Roma Capoccia

“Così abbiamo stupito gli ispettori di Expo”. Luci e droni sopra il Colosseo

Gianluca De Rosa

Parlano gli ideatori dello spettacolo di musica, luci e droni che ha chiuso la settimana dei diplomatici del Bie in città

Per descrivere lo spettacolo la Reuters ha scomodato l’aggettivo “mesmerising”, letteralmente “ipnotico” oppure “magnetico”o ancora “affascinante”. Sulla visita della scorsa settimana degli ispettori del Bie, il Bureau international des expositions di Parigi che a novembre dovrà decidere se sarà Roma a ospitare l’Expo del 2030 circolano voci contrastanti. Solo su un punto sono tutti d’accordo: lo spettacolo di musica, luci e droni al Colosseo che ha concluso la visita  ha lasciato tutti a bocca aperta. Ispettori compresi. “Uno dei quattro – raccontano – ci ha detto di non aver mai visto uno show così straordinario”. Questi gli ingredienti: cinquecento droni illuminati per formare disegni e forme geometriche, luci per il videomapping, un pianoforte ed un pianista, una cantante, quattro ballerini e un coro di bambini. “E’ stata una delle cose più belle alle quali ho lavorato, con una grande squadra siamo riusciti a trasformare un paesaggio meraviglioso come quello del foro in un racconto emozionante”, si compiace Alfredo Accatino, regista dell’evento e direttore creativo di Filmmaster, colosso che insieme alla Balich Worldwide show di Marco Balich rappresenta un’eccellenza italiana nel mondo per la realizzazione delle cerimonie dei grandi eventi, dalle olimpiadi ai mondiali di calcio.


E d’altronde allo spettacolo, coordinato dalla comunicazione del comitato Expo e con la direzione artistica di Marco Boarino, hanno lavorato oltre 200 persone, 40 solo per le coreografie e la programmazione dei droni.  “Il titolo iniziale – racconta ancora Accatino – doveva essere ‘Crescendo’, perché è stata una carrellata verso l’alto di 42 minuti: prima con la sola Malika Ayane che sul Colosseo cantava ‘Azzurro’, poi con Eleonora Abbagnato (direttrice del corpo di ballo dell’Opera) e sua figlia, poi i ballerini diventano quattro, poi ancora il collegamento con il coro di 100 ragazzi diretti dal maestro Stefano Barzan dalla Vela di Calatrava, poi l’orchestra e infine tutti di nuovo insieme sul palco, con i droni e il videomapping”. Alla fine  lo show ha preso il nome di “Humansland”, lo stesso titolo scelto per la campagna di promozione della candidatura di Roma e che riassume la filosofia del tema scelto “Persone e territori”. Un accostamento significativo come tanti di quelli che, uniti alla climax ascendente raccontata da Accatino, hanno intessuto la trama narrativa dello spettacolo di venerdì scorso.  Non solo la modernità dei droni e l’antica magnificenza del Colosseo, ma anche l’opera lirica, con il coro che ha intonato  Verdi e Mascagni, e Dardust, produttore musicale di Mahmood, Madame e tanti altri che ha suonato il pianoforte, e, ovviamente, il collegamento luminoso, ideale e fisico, tra centro e periferia, tra il colosseo e Tor vergata.


“Lo show – dice Accatino – ha unito tecnologia e l’eleganza. Non è stato un evento muscolare: i droni e il videomapping, integrati come mai prima di ora,  sono stati messi al servizio di un discorso narrativo che ha messo in scena l’Italia, ha emozionato e ha dato la sensazione che sappiamo fare le cose”. Non è stato semplice. Lo sa bene Luca Toscano, ceo dei Artech, azienda che si occupa di effetti speciali e country manager di Dronisos, società francese leader nel settore dei droni automatizzati, che ha coordinato la squadra di quaranta persone che ha lavorato al drone show. “Noi alla fine ci abbracciamo, ma durante la preparazione ci si scanniamo. Chi cura la parte artistica non si vuole sentir limitare dai vincoli tecnici. Ed  giusto così – ammette – perché grazie a loro abbiamo fatto uno spettacolo che ha alzato l’astilcella a livello globale riuscendo a creare davvero un racconto poetico con l’utilizzo dei droni e con un uso della tecnologia puntuale e non esagerato”. Anche tecnicamente le cose non sono state semplicissime. Racconta ancora Toscano: “C’erano difficoltà oggettive per la geometria del volo in un’area urbana, con interferenze di segnale di ogni genere, a questo si aggiungevano i limiti di volo prescrtti dalla soprintendenza per il rispetto del patrimonio archeologico”. D’altronde i droni hanno volato senza essere pilotati, guidati da traiettorie disegnate dentro a un algoritmo, controllate più volte dai coreografi e dai responsabili della sicurezza. “Ed è andata alla grande”, conclude Toscano.