Roma Capoccia
Gli effetti della guerra in Israele sull'Expo del 2030
A Parigi il forum tematico, ultimo appuntamento prima del voto tra Roma, Riad e Busan. Con sullo sfondo le difficoltà dell'Arabia Saudita dopo la crisi in medio oriente. Il sindaco Roberto Gualtieri: “Chi rispetta di più i diritti umani?”
È il battito di farfalla, l’effetto inaspettato che, nella tragedia, può aiutare Roma. Mentre si volava in direzione Parigi, dove ieri al Palais Brongniart si è svolto il forum tematico “Persone e territori”, l’ultimo evento del Bureau internarnational des espositions (Bie) prima del voto delle candidature (Roma, Riad e Busan) di fine novembre, si discuteva di questo. Che effetto può avere la guerra in Israele sulla scelta della città che nel 2030 ospiterà l’esposizione unversale? Roma può davvero superare e battere Riad? Se lo saranno chiesto senz’altro il presidente del comitato promotore di Roma Expo 2030, l’ambasciatore Giampiero Massolo, il sindaco Roberto Gualtieri e il governatore della regione Lazio Francesco Rocca.
L’Arabia Saudita era nel pieno del dialogo diplomatico per l’ingresso negli accordi d’Abramo, il patto firmato da Emirati arabi e Bahrain nel 2020 (e successivamente anche da Marocco e Sudan) che ha normalizzato i rapporti tra questi paesi e Tel Aviv. Ci si avvicinava alla firma, ma la forte reazione di Israele all’attacco di Hamas rende per i sauditi molto più complicata la sottoscrizione degli accordi. Effetto paradossale e tragico: Roma potrebbe avere un vantaggio competitivo sull’Expo, riconcentrando almeno i voti occidentali sulla sua candidatura. Scherzo perverso di uno scontro di civiltà che, volenti o nolenti, si è amaramente riproposto dopo i gravissimi fatti degli ultimi giorni.
Non a caso per la prima volta ieri con parole sfumate, ma inequivocabili il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha sottolineato la “particolarità” dell’Italia nel rispetto dei diritti umani rispetto all’avversaria saudita. “Expo 2030 – ha detto – dovrebbe anche essere una celebrazione dei valori del Bie. Mentre valutate quale sia la città migliore per ospitare l’esposizione, vi chiedo di considerare attentamente quale candidato incarni e preservi meglio quei valori che ci sono cari”. Gualtieri ha poi aggiunto un dettaglio da piazzista sfruttando il prestigio di Roma. “Non c’è davvero paragone tra il palcoscenico che offriamo e la concorrenza. E’ come avere uno spot in prima serata al Super Bowl rispetto a uno alle tre del mattino sulla tv via cavo”. Per alternare alla presentazione del masterplan dei momenti artistici, il sindaco e il comitato hanno arruolato l’étoile Roberto Bolle che, accompagnato dalla prima ballerina de la Scala di Milano, Nicoletta Manni, ha eseguito tre performance intitolate “Sphere”, “Waves” e “Caravaggio”.
Anche nelle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha inviato un videomessaggio, era contenuto un elogio dei valori occidentali che Roma incarna. “Expo, con la presenza di tanti paesi, con numerosi visitatori, ha anzitutto un messaggio: conoscersi, far crescere l’ambizione e la consapevolezza del dovere di progredire insieme, di esplorare i valori comuni alle persone e ai popoli”. Più che allusioni, constatazioni che sarebbero probabilmente state fatte lo stesso, ma che assumevano una sfumatura diversi.
Gli effetti della guerra, comunque, sono incerti, anche su queste cose. E così ieri c’era anche chi paventava uno scenario diverso e opposto. Il rischio che per evitare che l’Arabia Saudita si allontani dal processo di avvicinamento a Israele anche Expo, persino Expo, possa essere una carta da mettere sul tavolo, per convincere Riad ad andare avanti, nonostante la guerra, con la normalizzazione dei rapporti diplomatici con lo stato ebraico. Intanto, qualche voto è già stato recuperato. Lo ha spiegato Massolo entrando a Palais Brogniart: “Contiamo sugli appoggi non scontati che nel frattempo ci sono arrivati da parte di paesi diversissimi”.
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