(foto Ansa)

Aventino alla Rai

Il Pd minaccia: “Non andiamo più al Tg1”. Mossa geniale, quasi come quella sul codice etico

Salvatore Merlo

È un momento di grandi iniziative messe in campo dai dem. Non solo l'autoesclusione dal primo telegiornale della tv pubblica. La segretaria vara pure un codice di regolamentazione interno al partito per sostituirsi alle procure. Com'è possibile che nessuno c'avesse pensato prima?

Ieri mattina i più stretti collaboratori della segretaria del Pd hanno comunicato al Tg1 che se non la smetterà di fare troppi servizi enfatici sugli scandali di Bari e Torino, e sulla compravendita dei voti, si può scordare le dichiarazioni dei parlamentari del Pd nel corso del telegiornale. Tié. Niente più pastone. Basta. Niente più telecamera sparata sul faccione del deputato anonimo. Fine. Niente più microfono aperto sul dibattito del nulla. Abbiamo chiuso. Ecco. La minaccia, come ben si comprende, è di quelle serie. Niente più Pd in Rai. Sicché da ieri i parlamentari di Schlein si fermano sbalorditi. Sul volto degli uscieri del Nazareno, abitualmente impassibili, si disegna un arrossito stupore. E tutti si fanno intorno ad ella, cioè ad Elly, insomma a Schlein, domandandole con ammirazione e con invidia come abbia potuto venirle in mente, nonostante quella sua aria un po’ spaesata, un’idea tanto singolare, e come abbia potuto concepire un’invenzione così rara: scomparire dal telegiornale più visto d’Italia a pochi mesi dalle elezioni europee.

 

Già uno si immagina la preoccupazione degli avversari politici del Pd di fronte alla minaccia di Aventino televisivo. Oltre a diventare tutti blu dalla paura, il loro volto comincia a incresparsi. Pare di vederli Meloni, Salvini, Tajani, ma pure Calenda, Renzi e Conte. Eccoli, sembrano tutti una carta in rilievo della Grecia settentrionale.  La mossa è d’altra parte degna di Napoleone ad Austerlitz. Ma come l’è venuto in mente, a Schlein? Chissà. Se l’è chiesto a lungo anche lei, cioè ella, ovvero Elly, ma non lo sa. Però di sicuro questo è un momento di grandi iniziative messe in campo dal Pd. Operazioni di straordinaria potenza. E di indiscutibile efficacia. Come tutti i fenomeni eventuali, infatti,  i colpi di genio, proprio come i colpi di tosse, ne generano altri per mimesi, simpatia o contagio. Un altro esempio? L’introduzione di un nuovo codice etico che recita all’incirca così: “Se venite a sapere che qualcuno di noi fa traffico di voti come a Bari, andate subito a denunciarlo ai dirigenti del partito”. Non in procura, a quanto pare. Ma questi sono dettagli.

Piuttosto c’è da chiedersi come sia possibile che nessuno prima di ella, insomma di Elly, c’avesse pensato. Una volta che c’hai il codice etico sei apposto. Tutto risolto. Sicché anche in questo caso, manco a dirlo, la parola “genio” anzi “genia” corre per i corridoi del Nazareno con la disinvolta impudicizia di una danzatrice che si dimena in un baraccone da fiera.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.