Newton dipinto da William Blake (Wikimedia Commons) 

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Lo dice la scienza? No, lo dicono degli scienziati

Camillo Langone

Nel libro “Dio nell’incerto. L’altra scommessa di Sapiens”, Roberto Volpi, statistico e scettico, mostra i pregiudizi di troppi esperti

Roberto Volpi, il mio statistico preferito, è uno scettico e oggi un vero scettico dubita di una scienza che si intende religione. In “Dio nell’incerto. L’altra scommessa di Sapiens” (Leg Edizioni), Volpi mostra i pregiudizi di troppi scienziati. Ad esempio riguardo l’origine del mondo: “Se pure un’ipotesi non così probabile e quasi fantascientifica come quella quantistica è ammessa nella comunità scientifica non appare del tutto giustificato che quella stessa comunità possa non ammettere l’ipotesi Dio come altrettanto plausibile. Si obietta che Dio non può essere indagato scientificamente ma neppure l’ipotesi quantistica, o qualsivoglia ipotesi su quel che c’era prima del Big Bang, potrà mai essere indagata scientificamente”. O riguardo l’origine dell’uomo, scrivendo di un “neodarwinismo che pretende di arrivare dagli archeobatteri fino al Sapiens attraverso errori casuali e salti di specie che in verità non è capace di spiegare”. Dunque il problema degli scienziati è che non sono abbastanza scientifici. Dunque è impreciso affermare che “lo dice la scienza”: lo dicono degli scienziati, ed è diverso. Nel tempo delle follie pseudoscientifiche (innanzitutto la follia climatista) lo scetticismo è indispensabile alla ragione: si consideri indispensabile chi, come Roberto Volpi, ce lo ricorda.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).