La sede di CasaPound in via Napoleone III a Roma (foto LaPresse)

Ragioni per non togliere la scritta CasaPound

Camillo Langone

La scritta del gruppo di estrema destra è poesia. L'unica cosa bella di via Napoleone III. La Raggi pensi agli sgomberi, non a cancellare bassorilievi

Si sgomberi CasaPound, non si scalpelli CasaPound. Sgomberare CasaPound (beninteso se in contemporanea con lo sgombero degli altri 87 stabili romani occupati abusivamente) è un ossequio alla proprietà, scalpellare CasaPound è un'offesa alla poesia. Via Napoleone III è una delle vie più anonime del centro di Roma, la scritta CasaPound è una piccola luce nel grigiore umbertino che Virginia la Scalpellatrice vorrebbe spegnere per sue impoetiche ragioni. Se non fosse per il bassorilievo, il civico 8 sarebbe del tutto insignificante. Se non fosse per il bassorilievo, la via sarebbe solo un'avvilente sfilata di bigiotterie e straccerie cinesi. Pound, nel senso di Ezra, scrisse: “Ogni uomo ha diritto di chiedere che le proprie idee vengano esaminate una alla volta”. Ogni uomo e ogni associazione. Esaminando una per una le idee dell’associazione CasaPound si troveranno molte idee sbagliate e una molto bella: il nome. Mai capito se i militanti di CasaPound abbiano letto i “Cantos”. Ho qualche dubbio, ma non è un punto essenziale. L’essenziale è il nome di un grande poeta su un muro di Roma.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).