un altro fronte di migrazione

Putin lascia l'Ucraina al buio. L'Ue si prepara a nuovo flusso di migrazioni

La stategia del terrore russo colpisce le infrastrutture energetiche. Zelensky: "E' come usare armi di distruzione di massa". Domani il vertice dei ministri degli Affari Interni europei 

Antonia Ferri

Più di 70 missili russi si sono schiantati ieri contro le infrastrutture energetiche ucraine lasciando il paese al buio e al freddo. L'invasione russa dell'Ucraina passa anche dalle bombe su questi bersagli che allarmano il presidente Volodymyr Zelensky, intervenuto ieri a una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Zelensky, con le mani giunte e il volto serio, ha elencato tutte le conseguenze delle offensive da parte del regime di Vladimir Putin: "Il terrore russo ha provocato un blackout, e non solo in Ucraina. La luce è andata via anche nella vicina Moldavia" ha affermato. Kyiv, Leopoli, Kharkiv, Kherson, Odessa, Dnipropetrovsk. Sono le città in cui la corrente è mancata, nelle case mancava il riscaldamento. A Leopoli si è temuta anche l'interruzione dell'acqua. "Colpire le infrastrutture equivale a usare armi di distruzione di massa", ha dichiarato il presidente ucraino. "Quando la temperatura esterna è sotto lo zero e decine di milioni di persone rimangono senza elettricità, riscaldamento e acqua non si può che parlare di crimini contro l'umanità". 

La conseguenza di far morire di freddo le persone è che queste, se possono, fuggono. Per bussare alle porte dell'Unione europea. "Gli stati membri devono prepararsi a un nuovo flusso di migrazioni dall'Ucraina, di milioni di persone", ha detto ieri all'Ansa un funzionario europeo, dopo che da agosto gli arrivi erano diminuiti. Si parlerà di questo domani al Consiglio europeo straordinario dei ministri degli Affari Interni. Ma quello tra i 27 sarà solo un confronto, perché le prime decisioni in merito al piano d'azione sul fronte migratorio verranno prese, con molta probabilità, al prossimo Consiglio dell'8 e 9 dicembre. 

L'Unione europea ha già potuto testare negli scorsi mesi il sistema di accoglienza dei profughi ucraini, entrati a milioni nei diversi paesi. Dei 15 milioni fuggiti dai bombardamenti russi, 7,8 milioni si sono rifugiati in Europa, ma, di questi, hanno fatto richiesta di protezione temporanea 4,7 milioni, mentre gli altri sono tornati in Ucraina o confidavano di poterlo fare presto. La Polonia è il primo paese per numero di ucraini rifugiati, con più di 53 mila domande. A seguire, Germania, Romania, Spagna e Irlanda.

In Italia sono arrivati ad oggi più di 173 mila ucraini ma solo l'11 per cento ha fatto uso del sistema di accoglienza statale, secondo Redattore Sociale: gli altri si sono sistemati in autonomia, appoggiandosi alla comunità della diaspora ucraina, oppure ricevendo solidarietà da privati e organizzazioni. Nonostante questi numeri, secondo quanto riferito in Senato dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, "il sistema è provato dagli arrivi dall'Ucraina".  

Per chi fugge dall'Ucraina, l'Unione europea garantisce il diritto al soggiorno, al lavoro, all'alloggio, all'istruzione e all'assistenza sociale e medica. Un modello di inclusione che nei paesi dove si prevedeno nuovi arrivi di profughi potrebbe non essere più facilmente sostenibile.