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La (falsa) partenza del candidato del centrodestra nel Lazio

Marianna Rizzini

La campagna elettorale di Francesco Rocca è stata immersa da subito in mezzo alle polemiche esterne e interne alla coalizione. I nodi rifiuti e sicurezza

Si è presentato agli elettori annunciando un programma “non faranonico”, Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa e candidato del centrodestra alla presidenza della Regione (da ieri appoggiato anche da Alternativa popolare), al grido di “priorità alla Sanità” (“i cittadini del Lazio non possono andare fuori dal Lazio per curarsi”, ha detto Rocca appena sceso in campo). Dopo molti tentennamenti e smentite è giunta, a inizio mese, la presa di posizione di Fratelli d’Italia e alleati sul “profilo civico”, peraltro dopo che il nome di Rocca sembrava essersi inabissato in favore di personalità più politiche, nonostante e forse anche per via delle lodi trasversali sul suo lavoro alla Croce Rossa – motivo per cui oggi pare quantomeno singolare la tempistica degli attacchi mediatici provenienti dal centrosinistra sul candidato stesso, a proposito di una condanna per spaccio in gioventù (“non si può morire inchiodati a un errore”, ha detto Rocca a Repubblica).

 

Le cose emerse in questi giorni sui trascorsi di Rocca tutto sono tranne che adatti al profilo che dovrebbe avere il presidente di una Regione come il Lazio. Parliamo di spaccio di droga, non di un eccesso di velocità”, aveva detto due giorni fa Esterino Montino, sindaco Pd di Fiumicino, intervenuto anche sul paragone fatto da Rocca con Eugenio Scalfari, da giovane iscritto al Pnf: “Paragonarsi a Scalfari, che ebbe la tessera del Partito Nazionale Fascista dal 1942 al 1943, manifesta la totale pochezza che abbiamo davanti…Forse i vertici di Fratelli d’Italia, che fino a qualche giorno fa celebravano la fondazione dell’Msi, dovrebbero chiedere al loro candidato se pensa che spacciare droga sia paragonabile ad avere avuto la tessera del Pnf. Perché è un paragone davvero interessante”. Risposta di Rocca: “Nessuno si è sognato di non riconoscere a Scalfari il cammino che aveva fatto e le differenze che in quel cammino si erano create”.

A margine delle polemiche esterne, l’ex presidente della Croce Rossa ha dovuto tacitare quelle interne alla coalizione, per alcune sue precedenti affermazioni in tema di rifiuti: “Quando ho detto con chiarezza ‘basta discariche nella regione Lazio’, ovviamente e implicitamente ho detto sì al termovalorizzatore”. Meno tensioni sull’altro punto in cima all’agenda: l’Irpef. Ma è sull’emergenza abitativa che è emersa la volontà di Rocca di mediare tra alleati: “Il tema dei migranti mi sta a cuore. Ma non va confusa l’assistenza con il tema della pubblica sicurezza”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.