Un amose-bouche (via Wikimedia commons)

Come salvarsi l'anima, nonostante i pre antipasti

Camillo Langone

Siamo in quaresima, ma farsi il segno della croce davanti a portate di dimensioni ridicole è difficile. Il gesto potrebbe risultarne sminuito. Che amuse-bouche e simili se ne vadano all'inferno

Si chiamano amuse-bouche, saluti dalla cucina, benvenuti, pre-antipasti, sono scodellini e piattini con dentro o sopra un cucchiaino di roba, due schizzetti di cibo, e io li odio. Non tanto per la falsità di un omaggio che non è tale, o per la leziosaggine di un virtuosismo non richiesto, quanto perché mi boicottano il segno della croce. Il mio segno della croce ideale è patriarcale e domenicale, davanti alle fondine fumanti contenenti pasta ripiena in brodo (il bollito è vita, diceva Claude Lévi-Strauss, dunque è religione).

 

Già l’antipasto mi dà noia, il pre-antipasto addirittura mi svia. Spesso al ristorante non mi sono fatto il segno della croce davanti a una portata di dimensioni ridicole temendo che il gesto potesse risultarne sminuito. E magari non me lo sono fatto neanche dopo, alla prima portata vera, perché comunque avevo già cominciato a mangiare. Siamo in quaresima, il periodo giusto per dare finalmente soluzione a un tale problema, dunque ho chiesto lumi alle amiche più devote, tutte meno cervellotiche di me. Tutte si segnano subito, senza badare alla quantità di ciò che viene servito. La risposta più sintetica: “Lo faccio prima di affondare la forchetta nella prima portata che mi viene servita, qualunque essa sia”. Prego che amuse-bouche, saluti dalla cucina, benvenuti, pre-antipasti, scodellini, piattini, cucchiaini e schizzini vadano all’inferno e intanto che ci vanno (le mode gastronomiche più sono sceme più sono lente a scemare) non mi farò più condizionare, voglio salvarmi l’anima, io.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).