Ignazio Marino (foto LaPresse)

A Roma “è stata la rivincita di Marino”, dice l'ex capo di gabinetto Tricarico

Marianna Rizzini

Le primarie del centrosinistra hanno inviato segnali neanche tanto di fumo che rimandano alla vicenda dell'ex sindaco

Roma. “Grondano ancora di sangue le ferite aperte con la cacciata di Marino”. E’ Roberto Tricarico che parla, ex capo di Gabinetto del sindaco marziano defenestrato. E’ successo improvvisamente che due municipi romani (il terzo e l’ottavo), nel loro piccolo, si siano messi a lanciare messaggi al Pd nazionale in altre faccende affaccendato. In particolare, dai municipi III e VIII, dove due presidenti a Cinque stelle si sono dimessi e dove si rivota il 10 giugno, le primarie del centrosinistra hanno inviato segnali neanche tanto di fumo che rimandano alla vicenda di Marino, creatura ibrida Pd-società civile dimessosi forzosamente dopo mesi di querelle nel partito e fuori (e con passaggio dal notaio).

 

Nel terzo municipio, infatti, ha vinto Giovanni Caudo, candidato anti-establishment nonché ex assessore all’Urbanistica nella giunta Marino, appunto. E subito sui social è stato tripudio di mariniani seduti pazientemente sulla riva del fiume. “Giovanni Caudo, stasera abbiamo cantato al concerto di Mannarino: ‘Tu che rimani, strilla più forte’. Complimenti per il tuo successo”, aveva scritto su Facebook Tricarico, che alla vigilia delle mini-primarie romane aveva postato una profetica e motivazionale foto con arcobaleno. Vendetta per vie traverse del “marziano”? Velato consiglio al Pd renziano e non (della serie: prevenire la sete anti-establishment con candidati in linea con lo spirito del tempo)? Dice Tricarico: “Questo dato parla del bisogno di pacificazione nel centrosinistra romano e non. Senza pacificazione non si può sperare di tornare a vincere”. “Per paradosso – dice Tricarico – il Pd renziano, in Campidoglio, non può rivendicare contro il M5s nulla delle battaglie di Marino, proprio perché si è affondati nella damnatio memoriae, con rimozione dell’accaduto. Quando per esempio a Piazza Navona sono tornati i soliti noti bancarellari della Befana, e quando si è arrivati allo stravolgimento del progetto ‘stadio della Roma’, il Pd non ha potuto fare leva sul passato”.

 

La vittoria di Caudo, dice Tricarico, “può essere l’occasione per avviare una riflessione sul passato anche per quanto riguarda Mafia Capitale: il Pd ha sbagliato, in un momento di rigurgito giustizialista, a cavalcare l’onda del repulisti all’interno. Sono stati chiusi circoli che non andavano chiusi. Il Pd non era l’unico partito toccato da quelle vicende. Il Pd romano ha dimostrato di non essere comunità, ma un partito ha bisogno di comunità come di identità. E le vicende di ieri e di oggi non riguardano soltanto Matteo Renzi, cui pure imputo vari errori. Sono peggio quelli per cui era merito di tutto il partito se Renzi vinceva, ma è tutta colpa sua se si perde”. Soprattutto, “il partito non ha capito di aver fatto la scelta giusta con Marino, una sorta di esponente ‘grillino’ del Pd, ma pragmatico. Gli atteggiamenti per cui il Pd contrastava Marino, considerati appunto ‘para-grillini’, paradossalmente erano la sua forza, vista la sete di grillismo. Senza contare che con Marino forse Roma sarebbe stata scelta come sede olimpica, e non avremmo dovuto leggere interviste in cui Matteo Salvini, uno che fino a ieri diceva ‘Roma ladrona’, propone per Roma lo statuto speciale”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.