Roma vorrebbe ospitare l'Expo 2030. I candidati sindaco in passerella

Gianluca De Rosa

Raggi, Gualtieri, Michetti e Calenda sottoscrivono una lettera piuttosto generica per Draghi. Ma in Campidoglio c'è già un dossier pronto, per l'area della stazione Tiburtina. Il sogno è che nella Capitale possa accadere quello che è successo a Milano

Il luogo è quello dove tutti e quattro vorrebbero passare i prossimi cinque anni. Il Campidoglio. Dopo il brevissimo incontro nella sala Laudato Sì, Virginia Raggi, Roberto Gualtieri, Enrico Michetti e Carlo Calenda si dispongono in fila su un palchetto per una foto di rito. Poi l’attuale inquilina, la sindaca Raggi, prende la parola: “Abbiamo scritto congiuntamente una lettera al presidente Draghi affinché voglia avanzare la candidatura di Roma per l’Expo del 2030. Facciamo un applauso su”, intima ai presenti. Poi “in ordine alfabetico” gli altri candidati dicono la loro. Parole di circostanza per condividere la scelta. Calenda ciondola e a destra e sinistra “contento della candidatura”, meno della photo opportunity offerta alla sindaca. Michetti è entusiasta: “Sono qui anche se non mi reggo in piedi perché ieri ho fatto la seconda dose di vaccino, ma ci tenevo troppo ad esserci”. Gualtieri è quello più a suo agio, parla come se fosse già primo cittadino “Una grande opportunità, un lavoro che comincia sotto questa amministrazione e proseguirà dopo”, dice sorridendo sotto la mascherina.

  

    

 
Nella lettera inviata al presidente del Consiglio, una paginetta stringata con in calce le firme dei candidati, non c’è molto di più di un appello generico. Si sottolinea come la candidatura offrirebbe alla Capitale “di coniugare due eventi eccezionali come il Giubileo del 2025 e l’Expo 2030”.

    
Eppure in Campidoglio la proposta ha già una forma ben definita. Il dossier è affidato al consigliere della sindaca per i rapporti con i grandi investitori nazionale e internazionali Giuseppe Scognamiglio e sull’evento è stato istituito un ufficio di scopo. Il tema scelto è quello della città orizzontale, in netta discontinuità con le scelte che fino all’ultimo Expo di Dubai (che si svolgerà a ottobre) hanno caratterizzato negli ultimi anni la manifestazione, con nuovi grattacieli destinati a modificare gli skyline delle città ospitanti. L’idea dell’attuale amministrazione capitolina è quella di investire su due idee: rigenerazione urbana e spazi verdi. Anche l’area è già stata scelta. Quella dell’ex Sdo di Pietralata, a est della stazione Tiburtina, dove il Campidoglio sogna un nuovo piccolo quartiere super smart. All’area principale si affiancherebbero altre due zone limitrofe - l’area est della Tiburtina fino all’ex fabbrica della Penicillina e la valle dell’Aniene - per una manifestazione diffusa sul territorio. Tra i grandi progetti ci potrebbe essere proprio la rigenerazione della fabbrica e, nella logica della mobilità dolce, i lavori per rendere l’Aniene navigabile.

  

Da palazzo Chigi, dicono dal Campidoglio, i primi riscontri sono stati incoraggianti. Gli impegni economici saranno progressivi. Per la prima fase serviranno 2 milioni di euro. Il sogno è che nella Capitale possa accadere quello che è successo a Milano: un evento capace di moltiplicare a dismisura gli investimenti fatti.

   

Le altre papabili candidate che come Roma non hanno ancora presentato la loro candidatura sono Ryad e Busan, grande città portuale della Corea del Sud. La proposta della Capitale dovrà essere inviata a Parigi, dove ha sede il Bie, il Bureau international des Expositions, entro il 31 ottobre. Le regole prevedono che tutte le candidature debbano pervenire entro sei mesi dalla prima proposta ufficiale che, nel caso specifico, è stata inviata da Mosca ai primi di maggio.

 

Da allora ci saranno due anni di campagna elettorale per convincere tutti i 170 paesi che fanno parte del Bie delle maggiori opportunità che Roma può offrire rispetto alle altre città candidate.