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Audiovisivo capitale: grazie al Pnrr Roma tornerà a essere l'Hollywood sul Tevere?

Gianluca De Rosa

Il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, insieme al ministro della Cultura Dario Franceschini, inaugura gli stati generali del cinema e della tv a Roma. La ripresa può rilanciare gli investimenti nel settore 

Tra i tanti argomenti della campagna elettorale della Capitale non poteva di certo mancare il Pnrr. Le risorse specifiche del grande piano europeo destinate a Roma valgono 800 milioni. Cinquecento serviranno per l’organizzazione del Giubileo del 2025. Mentre ben 300 milioni sono destinati al cinema: al centro sperimentale di cinematografia e, soprattutto, all’adeguamento tecnologico degli studi di Cinecittà e all’ampliamento degli spazi dedicati in un’area di Cassa depositi e prestiti. Roma Capitale della cristianità, dunque. Ma anche del cinema. Più precisamente dell’audiovisivo. Insieme al farmaceutico tra i settori industriali più fiorenti del Lazio. Con quasi 4mila imprese e 27mila addetti – quasi tutto concentrato a Roma – il Lazio produce oltre il 50 per cento del valore aggiunto nazionale generato dal settore. Non è un caso che Regione Lazio, Unindustria e gli atenei romani abbiano scelto la filiera tra quelle da inserire all’interno del Roma Technopole, il progetto di un politecnico interdisciplinare per la Capitale dove studio, ricerca e lavoro siano strettamente connessi tra loro.


 “Il Lazio è leader del mercato audiovisivo. In questi anni come Regione abbiamo investito oltre 150 milioni di euro di contributi alle sale, alle coproduzioni internazionali con un bando ad hoc di fondi europei, con Lazio Cinema International e il fondo nazionale del cinema”, ripeteva anche ieri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti durante la conferenza stampa della Mia, il mercato internazionale dell’audiovisivo, iniziato ieri a palazzo Barberini e che durerà fino a sabato 17. Un’eccellenza dunque. Che però per rimanere tale ha bisogno di scelte strategiche lungimiranti e investimenti. Non solo pubblici.

 

E proprio a questo serve Mia, uno spazio di incontro fisico tra le varie realtà del settore. Per tre giorni dentro palazzo Barberini s’incontreranno produttori, distributori, sales agent, commissioning editor (i compratori) delle televisioni, rappresentanti delle film commission: i produttori cercheranno di vendere, gli altri di trovare il prodotto giusto da acquistare. “Il Mia – diceva ieri Zingaretti – è un altro segnale che stiamo vincendo la battaglia contro il Covid grazie ai vaccini. Nel mondo che sta tornando a vivere l’industria cinematografica italiana troverà una sua funzione. Sono molto ottimista, bisogna investirci e bisogna crederci. La rinascita del Mia è la rinascita dell’Italia”. Con lui c’era anche il ministro della Cultura Dario Franceschini che ha rivendicato la ripartenza anche per il mondo del cinema con il ritorno dell’apertura delle sale fino alla massima capienza. “Abbiamo dimostrato che si può fare in sicurezza, sono molto soddisfatto”, ha dichiarato.


L’aggettivo fondamentale dell’evento comunque è “internazionale”. Ad ascoltare attori, registi e sceneggiatori che insieme ai produttori s’impegnano nei cosiddetti pitch, performance di circa dieci minuti in cui viene presentato un progetto su un palco, non ci sono solo il commissioning editor della Rai e di altri grandi gruppi italiani, ma anche della francese Arte tv, di Amazon,  di Netflix e gli altri colossi della filiera. Proprio Netflix aprirà entro la fine del 2021 la sua sede a Roma. Sorgerà nel villino Rattazzi di via Boncompagni, stretto tra via Veneto e l’ambasciata degli Usa. Ci lavoreranno circa cinquanta persone. Intanto l’azienda leader dello streaming online ha già investito dal 2017 oltre 300 milioni di euro in produzioni italiane. Una buona notizia. Franceschini ieri era convinto: “Il mercato audiovisivo sta crescendo e l’Italia avrà un ruolo di guida. Investire nel cinema non è solo un investimento culturale ma un’opportunità economica che trainerà l’economia italiana”.

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