"Sant'Agostino nello studio" - Botticelli Ognissanti

Sant'Agostino e la diffamazione dei defunti

Camillo Langone

Da stimato cuoco a drogato e puttaniere. Nel caso di Andrea Zamperoni si dovrebbe ricordare che nemmeno i Santi sono innocenti

Sant’Agostino, oggi è la tua festa e in questi giorni sto leggendo della per niente festosa sorte di Andrea Zamperoni, giovane cuoco italiano morto a New York. Assassinato? Non lo so. Di sicuro è stata assassinata la sua reputazione: prima era conosciuto nel suo ambiente come bravo cuoco, adesso è conosciuto universalmente come drogato e puttaniere.

 

E’ stato trovato morto in uno “squallido hotel”, scrivono, e il morboso aggettivo suona come una colpa, un’aggravante, qualcosa di simile all’essersela cercata: dunque bisogna organizzarsi a morire come minimo in un quattro stelle, se ti capita di rimanerci in una pensioncina ecco che gli sciacalli sghignazzeranno sul tuo cadavere… Sant’Agostino, tu scrivesti: “Dove mai, e quando, Signore, io tuo servo sono stato innocente?”. Sapevi perfettamente che nemmeno i Santi sono innocenti: come avrebbe potuto esserlo un giovane cuoco italiano impegnato in un duro lavoro nell’estranea New York? Colpevoli lo siamo tutti, drogati e puttanieri lo siamo, lo siamo stati o lo saremo tutti, o nelle opere o (Matteo 5,28) nei non meno pessimi pensieri: prego ne vengano informati i commentatori, tutti coloro che si credono migliori di un morto.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).