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Roma Capoccia

L'Expo come un sei al Superenalotto: per Roma la vittoria sarebbe una svolta

Se la capitale la spuntasse su Riad potrebbe beneficiare di importanti finanziamenti. Ma sul risultato della votazione del 28 novembre pesa la difficile situazione in medio oriente 

 “Alla fine è come vincere al superenalotto, se vinciamo abbiamo svoltato”. C’è chi scherza anche così in Campidoglio sulla questione Expo. Espressione che rivela due fatti: le poche probabilità di vincere della capitale e l’importanza della partita per la città. C’è un pacchetto di “opere connesse”, un libro dei sogni che si trasformerebbe i finanziamenti statali per la capitale solo in caso di vittoria tra un mese nella partita con Riad per ospitare l’esposizione universale del 2030. Le principali riguardano il trasporto pubblico. Specialmente le metropolitane. In caso di vittoria a Roma pioverebbero, in pochissimi anni, una pioggia di miliardi per rafforzare la rete. Tre miliardi per la precisione, concentrati in un breve arco di tempo. Uno e mezzo per costruire da zero la metro D, la quarta linea della capitale che collegherebbe Talenti (fermata Oglietti) all’Eur (Agricoltura) passando per il quartiere Italia, il centro e Trastevere. A questo si aggiungerebbero i 900 milioni, per il prolungamento della linea A da Battistini a Monte Mario, con una fermata a Torrevecchia e una a Primavalle, e i 600 per il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Una rivoluzione.


I 181 delegati del Bureau international des expositions s’incontreranno il 28 novembre a Parigi per votare tra Roma, Riad e la coreana Busan. La speranza del comitato promotore, presieduto dall’ambasciatore Giampiero Massolo, e di evitare che i sauditi possano vincere al primo turno (dove servono più dei due terzi, quindi oltre 120 voti) e ribaltarla al ballottaggio. Sul voto incombe in parte anche la guerra in Medio Oriente. Come potrebbe influire sul voto? L’Arabia Saudita era nel pieno del dialogo diplomatico per l’ingresso negli accordi d’Abramo, il patto firmato da Emirati arabi e Bahrain nel 2020 (e successivamente anche da Marocco e Sudan) che ha normalizzato i rapporti tra questi paesi e Tel Aviv. Ci si avvicinava alla firma, ma la durissima reazione militare di Israele all’attacco di Hamas rende per i sauditi molto più complicata la sottoscrizione degli accordi.  Effetto paradossale e tragico: Roma potrebbe avere un vantaggio competitivo sull’Expo. Allontanandosi dagli accordi, Roma potrebbe compattare i voti  occidentali. All’opposto  anche Expo può essere una carta da mettere sul tavolo per convicere i sauditi a mantenere la calma. Ma le relazioni tra sauditi e stato ebraico rischiano di influenzare anche il voto di tutti quei paesi più vicini alla causa palestinese.

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