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La lezione di Socrate sui nomi legati alla realtà contro il genderismo dilagante

Camillo Langone

“La donna, gyné, a me sembra voglia intendere la goné, la generazione”, si legge nel "Cratilo" di Platone. In molte università occidentali, per affermazioni del genere Socrate rischierebbe un’altra volta la cicuta

“La donna, gyné, a me sembra voglia intendere la goné, la generazione”. Il significato della parola “donna” eccolo qui, dalla voce di Socrate. Vista la confusione avanzante bisogna ripartire dai fondamentali, dalla filosofia, dalla filosofia greca. Bisogna leggere il “Cratilo” di Platone. Non per Platone ma per Socrate. Io questo dialogo sui nomi, sulle parole, sul linguaggio, l’ho letto nella nuova traduzione di Mariapaola Bergomi, pubblicata da Carocci. Un testo anche difficile (specie nella lunga sezione etimologica) ma prezioso nel tempo del genderismo dilagante: per l’idea socratica dei nomi legati alla realtà, e della stabilità della realtà. La donna è la capacità di generare ossia la persona dotata di utero (non di vagina: di utero). In molte università occidentali, per affermazioni del genere Socrate rischierebbe un’altra volta la cicuta. Vuol dire che la sua filosofia è importante oggi come allora. Forse perfino più di allora: nell’Antica Grecia non c’erano libri di Michela Murgia in classifica.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).