire?” il medico dovrebbe capire che magari, anche chi l’ha scritta, si rende conto dell’assurdo e un minuto più tardi si vergogna di aver digitato quella frase, con il proprio nome e cognome, in un sito visitato da tutta Italia. Dopo aver letto ogni domanda e risposta online senza essere morti a causa di una perforazione intestinale ci si sente poco inclini alla rassicurazione, viene voglia di non mostrarsi più deboli, di dare meno potere ai medici. Ma come si fa?! Sono quelli che stanno sempre a lavoro, anche sabato e domenica, quelli che salvano vite. Sono loro che hanno il potere di guarirci quando siamo più vulnerabili in assoluto: quando siamo malati. E allora non fa niente se uno fa ironia su MediciItalia.it rispondendo in modo leggero ad una di queste persone nel panico, no, tanto per ogni risposta ironica ce ne sono mille rassicuranti e condiscendenti. Ogni interrogativa sembra essere un insulto, ogni “ma ho letto che...” una parolaccia. Con la bocca storta e l’aria bonaria (quando va bene) controbattono: “Non creda alle cose cose che legge su internet, sono tutte bugie”.

 

Nonostante questo quasi tutti vanno a cercare su internet le risposte ai propri malanni - reali o immaginari. Forse perché da quando il paradigma è cambiato, da artigiani della cura a tecnici che applicano regole scientifiche a classi di pazienti (dall’etica alla tecnica), il distacco fra medico e paziente si è fatto sempre più netto. L’uomo sorridente con il camice bianco che ci schiaccia con la sua parlantina complessa, che ci parla del nostro corpo in modo incomprensibile, che scrive ricette con una grafia egizia, che con uno sguardo ha il potere di terrorizzarci e con l’altro di farci sentire al sicuro, è come se fosse lontano anni luce. Così, una remota parte di noi che non si fida del tutto, che non vuole essere solo spettatrice della propria cura, è lì pronta a digitare un’altra domanda. 

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